Si inaugurerà il 9 maggio la 56esima edizione della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia che si potrà visitare fino 22 novembre 2015. Diretta quest’anno dal nigeriano Okwui Enwezor mentre il Padiglione Italia intitolato “Codice Italia” è curato da Vincenzo Trione Napoli, 1972 è professore di Arte e nuovi media e di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università IULM di Milano, dove è Vicepreside della Facoltà di Arti, turismo e mercati e Coordinatore della Laurea triennale in Arti, design e spettacolo e della Laurea magistrale in Arti, patrimoni e mercati. È stato Commissario della XIV edizione della Quadriennale di Roma (2003) e Direttore generale di “Valencia 09-Confines. Passajes de las artes contemporaneas”. Ha curato mostre in musei italiani e stranieri (tra le altre, “El siglo de Giorgio de Chirico” presso l’IVAM di Valencia nel 2007, “Salvador Dalí” nel 2010 e “Alberto Savinio” nel 2011 entrambe a Palazzo Reale di Milano, e “Post-classici” al Foro romano e al Palatino di Roma nel 2013). Ha pubblicato numerosi saggi su momenti e figure delle avanguardie e monografie su protagonisti dell’arte del Novecento (Apollinaire, Soffici, de Chirico). Sarà un viaggio alla scoperta dell’arte italiana nel segno del recupero della nostra memoria. Un percorso in compagnia di esponenti dell’arte povera e della transavanguardia come Jannis Kounelis, Mimmo Paladino, Nino Longobardi e, ancora, Giuseppe Caccavale, Paolo Gioli, Marzia Migliora e Luca Monterastelli. In tutto saranno 15 gli artisti presenti nel Padiglione: Alis/Filliol; Andrea Aquilanti; Francesco Barocco; Vanessa Beecroft; Antonio Biasiucci; Giuseppe Caccavale; Paolo Gioli; Jennis Kounellis; Nino Longobardi; Marzia Migliora; Luca Monterastelli; Mimmo Paladino; Claudio Parmiggiani; Nicola Samorì; Aldo Tambellini. Come ci dice Vincenzo Trione : “La ‘creazione’ del Padiglione Italia ha comportato l’individuazione di un tema, che è la reinvenzione della memoria, e degli artisti, di diverse generazioni, che in Italia vi hanno lavorato con maggiore serietà, coerenza, e quasi ossessione. Ho chiesto a ciascun artista di realizzare un’opera nuova e insieme un archivio della memoria nel quale ognuno di loro ha svelato quello che c’è nell’arte ma che noi non vediamo, quasi il segreto dell’opera d’arte”.
Vogliamo Ricordare in particolar modo i due napoletani Nino Longobardi e Antonio Biasucci intervistati da noi per la rubrica “Incontri con l’Arte” nella mostra presso la Galleria Casamadre inaugurata l’8 gennaio 2015.
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