Sono il simbolo di un genere musicale evergreen che puntualmente ritorna sulle scene: il Rock Progressivo Italiano. Insieme alla PFM, al Banco del Mutuo Soccorso, agli Osanna, ai Formula 3, ai New Trolls e a Franco Battiato, quest’ultimo assoluto protagonista e innovatore del genere, (solo per citarne alcuni dei più conosciuti) hanno fatto la storia della musica italiana e internazionale. Ogni vero musicista e appassionato di musica sa che non può fare a meno di ascoltare e suonare “Le Orme”. La formazione veneta (il primo nucleo della band si formò a Marghera), è stata la prima a creare, innovare e introdurre nel panorama musicale italiano un genere specifico, il rock progressive. Il nucleo originale composto da Aldo Tagliapietra, dal chitarrista Nino Smeraldi, dal bassista Claudio Galieti, e il batterista Marino Rebeschini, subirà numerose modifiche. Infatti dopo le prime incisioni (come “Fiori e colori”- Flowers and Color ) Rebeschini lasciò il gruppo. Subentrò un altro grande protagonista: Michi Dei Rossi, a lungo batterista del gruppo. Nel 1968 Le Orme iniziano a farsi conoscere al grande pubblico partecipando al concorso canoro “Un Disco per l’Estate” con il brano “Senti l’estate che torna”. Per l’occasione entra in gruppo il tastierista Tony Pagliuca (provenienti dai disciolti Hopopi). Seguì il poco fortunato album “Ad Gloriam”. Si esibiranno più volte anche nel noto “Piper” di Roma. Abbandonata subito la sfera beat, Le Orme si gettano a capofitto sul genere “Prog” che dall’Inghilterra sta per travolgere anche l’Italia. Andrà via anche Smeraldi e Pagliuca avrà l’intuizione giusta: fare un viaggio a Londra per conoscere fino in fondo l’evoluzione del genere Progressive. Sarà un’esperienza decisiva. Le Orme vengono in contatto con band quali Quatermass, The Nice, Yes, e Emerson, Lake & Palmer. Tornato in Italia inizierà così a sperimentare e sviluppare nuovi linguaggi musicali. Nel 1971 esce l’album “Collage” caratterizzato dall’uso intenso delle tastiere. Tra le peculiarità che balzano subito all’attenzione di pubblico e critica c’è anche il trattare argomenti tabù o di forte impatto sociale come la prostituzione e la droga. Emblematici in tal senso sono i brani Era inverno e Morte di un fiore. Nel 1972 esce l’album “Uomo di pezza”, uno dei dischi di maggior successo della band, con il quale non a caso riceveranno il loro primo “Disco d’oro”, grazie soprattutto al brano “Gioco di bimba” che narra la storia di un abuso sessuale di una ragazzina. Alla tematica molto delicata e grave fa da contraltare una melodia dolce e fiabesca. Nel 1973 esce un altro capolavoro: “Felona e Sonora”. Questo album, che valse al gruppo il secondo “Disco d’oro”, è considerato indiscutibilmente la pietra miliare del rock progressivo italiano. Un concept album che ebbe successo anche all’estero. Infatti una versione in inglese, con testi di Peter Hammill, fu pubblicata nello stesso anno dall’importantissima etichetta discografica Charisma, con la quale pubblicavano giganti del rock progressivo come i Van der Graaf Generator o i Genesis. Il disco ebbe un certo riscontro nel mercato inglese, e Le Orme arrivarono così al loro primo tour nel Regno Unito, suonando tra l’altro al celebre Marquee Club. Nel 1974 esce l’album “Contrappunti”, molto classicheggiante e curato. Nel 1975 fa l’ingresso nel gruppo il chitarrista Tolo Marton e nello stesso anno a Los Angeles viene inciso l’album “Smogmagica” che contiene tra l’altro il celebre e fortunato brano “Amico di ieri”. Nel 1976 a Marton subentra l’appena diciannovenne Germano Serafin. Nello stesso anno Le Orme partecipano al “Festival Bar” con “Canzone d’amore” che ebbe un grande successo sfiorando la vetta della Hit Parade. Esce inoltre l’album “Verità nascoste” trascinato dal singolo “Regina al Troubadour”. La favola felice della band stava però per concludersi. Con gli anni ’80 la musica elettronica e la disco presero il sopravvento. Il “declino” sembrava inarrestabile ma Le Orme hanno saputo ritagliarsi comunque una “nicchia” costante nel panorama musicale grazie a pubblicazioni di raccolte, nuovi album fedeli al loro repertorio, tour nazionali e internazionali di grande successo, nonché numerose collaborazioni artistiche. Negli anni ’90 e 2000 poi non sono mancate occasioni per un ritorno alla ribalta del genere “progressive”. Anzi proprio negli ultimi tempi tale genere sembra aver trovato una nuova linfa. Brani come “Amico di ieri”, “Cemento Armato”, “Sguardo verso il cielo” ecc. sono capolavori assoluti della musica frutto di una sperimentazione forse senza precedenti nella storia della musica italiana. Probabilmente, per generare nuove emozioni, bisognerebbe tornare proprio a “sperimentare” fuori dai canoni e dagli schemi convenzionali propinati dalle tv commerciali e dai talent show. Bisognerebbe seguire le orme (d’obbligo il gioco di parole) di questi grandi musicisti. Ne gioverebbe la musica tutta. E anche noi.