Si inaugura lunedì 27 luglio alle ore 18.00 l’evento Napoli Expò Art POLIS ideato e progettato da Daniela Wollmann e Gianni Nappa promosso dall’ Associazione Culturale RivoluzionART/creativiATTIVI con GESIN group service sotto la Direzione Artistica di Daniela Wollmann e Gianni Nappa, presso il PAN – Palazzo delle Arti di Napoli in collaborazione con l’Assessorato al Turismo e alla Cultura. L’evento si potrà visitare fino al 31 agosto 2015. Un avvenimento unico nell’anno dell’Expo di Milano nel mese di agosto, per eccellenza il mese vacanziero, ma anche quello dei transiti in città di migliaia di viaggiatori alla scoperta della città.
Napoli Expo Art polis è un contenitore delle pulsioni che dal basso fanno vivere la città d’arte e idee, di creatività e linguaggi contemporanei, di eccellenze nei vari campi della comunicazione, del movimento e dell’immagine. Non una mostra, non una esposizione ma un insieme di bellezze, da vedere e capire, ma anche da attraversare come un ideale percorso di conoscenza di quello che in questo momento storico la città produce. Saper cooptare il turismo di qualità interessato alla cultura, e poter essere artefici di una offerta che sappia coniugare le esigenze di visibilità e quelle della qualità nascosta. In anni di sempre più rutilante trasformazione, sotto tutti i profili, da quello sociale e politico a quello scientifico e tecnologico, l’arte più che mai si deve interrogare su se stessa: sul proprio ruolo, sulla propria funzione, ma anche e soprattutto sul proprio linguaggio. Poiché è proprio attraverso le sue forme, la sua estetica, la sua sintassi, i suoi stili e stilemi, che l’arte può entrare, più o meno, in rapporto con la realtà circostante, con la storia, con la vita degli uomini che la fanno e che ne fruiscono. Un rapporto che può essere ambivalente: un viaggio di andata e ritorno.
L’arte deve subire l’influenza della realtà e del suo divenire, ma deve anche, al tempo stesso, influenzarla e influenzarne, in qualche modo, le trasformazioni. O almeno deve provarci. Non solo lavorando sulle idee, e dunque sulla percezione, sull’interpretazione della realtà, ma anche sulla sua progettazione. Ma perché questo possa accadere occorre che l’arte contemporanea diventi strumento più forte e più duttile al tempo stesso, da una parte recuperando e rinsaldando le proprie radici e dall’altra aprendosi alla molteplicità delle sue infinite possibilità espressive ed altrettanto infinite concezioni estetiche attuali. Solo così l’arte può entrare efficacemente in rapporto dialettico con una realtà così articolata, stratificata, sfaccettata e complessa come quella contemporanea. Nel corso degli ultimi 150 anni il succedersi delle scoperte scientifiche e tecnologiche ha impresso alla storia dei mutamenti vertiginosamente rapidi e radicali.
