E’ stato conferito il Matronato alla mostra Vedovamazzei che si terrà a Capri presso la Certosa di San Giacomo. Sarà inaugurata sabato 12 Settembre alle ore 18:30 a cura di Gianluca Riccio, ed stata promossa dall’Associazione per l’Arte e la Cultura Contemporanea Il Rosaio con il Polo Museale Regionale della Campania, e realizzata grazie al sostegno dell’Istituto Banco di Napoli – Fondazione e con il patrocinio della Città di Capri. La mostra la si potrà visitare fino al 24 settembre 2015. Nel 2006-2007 il Museo Madre ha dedicato un’ampia retrospettiva al duo artistico Vedovamazzei (19 novembre 2006-22 gennaio 2007), a cura di Mario Codognato, e un catalogo monografico edito da Electa Mondadori. La mostra VEDOVAMAZZEI s’inserisce nel solco dell’attività che l’Associazione per l’arte e la cultura contemporanea Il Rosaio ha avviato nel 2012 volta a rilanciare la tradizione e la sperimentazione artistica contemporanea sull’isola di Capri. Dopo l’esposizione dei disegni inediti di Enrico Prampolini (Prampolini, I taccuini capresi 1946-1948), l’associazione ha invitato il gruppo artistico Vedovamazzei Stella Scala e Simeone Crispino a realizzare una serie di lavori ispirati alla cultura e alla storia artistica caprese. I due artisti campani, che dal 1991 portano avanti una ricerca fondata sull’utilizzo di diversi media, dalla pittura alla fotografia e al video, dalla scultura oggettuale all’installazione ambientale, hanno realizzato per l’occasione un insieme di opere il cui fulcro è costituito da un vero e proprio progetto di trasfigurazione ambientale e percettivo di uno spazio della Certosa. Per il primo dei lavori, le pareti della sala antistante i bagni della Certosa, collocati a ridosso del Chiostro piccolo, saranno rivestite da una superficie di circa 16 metri quadrati. di maioliche dipinte a mano, sulle quali, come in enormi mosaici, compariranno le opere UN United Nothing e The most visited place ever. La prima opera riprende, ingigantendola, la scritta realizzata in un bagno pubblico di Sarajevo nel 1994 da un soldato in forza al contingente di pace delle Nazioni Unite durante la guerra dei Balcani; la seconda, sotto la superficie di un delicato e anonimo paesaggio campestre è la rappresentazione ossessivamente ripetuta della casa nella campagna parigina in cui soggiornò per alcuni mesi del 1979, a ridosso del ritorno in Iran, Ruhollah Khomeini e che divenne meta di pellegrinaggio dei maggiori intellettuali francesi di quegli anni. Entrambe le opere, combinando elementi e linguaggi apparentemente lontani sono emblematiche della ricerca di Vedovamazzei. Lungo il fil rouge che lega le opere in mostra alla storia artistica caprese, si colloca anche la scultura DeperoClavel che s’ispira a una famosa fotografia scattata a Capri nell’estate del 1917 che ritrae Fortunato Depero e Gilbert Clavel, protagonisti di una indimenticabile stagione creativa sull’isola nell’estate di quell’anno. I due mimano una sorta di balletto meccanico ‘indossando’ due curiosi oggetti, un cavalletto in legno e un imbuto. Il profilo dei due oggetti, debitamente reinterpretato, è disegnato su una superficie di cemento dando vita così a una sorta di bassorilievo su cui è immortalata la loro impronta con una chiara allusione a un mondo meccanizzato e a un processo d’ibridazione tra uomo e cosa.Tra le altre opere in mostra, ci sono una scultura oggettuale in cui i due artisti scelgono d’intervenire pittoricamente sulla superficie di un ombrellone da spiaggia dipingendo due nudi maschili ispirati alla memoria del conte Jacques Fersen e alle immagini del fotografo tedesco Wilhelm Von Gloeden, e una serie di tre disegni che formano un’opera dal titolo We pimp hard movie, immaginario film a luci rosse, ridotto ai titoli di testa e coda, alla superficie impenetrabile della sua prima e ultima immagine raffigurante una doppia finestra colta dall’esterno in due diverse ore della giornata, e a tutto il tempo che scorre in mezzo a questi due momenti.
