Tanti hanno definito artistico il disegno di Milo Manara. Un tratto che ha sedotto intere generazioni con le avvenenti protagoniste dei suoi fumetti che hanno fatto sognare incontri impossibili con sensuali ragazze di una bellezza onirica. Se in passato Manara ha neutralizzato il confine tra arte e fumetto ora lo ha scavalcato saltando nell’arte per confrontarsi con Caravaggio, non con un pittore qualsiasi. Una sfida che altri non hanno osato e che ha affrontato documentandosi e riproponendo le vicende del famoso artista la cui vita oscillava tra committenti altolocati, amici, donne di basso ceto e nemici violenti. Tra i suoi protagonisti anche la Roma del Seicento, cupa come le vicende di Giordano Bruno e del Tribunale dell’Inquisizione, fosca come le piazze, il carcere di Tor di Nona e i muri dell’epoca, che nelle tavole del disegnatore sembrano le vedute di Piranesi, riferimento esplicito nella bibliografia dello stesso Manara.
Attraverso un’operazione visionaria Manara ci riporta indietro nel tempo e ci presenta Caravaggio artista della Roma del Seicento. Impossibile dire se quanto ha disegnato è storia vera, sicuramente si può affermare che è verosimile, come la ricostruzione della vicenda celata dietro la Morte della Vergine, in cui Caravaggio avrebbe ritratto una donna morta nel Tevere identificata dal pittore con la sua Anna Bianchini. Tavole che sono una ricostruzione fantastica, ma credibile, delle vicende della vita di famoso artista. Non a caso alla fine del libro, diversamente dalla maggior parte delle ‘graphic novel’ conosciute, si trova una utile bibliografia sul celebre pittore. Un “racconto disegnato” – come lo ha definito Claudio Strinati (storico dell’arte, dirigente nell’ambito dei beni culturali e studioso di Caravaggio) che ha curato l’introduzione dei due tomi – che inizia con una bella tavola con ponte Salario e finisce con le mura della città dietro le quali s’intravede Castel Sant’Angelo.
In un’epoca virtuale i disegni di Manara, intrisi di creatività e fantasia, riescono a scandalizzare più di una realtà e un potere spesso volgari o ‘pornografici’. Tanto che Facebook ha censurato, per i minori di 18 anni, la tavola con cui Milo Manara presenta ‘Pazze idee, L’eros nella canzone d’autore’ del Club Tenco, in programma al Casinò di Sanremo dal 5 al 6 giugno. La creatura di Zuckerberg ha ritenuto le ‘specifiche parti del corpo’ – in questo caso la schiena – non necessarie e tanto è bastato a censurare ai minorenni, abituati a vedere ben altro, la tavola di Milo Manara, che è una citazione esplicita de Le violon d’Ingres di Man Ray (che a sua volta riprende La Baigneuse di Jean-Auguste-Dominique Ingres). Una censura sull’arte a cui il Club Tenco ha risposto decidendo di esporre i disegni erotici di Sergio Staino: “La povera Fiammetta – Erotic Drawings”.
Ma il puritanesimo americano stupisce meno se pensiamo che gli studenti della Columbia University hanno ritenuto le Metamorfosi di Ovidio pericolose poiché accennano a stupri e violenze, seppure mitologici, come l’episodio di Apollo e Dafne. Se la poesia classica può arrecare così profondi turbamenti tra gli studenti universitari statunitensi da chiederne la cancellazione da un corso, speriamo non si accorgano dell’esistenza della scultura del Bernini al Museo di Villa Borghese che ritrae Dafne in fuga da Apollo, la cui bellezza e sensualità è più verosimile della realtà.
Milo Manara
Caravaggio – La tavolozza e la spada
Panini 9L – 16,90 €