Allo stesso modo negli ultimi 150 anni il succedersi delle invenzioni e delle trasformazioni sul versante artistico, col succedersi inesorabile e travolgente delle Avanguardie, è stato altrettanto vertiginoso. Ed è ovvio che tra le due cose ci sia un rapporto più o meno diretto di causa-effetto, o per lo meno di osmosi o di contagio. Ora il mondo in cui oggi viviamo è l’inquieto, stratificato, caotico e contraddittorio risultato di tutte queste trasformazioni. E l’arte che può entrare in rapporto con questo mondo non può che essere un’arte capace di raccogliere e sintetizzare l’inquieta, stratificata, caotica e contraddittoria eredità delle Avanguardie e degli ultimi 150 anni di arte contemporanea. E forse anche oltre, poiché in effetti negli ultimi 150 anni, tra un’Avanguardia e l’altra non sono mancati momenti di “Ritorno all’ordine” in cui si è guardato indietro con occhi nuovi alla tradizione pittorica più antica. E anche questi momenti fanno parte del retaggio della Contemporaneità e hanno contribuito a forgiarne le forme. E questa è la linea che abbiamo seguito in questi ultimi anni nel selezionare opere ed artisti: opere ed artisti che fossero in grado non solo di recuperare e reinventare il retaggio delle grandi Avanguardie storiche, ma anche e soprattutto di sintetizzare e contaminare stili e linguaggi, trovando punti di contatto inediti e suggestivi. Nel passaggio dalle avanguardie al contemporaneo secondo Jean-Christophe Bailly «è non solo ciò che è depositato nel tempo contemporaneamente a noi, ma ciò che, nel depositarsi, è sufficientemente originale da creare una fenditura, attraverso cui vedere o intravedere la forma percettibile di un’ epoca». Ancor più radicalmente, il filosofo Arthur Danto con “Dopo la fine dell’ arte” (1997, ma in edizione italiana solo nel 2008) teorizzò, con i metodi della filosofia analitica, il passaggio dall’ ideale classico al quotidiano, che ha il suo punto di non ritorno, la sua «frattura profonda», nell’ opera di Duchamp e poi di Warhol. Un mese di esposizioni. performances, serate a tema con un offerta continua, pieno di emozioni quattro percorsi:
i tipi, i caratteri, nuova genia Mediterranea
habitat tra nuova visione e bisogno di salvaguardia
transiti storici gli artefici / i visionar i
l’occhio dei video attenti e pronti a cogliere i cambiamenti in atto/ sperimentalzone
Volti, i caratteri, nuova genia Mediterranea
“La diversità degli italiani deriva da un pattern complesso di migrazioni avvenute in diversi momenti storici e preistorici, cui ha fatto seguito in alcuni casi un mescolamento tra gruppi migranti e autoctoni. Questo non è affatto sorprendente: è evidente che per le sue caratteristiche geografiche l’Italia, sin da tempi antichissimi, ha rappresentato un corridoio naturale per i flussi migratori provenienti sia dall’Europa centrale, orientale e occidentale, che dal Mediterraneo. Ma non solo, fenomeni locali di isolamento hanno, in alcuni casi, determinato una notevole differenziazione delle comunità di migranti, non solamente dai gruppi limitrofi residenti, ma anche dalle stesse popolazioni da cui si erano originati. In definitiva, cause diverse tra loro (migrazione e isolamento) hanno lasciato dei segni talmente forti sulla struttura fisica delle popolazioni italiane, da determinare una diversità genetica così elevata che può reggere il confronto con quella osservata nell’intero continente europeo”. L’arte contemporanea delinea negli ultimi trenta anni una nuova genia figlia di pittura e strumenti digitali che con il progressivo incidere dei media ha prodotto una nuova visione dei “tipi” mediterranei. Cambiamento ed evoluzione rappresentata nelle nuove correnti del figurativo di inizio millennio, tra pittura, scultura, foto e installazioni.
Habitat tra nuova visione e bisogno di salvaguardia
Una nuova visione figlia del protocollo di Kioto e della consapevolezza di dover salvaguardare il nostro habitat trova nelle scelte dell’arte contemporanea un’attenzione crescente; una scelta selezionata di lavori ce la presentano nelle “visioni “ degli artisti, dove il lavoro manuale recupera il senso primario dell’agire, con le qualità degli artigiani e del saper rilanciare anche il primordiale senso del fare. E d’altronde … “L’intensificazione dell’ artificializzazione e la velocità del cambiamento hanno messo in crisi i processi con cui in passato si è generata la qualità dell’habitat sociale. Se dunque la qualità che emergeva dal lento e inconsapevole adattamento tra una comunità e il suo habitat non si può più realizzare, si pone l’interrogativo se e come essa possa essere generata da un’azione intenzionale, cioè da una forma di progetto. L’interrogativo diventa ancora più rilevante nel quadro della transizione verso la sostenibilità e della necessità di gestire l’imponente trasformazione che essa richiede. Assunto che nessuna soggettività può proporsi di progettare la qualità dell’habitat sociale nel suo insieme, l’ipotesi di lavoro che qui si propone è che vi sia la possibilità di promuoverne alcuni aspetti mettendo in atto una “strategia dei servizi”. (da: Ripensare l’habitat di Ezio Manzini)
Transiti storici gli artefici
L’attenzione agli artisti contemporanei ma già storicizzati quali Manlio Rondoni, Elio, Luigi e Rosario Mazzella e Vittorio Fortunati, con il secondo novecento dalle sperimentazioni degli anni sessanta e settanta e fino ai primi anni duemila oltre ad artisti scomparsi che hanno inciso nella storia artistica della città come Alberto Chiancone, Nicola Canzanella e Nicola Gambedotti l’occhio dei video attenti e pronti a cogliere i cambiamenti in atto/ sperimentalzone.
