In ricordo e omaggio di Angelo Brescianini, scomparso prematuramente e improvvisamente proprio durante lo svolgersi della mostra L’Angelo e la pistola, la galleria AICA Andrea Ingenito Contemporary Art ha deciso di prorogare la chiusura della personale del geniale artista bresciano a sabato 18 giugno. Per ancora un mese il pubblico ha la possibilità di ammirare una ventina di sculture in acciaio, alluminio e rame “scolpite” in quel modo unico che ha sempre contraddistinto il suo lavoro: con proiettili di armi da fuoco. Elementi tridimensionali di valenza plastico-pittorica che si configurano come veri e propri quadri-oggetto nei quali la tela viene movimentata e sagomata acquisendo così evidenza plastica e significato scultoreo, spesso in monocromo. Una modalità espressiva, quella di Brescianini, che andava alla ricerca dei complessi rapporti tra spazio-luce e forma. Innesco della pallottola, angolo, distanza di tiro: era questo il rituale accuratamente organizzato che l’artista reiterava per realizzare le sue opere. Al posto dei pennelli, le pistole, al posto delle pennellate, colpi di fucile: una tecnica che faceva delle armi – mezzi nati per l’offesa e la difesa – strumenti atti a dare vita a oggetti d’arte e che è stata considerata da molti critici una vera rivoluzione nel panorama artistico del ventunesimo secolo rendendo Brescianini innovatore del suo tempo e il suo stile unico al mondo. L’artista realizzava le opere di getto: l’obiettivo era di creare lavori che nascessero con una rapidità pari a quella con cui l’idea giungeva alla sua mente creativa. “Il concepimento dell’opera d’arte creata dall’istantaneità del gesto, è la sola espressione vera di ciò che vogliamo esprimere in natura”: con queste parole lui stesso spiegava il suo lavoro. Frutto di lunghi anni di prove, errori e sperimentazioni, le sue opere dialogano a distanza con le lacerazioni inferte da Lucio Fontana alle sue tele e rappresentano un’evoluzione delle esperienze balistiche di Niki de Saint Phalle che cercava l’istantaneità del gesto, esplodendo i suoi tiri aleatori su sacchetti di colori e supporti preparati in precedenza. Nessuno dei colleghi illustri di Brescianini è stato però capace di racchiudere e far contemporaneamente veicolare la luce in un attimo, con la velocità di una pallottola, e a dare la vera immediatezza di uno stato d’animo catturato da una “bugnatura” sulla superficie metallica che raccoglie la luce creando percorsi inaspettati e sinuosi. Nella fredda lastra l’artista veicola la luce che, intrappolata su una superficie più lucida e levigata, impreziosisce meglio l’effetto finale nella sua essenzialità.
Cenni biografici
Dopo un’iniziale formazione rivolta all’ambito tecnico, verso la fine degli anni sessanta ha inizio il suo percorso artistico con i primi “spari” su lastre di metallo arrugginite e la prima partecipazione ufficiale ad un contesto espositivo pubblico, la Biennale di Padova (1968). L’artista eredita la passione per i legni pregiati e la loro essenza dal padre, esperto ebanista, ed apre un laboratorio di ebanisteria iniziando a dedicarsi alla scultura in legno e metallo. Il lavoro manuale con il tornio e altri attrezzi, praticato dalla fine degli anni Settanta, gli consente di affinare una grande manualità nel plasmare la materia. In questo periodo Brescianini passa dalla pittura alla scultura, sempre utilizzando un linguaggio astratto che caratterizza sia i lavori degli anni Settanta che quelli degli anni Ottanta, con figure geometriche che contraddistinguono entrambi i decenni. In questo periodo conosce l’architetto Luca Pastorio, figlio del pittore Ezio, con il quale collabora nel disegno e nella costruzione di oggetti d’arte nei quali vengono incastonate lastre di metallo pregiato e bassorilievi di autori come Cassinari, Fiume, Munari e Bonalumi. Nel 1991 la morte della sorella lo segna profondamente portandolo ad abbandonare questo settore per dedicarsi alla ricerca strutturale e cromatica. La conoscenza dell’artista cinetico Horacio Garcia Rossi, con il quale collabora assiduamente per anni lo porta a dedicarsi quasi esclusivamente allo sviluppo e alla realizzazione di sculture cinetiche. Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000, iniziano le sperimentazioni sulla sagomatura della superficie dell’acciaio tramite gli spari. Nel 2012 il Museo del Presente di Rende (CS) gli dedica una vasta retrospettiva. Nel 2015 Brescianini espone a Miami e presso la Unix Gallery di New York; viene, inoltre, invitato ad esporre in occasione della mostra Rigorismo, tra filosofia e Pop Art, nella prestigiosa sede dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, accanto ad artisti del calibro di Agostino Bonalumi, Pino Pinelli e Turi Simeti. Ad ottobre 2015, il MAON. Museo d’Arte dell’Otto e Novecento di Rende (CS) gli dedica un’importante mostra personale dal titolo A ferro e…fuoco. Le opere di Brescianini sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero.