‘Parlare di musica è come ballare di architettura’ affermava Frank Zappa in una delle sue citazioni più discusse. Non tutti sono dello stesso avviso, soprattutto quando si approfondisce la conoscenza della musica in correlazione ad altri argomenti come la poesia e la scrittura. GianCarlo Onorato e Cristiano Godano basano su questo intreccio lo spettacolo “La ricerca della bellezza” che stanno portando su e giù per lo stivale. Ed il Jarmusch Club di Caserta è l’unica tappa campana della prima parte del tour programmato dai due artisti italiani.
Nelle vesti di moderatore della serata Fabio Pozzi, cronista di siti web milanesi, che interfaccia con i suoi compagni di viaggio. Da una parte GianCarlo Onorato, musicista poliedrico che per quasi vent’anni ha suonato con la band di art rock Underground Life. Dall’altra Cristiano Godano, fondatore di uno dei gruppi più importanti dell’alternative rock italiano, i Marlene Kuntz, oltre che scrittore ed attore. Ad assistere tanti appassionati di rock e musica in genere che affollano il locale di via Cesare Battisti.
Prendendo in esempio lo schema teatrale, lo spettacolo si può dividere in tre atti, nel cui intermezzo vengono posizionate diverse canzoni di repertorio dei due rocker, messe in scena in chiave acustica. Ad Onorato gli onori di casa con Androide Mirna, mentre Godano sceglie Musa. Quest’ultimo lascia la chitarra ed esprime il suo giudizio sul tema di debutto: il rapporto tra musica e poesia. “Innanzitutto non credo di essere un bravo lettore di poesie. La poesia esprime sentimenti ed emozioni come la canzone, ma il processo creativo dei due è completamente diverso. Il poeta ha una gamma di valori ritmici più complessi che un cantante non ha, tanti espedienti che sono obbligatori. Al contrario il cantante soggiace alla musica”. D’accordo il collega Onorato: “Il poeta è chiuso in una gabbia metrica, da cui non può uscire, pena lo snaturamento. V’è da seguire una forma precisa che invece non riguarda la canzone, che io considero connubio tra un’idea narrativa, immagini e parole”.
Acqua di valium di Onorato e La canzone per un figlio di Godano introducono il secondo atto, la scrittura. Da artisti di indubbia esperienza nel panorama italiano, entrambi si sono dilettati nel trasportare all’interno di libri quelle parole che molto spesso hanno dato vita ai loro testi musicali. A breve ambedue dovrebbero dar vita alle loro ultime fatiche letterarie, a partire da Onorato: “Questo vociare intorno a me ha sedimentato un terreno fertile. Ho accettato la proposta di una famosa casa editrice, la Rizzoli, anche se questo ha aperto in me una lunga riflessione. Penso a quanti ragazzi aspiranti scrittori avrebbero voluto beneficiare di tale possibilità, quindi ho sentito l’obbligo morale, anche perché non avrei mai avuto il coraggio di propormi”.
Si crea un bel siparietto, invece, quando a prendere la parola è il cantante e chitarrista dei Marlene Kuntz. Appena viene riferito che è vicina la firma del contratto sul prossimo libro, uno spettatore dalla sala urla: “Non si firma un contratto per la rivoluzione!”. Al che Godano risponde: “La rivoluzione non la voglio, non m’interessa”. Botta e risposta che avviene nel giro di pochi secondi e non modifica il tono del musicista piemontese: “Tre anni fa mi son preso l’impegno di scrivere un romanzo, ma sono passati già due anni ed ancora non è terminato. Mi sa che sono leggermente in ritardo”. Onorato riprende il microfono per dare la sua opinione: “Scrivere è un’operazione faticosa, che io ritengo divisa in due momenti: l’ideazione e l’esposizione. L’ideazione è frutto di un duello tra sé stesso, mentre per l’esposizione bisogna presumere di essere interessanti per qualcun altro. Io per diverso tempo mi arrogavo la definizione di scrittore in maniera impropria, poi sono maturato da questo punto di vista”.
Nella parte finale, la rilettura comune di Perfect Day di Lou Reed spinge i due a dichiarare quanto sia stato importante per entrambi l’influenza della musica nata a New York (Lou Reed per Onorato, Sonic Youth per Godano), poi entrambi danno il proprio giudizio sintetico e conciso sulla ricerca della bellezza. Per Godano: “E’ la densità di un’affermazione abbastanza complessa. Ricercare la bellezza può sembrare una presunzione, ma chi va in questa direzione è un uomo migliore”. Sulla stessa falsariga Onorato: “Bisogna uscire da qualsiasi canone per migliorarsi ed avvicinarsi alla bellezza”. Dulcis in fundo, vengono interpretate La mia cattedrale, tratta dalla poesia di Anna Lamberti Bocconi, e La canzone che scrivo per te. Degna conclusione di uno spettacolo che ha letteralmente folgorato il pubblico del Jarmusch Club.