Il Video d’arte che sperimenta tempo e immagini in una successione di frammenti e determinano un punto di partenza per la comprensione dei nuovi linguaggi dell’arte. Un percorso di approfondimento concentrando l’attenzione su varie discipline quali la pittura, la scultura, la fotografia, la performance ed il video di artisti emergenti, che privilegiano i nuovi materiali, le nuove conoscenze scientifiche ed elaborano una nuova formula per recuperare anche i vecchi materiali in contaminazione con i primi.
L’occhio dei video d’arte attenti e pronti a cogliere i cambiamenti in atto
sperimentalzone- N – ZUD F – Luisa Russo –– Paola Lambitelli – Raffaella Bacarelli- Irene Tuscolano-Pasquale Gatta- Nicola Caroppo-Giovanni Ariano
I tipi, i caratteri nuova genia mediterranea- -E
Beatrice Zappia – Gianluca Carbone – Francesco Verio- Ombretta TER – Fabio Abbreccia – Angelo Romano-Umberto Riccelli-Carlo Di Santo- Valeria Corvino –-Antonello Ferrara- Giovanni Maglione-Dario Assisi -Riccardo Matlkas – Trisha Palma-Antonietta Montagano -Antonio Conte-Antonio Lubrano Lavadera- Mario Varotto- Gennaro Cilento – Remo Romagnolo
I visionari : Carmela Saedtler- Franco Iavarone – Angelo Abbondandolo- Bruno
Bruno-Sandra Statunato -Ida La Rana -Saverio Biondi- FABIO NIOLA
Transiti storici gli artefici- -A Manlio Rondoni – Luigi, Rosario ed Elio Mazzella–Enrico Cajati– Nicola Gambedotti- Eduardo Zanga- Alberto Chiancone- Nicola Canzanella.
Habitat tra nuova visione e bisogno di salvaguardia –-POLISAssunta Pizza – Raffaele Miscione– Cristina Cianci – Flora Palumbo Ciro Balzano- – Silvia Rea- -Giuliano Badaracco- Gabriella Gorini- Alfonso Sacco- Mario Pacciani- Davide Pisapia- Agostino Saviano- -Paco Falco – Luigi Tirino – Gennaro Cilento- Sandra Statunato-ARCstudio/BrunoCuomo – ALDO CAPASSO
Biografie
Manlio Rondoni – Velletri (Roma) il 3 febbraio 1940 residente a Velletri (Roma) Via Ulderico Mattoccia, 10Tel 0039 069629550Atelier: Velletri (Roma) Via Virginia Vezzi 50 Artista multimediale.Impressionismo, espressionismo astratto, opere pittoriche dal 1968 al 2013. Tecniche:. olio acrilico, pastello, acquerello, grafica Meno Formazione Licei Artistici di Roma.Ha partecipato un Importanti mostre Personali e Collettive. Accademia di Belle Arti di Roma. Medaglia d’oro vengono Migliore allievo del corso di Scenografia. Insegnante di di disciplina pittoriche.I Suoi quadri Sono Presenti in prestigiose collezioni in Italia e all’Estero. Arte Orto 2014 – 18 luglio Velletri (Roma) – Velletri (Roma) 18 luglio Il sogno di Oliver murali metri 8 x 3,40 Prima Edizione della Biennale d’Arte Contemporanea di Salerno 11-25 ottobre 2014 – Palazzo Fruscione
Enrico Cajati Napoli 1927 – 2002 Il “caso” di Enrico Cajati – perché di un vero e proprio caso si tratta, seppure, a ben vedere, non isolato – supera l’ambito della vicenda umana e del riscontro critico del pittore napoletano, introducendo la questione più ampia e rilevante dei bilanci provvisori dell’arte italiana del ‘900 da sottoporre tuttora a verifica, con i relativi e tanti torti e disattenzioni da risarcire. Cajati, ignorato perfino da repertori di abituale riferimento, risultava pressoché rimosso dalla memoria collettiva, addirittura in ambito partenopeo, specie poi nelle giovani generazioni, fino alla recentissima, meritoria mostra retrospettiva dedicatagli a Castel dell’Ovo e alla presente rassegna, promossa e ospitata dall’Istituto Statale d’Arte Filippo Palizzi, dove Cajati aveva insegnato a lungo, con esemplare, seppure tardivamente intrapreso, impegno didattico.