Biografia Vedovamazzei
Vedovamazzei -nati nel 1992 con la pittura- rinascono potentemente vitali con una rivisitazione della pittura tradizionale legata all’iconografia dei grandi maestri: paesaggi, ritratti, nature morte vive di vita reale, così reale che sembra che superino la vita, non tanto per gli effetti di realismo, quanto per gli echi di vita possibile, nel confine tra la memoria e il futuro. Lo pseudonimo cela l’identità di due artisti ma urla una dichiarazione di poetica, racchiusa nel binomio Vita/Morte che domina l’intera opera, frutto di una libertà intellettuale estranea ad ogni forma di condizionamento: la loro non è creazione inesauribile dal magma della materia indistinta, ma ri-creazione che salva dall’oblio ogni frammento del quotidiano, impastato con fotogrammi di passato e progetti per domani, poiché ogni forma e ogni opera altro non è che icona di ciò che è già e promessa, attesa di ciò che sarà. L’opera nasce già morta se non produce echi. Echi di memorie recuperate ed echi di felicità possibile per il giorno che verrà. Nella realtà visionaria e fantastica di Vedovamazzei, il respiro artistico si muove in bilico tra gioco e giudizio, ironia e poesia. L’equilibrio della rappresentazione non sempre coincide con l’armonia ideale della vita, poiché sulla tela rimane ciò che l’artista vede e non ciò che vorrebbe vedere. Niente è lasciato al caso: è con estremo rigore e severa autocritica che si dipana la dialettica degli opposti impegnata a costruire attimo dopo attimo un microcosmo originale e insolito che tenta con amore ossessivo di interpretare il reale da punti di vista sempre diversi. È con fervore stupito che i Vedovamazzei vanno componendo un romanzo che assomiglia ad una ‘commedia umana’ del Terzo Millennio: dettaglio dopo dettaglio, col medium del colore ad olio che regala il tempo di riflettere e correggere, fino talvolta a cancellare, costruiscono una galleria di ‘scene di vita quotidiana’ che assomigliano alla realtà quanto una battuta di dialogo rubata ad un marciapiede, un ritaglio di giornale, un’istantanea mossa che tenta di fissare un momento. Inutile chiedersi perché sia così. È così. Inutile tentare di rendere il reale migliore. È reale. E nella fatica antica della pittura, la salvezza proviene dalla concentrazione con cui è possibile scegliere l’inquadratura, la proporzione, la forma e soprattutto il colore. Il colore e la luce. Questa è la ritrovata divinità dei Vedovamazzei che arrivano a litigare per decidere se sia giusto usare il giallo indiano, o scegliere un’altra tonalità che dia finalmente la risposta alla domanda della mano. Non c’è mai ‘orror vacui’ davanti alla tela bianca, semmai timore e rispetto, e la certezza che siano di più le idee che si muovono tra la testa e gli occhi che le opere che potranno essere realizzate nel tempo della vita concessa.Stella Scala e Simeone Crispino si sono incontrati negli anni Ottanta al Liceo Artistico di Napoli e hanno proseguito insieme gli studi presso l’Accademia di Belle Arti. Espongono col nome di Vedovamazzei dal 2 gennaio del 1991. Vivono a Milano.
Oltre alle numerose collettive (Milano, Roma, Perugia, Il Cairo, Firenze, New York, San Marino, Venezia, Bologna, Copenhagen, Torino, Napoli, Pisa, Atene, Trento, Boston, Parigi, Londra, Montpellier, Utrecht, Valencia) si segnalano le seguenti mostre personali:Institut Français di Napoli (1991), Galleria Fac-simile di Milano (1993), Studio Guenzani di Milano (1995 e 1998), C/O care of, Cusano Milanino (1996), Centre of Contemporary Photography di Melbourne (1997), Galleria Artra di Milano (1999), Armonia Meravigliosa, Magazzino d’Arte Moderna di Roma (2000), Processo alla natura, Associazione Culturale La Marrana, Montemarcello, Ameglia, La Spezia ed Eldorado, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo (2001), Vedovamazzei – Caveau, a cura di Marco Scotini, Palazzo delle Papesse di Siena e Altre voci, Altre stanze, Magazzino d’Arte Moderna di Roma (2002), Vedovamazzei a cura di Nadine Gomez-Passamar, Galerie du Cairne, Digne-Les-Bains, Vedovamazzei, a cura di Andrea Busto, Il Filatoio, Caraglio, Cuneo, Vedovamazzei a cura di Ludovico Pratesi , Centro per le Arti Visive Pescheria di Pesaro, This can’t be Love a cura di Marco Scotini, Galleria Artra di Genova e Napoli anno zero. Qui e ora a cura di Gianfranco Maraniello, Castel Sant’Elmo, Napoli (2003), After Balance, Spazio Erasmus, Milano, Trace of B. K. , Very Trolley Gallery di Londra e This is What you Want, This is What you Get, L’Officina della Calcografia, Istituto Nazionale per la grafica di Roma, Vedovamazzei, GAM Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino (2004), Vedovamazzei, Percymiller Gallery di Londra, Vedovamazzei, duetart gallery di Varese (2005), Vedovamazzei, Magazzino d’Arte Moderna di Roma, Vedovamazzei, Museo Madre di Napoli (2006).