A poca distanza dalla messa in onda del primo episodio della seconda stagione della serie “Picard”, tra l’altro molto bello secondo me, mi è parso giusto fare il punto della situazione; ovvero mi è sembrato doveroso condividere il punto di vista di un appassionato del franchise che cita anche i passi di alcuni episodi a memoria, visto che, a ragione o a torto, il brand di Star Trek è notevolmente cambiato dal suo esordio italiano avvenuto nel lontano 1979.
Possiamo dividere tutta la produzione di star Trek in 3 grandi gruppi:
Il gruppo “Classico” che comprende la serie del Capitano Kirk ed i primi 6 films;
Il gruppo “Moderno” (almeno dal mio punto di vista) che comprende le serie The Next Generation (cpt. Picard), Deep Space Nine (Cmd. Cisko) Star Trek Voyager (cpt. Jeneway) Star Trek Enterprise (Cpt. Archer) e I successivi 4 films;
Il Gruppo “Contemporaneo” che Comprende i 3 films “Kelvin”, la serie “Discovery”, la serie “Picard” e la serie animata “Lower Decks”.
La caratteristica principale che ha fatto innamorare i fan del franchise è la positività verso il futuro, ovvero la visione di una umanità che oltre ad aver superato gli atavici problemi di povertà, malattie, prevaricazione, disuguaglianza sociale, razzismo, guerre, riscaldamento climatico e chi più ne ha più ne metta, non solo entra a far parte della Federazione, che unisce tutti i pianeti sufficientemente civilizzati, ma ha un ruolo determinante nella creazione e nella gestione della stessa. Partendo da questi presupposti si sviluppano le storie che prediligono, anche nelle produzioni cinematografiche, lo sviluppo della trama rispetto alla spettacolarità degli effetti speciali.
Ma il mondo cambia, e Star Trek, ovviamente, non è immune al cambiamento.
Con i tre films del c.d. Universo “Kelvin”, vediamo il ritorno di Star Trek sul Grande Schermo profondamente cambiato rispetto a quello che piaceva a “noi vecchi dinosauri”. Il largo uso di effetti speciali e le scene al fulmicotone in cui l’Enterprise compie delle evoluzioni che non avevamo nemmeno immaginato, svecchiano il prodotto, ma purtroppo (come succede spesso nei films di azione) la sceneggiatura viene un po’ messa da parte e le storie perdono di pregio.
Anche la serie Discovery soffre un poco di questa malattia, ma trovo che andando avanti negli episodi si riesca ad assaggiare un poco dell’antico sapore, mischiato ad un nettare gradevole anche a chi si avvicina ora al marchio.
Stesso discorso vale per la serie “Picard”, che strizza l’occhio al passato, facendo ricomparire alcuni dei personaggi iconici che, seppur segnati dal tempo, danno una ottima prova di recitazione; ed unisce una trama ben studiata ed avvincente a delle spettacolari scene di azione che hanno reso molto godibile ognuno degli episodi.
In conclusione, non mi sento di dire che esiste uno Star Trek “giusto” o uno “sbagliato”, ma sono felice perché fino ad ora ogni generazione può dire di avere il “suo” Star Trek che reputa “il migliore” rispetto a tutti gli altri, ed auspico che anche in futuro possa essere così, e che tra quindici o vent’anni potrò andare sul ponte ologrammi di casa mia, assieme al mio futuro figlio, per guardare la nuova puntata della nuova serie di Star Trek, che lo farà emozionare, così come il Capitano Picard ha fatto emozionare me a suo tempo.
Lunga vita e prosperità.