Eppure si tratta di un artista provvisto di un cursus honorum espositivo di tutto rispetto e di ampia visibilità, che inizia nel 1949 e che, nel 1956, non essendo egli ancora trentenne, approda alla XXVIII Biennale di Venezia (vi espone tre paesaggi). Inoltre, Cajati è presente a ben tre edizioni della Quadriennale (VI, VII, VIII), nonché alla ragguardevole rassegna L’Arte nella vita del Mezzogiorno d’Italia, promossa da Fortunato Bellonzi, sempre sotto l’egida della Quadriennale (eppure, perfino nell’archivio dell’istituzione romana, con ogni probabilità il più nutrito sull’arte italiana contemporanea, la posizione di Cajati risulta desolantemente scarna: poco più di un asciutto curriculum vitae, in cui il pittore conferma la sua formazione da autodidatta e l’assenza – all’epoca – di ogni incarico di insegnamento, di ogni pubblico riconoscimento), per non parlare ancora di numerosissime partecipazioni ai Premi Michetti, al Maggio barese e a svariate altre significative occasioni espositive.
A questo punto, oltre a chiudere un discorso – quello della doverosa riscoperta di Enrico Cajati, esponente esemplare di tanti artisti nobilmente attivi nel secolo scorso e immeritatamente caduti nell’oblio – la presente mostra mi sembra aprirne un altro, quello dei riscontri filologici, delle datazioni, insomma di quel supporto documentario di cui l’opera di Enrico Cajati ha bisogno per rendere palese e doverosamente motivato il suo ruolo di annunciatore di una stagione pittorica, entrata a pieno diritto nella storia dell’arte contemporanea.
Nicola Gambedotti Roma 1931 – Napoli 2012 è cresciuto ad Urbino dove ha compiuto il ciclo di studi presso l’ Istituto Statale d’Arte per la “Decorazione e Illustrazione del Libro”, conseguendo l’abilitazione all’insegnamento delle tecniche dell’incisione. Ha seguito come maestro il Sanchini e, poi, dopo aver variamente soggiornato in Sardegna ed in Umbria giunge a Napoli come titolare della cattedra di progettazione (Arte della stampa) presso l’Istituto Statale d’Arte F. Palizzi. La sua attività artistica ha inizio nel 1952. Da allora è frequentemente presente alle più importanti rassegne di pittura e di grafica sia in Italia che all’estero. Numerose personalità dell’arte e della cultura si sono interessate al suo linguaggio pittorico, che è caratterizzato da una vena ispirativa di tipo onirico-surreale enfatizzata da una marcata segnicità espressiva.
PAN – Palazzo delle Arti di Napoli
Via dei Mille 60
Napoli Expò Art POLIS
Dal 27 luglio 31 agosto
Orari : Orari : dalle ore 9.30 alle ore 19.30 e dalle ore 15.30 alle ore 19.00
Escluso il martedì.
Info e Contatti : Tel: 081 795 8604- 081 795 8604 – pan@comune.napoli.it
Giovanni Cardone