Si inaugura martedì 10 marzo alle ore 18 la retrospettiva di Alvaro Monnini anni settanta presso la Galleria Schubert di Milano. La mostra si potrà visitare fino al 28 marzo 2015. Con questa mostra la Galleria Schubert si riallaccia alla programmazione espositiva che celebra i protagonisti di un periodo culturalmente fertile per le arti visive. Dopo la recente mostra dedicata ad Antonio Corpora e quelle dedicate a Tono Mucchi, Max Kuatty, Salvatore Esposito e Bobo Piccoli, questa mostra si incentra sul lavoro del maestro dell’Astrattismo classico. Alvaro Monnini partecipò al fermento creativo sorto nel dopoguerra che a Firenze prese il nome di “Astrattismo classico”. Un movimento questo che si affiancava idealmente a quello Romano di “Forma1” e a quello milanese del “MAC”. Ne firmò il manifesto nel 1950 assieme a Vinicio Berti, Bruno Brunetti, Gualtiero Nativi e Mario Nuti; un manifesto d’intenti redatto dal filosofo Ermanno Migliorini. “Astrattismo classico” partecipò a numerose mostre e rassegne internazionali dal 1947 al 1949 rifiutando però l’invito a partecipare alla XXV Biennale di Venezia del 1950 ponendosi su posizioni rigoriste e sociali, mettendo in pratica quanto esplicitamente detto invitando gli artisti “…a prendere coscienza della loro posizione nella società. …” e “… a lasciare gli studi, a scendere tra gli uomini vivi.” A quasi trent’anni dalla sua scomparsa e oltre quarant’anni dalla sua mostra tenutasi presso la Galleria Schubert, si ripropone il lavoro dello scomparso maestro con una mostra omaggio. Saranno presentate, oltre alla cartella di grafica intitolata “Viaggi all’interno” introdotta da un saggio del filosofo Silvio Ceccato nel 1973, olii e tempere coevi. Una ricerca pittorica incentrata su forme evocative e caratterizzata dalla sperimentazione nell’uso di maschere modulari ripetitive con cui realizzare delle velature stese a spruzzo sulla tela. Monnini sperimentatore quindi, ricercatore di tecniche pittoriche ma soprattutto un teorico che non disdegnò di accompagnarsi in quegli anni ad un cibernetico quale fu Silvio Ceccato.
Il suo lavoro di ricerca sfiorò anche l’ambito complesso del design e della decorazione. Importante fu la sua esperienza di disegnatore di tessuti al servizio delle maggiori case di moda, oltre che nell’ambito della graficae della pubblicità, senza mai tradire il filone principale de “i percorsi Mentali”. In mostra si potranno ammirare una quindicina di opere scelte tra olii, tecniche miste su carta e grafiche.
Biografia di Alvaro Monnini
Alvaro Monnini nasce a Firenze il 26 agosto 1922. Nel ’47 a Firenze, insieme a Vinicio Berti e poi Mario Nuti, fonda il gruppo di pittori astrattisti “Arte oggi” che si inquadra nel panorama più ampio delle avanguardie ialiane del dopoguerra (vedi MAC, Forma 1). Il movimento culmina nel ’50 col Manifesto dell’Astrattismo Classico, redatto da Ermanno migliorini e sottoscritto dai cinque artisti che successivamente scioglieranno il gruppo.Stilisicamente questo periodo è caratterizzato da un estremo rigore formale, che si manifesta nella scelta di forme geometriche pure, scaturite da un intenso lavoro progettuale teso a produrre opere di grande equilibrio statico e insieme di tensione dinamica. L’intento è quello di dominare la forma pura per costruire un’arte nuova e razionale. Negli anni sessanta, trasferitosi a Milano, si avvicina all’esperienza informalee crea figure dalle sembianze organiche: prima squarcia lo spazio in larghe spatolate che descrivono il travaglio di una genesi cosmica che fermenta in noi e nell’universo che ci circonda; poi, nella seconda metà di questo decennio, organizza la tela in superfici ordinate dai contorni irregolari, poste in relazione e che contengono allusioni evocative poichè intessuti di elementi reminescenziali che richiano forme di vita elementare, graffiti rupestri. Altre volte sembrano muri di un plotone di esecuzione o improvvisamente assumono l’intesità di uno sguardo, un qualcosa che rimanda alle teste di Fautrier. Nei primi anni settanta arriva a codificare un linguaggio vero e proprio delle forme evocative; nei quadri si compongono spazi più ambigui e complessi. È di questo periodo una delle produzioni più inquietanti ed insieme affascinanti dell’artista. Il quadro diventa uno spazio in cui anche il profano trova analogie e mezzi di confronto con la propria esperienza interiore. Questo periodo culmina con la mostra “I Demoni” (1970) alla Galleria Schubert di Milano, recensita dallo studioso di cibernetica Silvio Ceccato. Nella seconda metà degli anni settanta vi è un ritorno al geometrico e un interesse all’analisi scientifica della percezione dello spazio, nella convinzione che la realtà apparente abbia punti di contatto incerti con un ipotetico reale oggettivo.
Queste ricerche culminano nel ’79 con la mostra “Spazi, al Castello Sforzesco di Milano (con Kirby e Otero) e la presentazione dell’effetto TVS (Trasformazione Visuale Solidi), nonche con l’elaborazione di un nuovo metodo di prospettiva di valida applicazione al1’interior e al design di cui l’artista si è sempre occupato (metodo di prospettiva “Monnini”). Negli stessi anni è docente di teoria della forma, teoria del colore e geometria descrittiva all’Istituto Superiore di Architettura e Design di Milano. Questi studi continuano negli anni ottanta con alcune realizzazioni anche nel campo del design e dell’architettura (alcuni coordinati di rivestimenti per pareti e pavimenti, una serie di porte che chiudendosi “aprono nuovi spazi”, un allestimento su misura per sala riunioni alla Snam progetti di Assago, Milano). Nell’82, su richiesta della Galleria degli Uffizi di Firenze che organizza una raccolta di autoritratti degli artisti ita1iani più rappresentativi, realizza e dona il proprio autoritratto in chiave coerente alle ultime ricerche sulle superfici psicoplastiche associate alla teoria del colore. Infine nel1’ottantasei, un anno prima della scomparsa, pervaso dalla rinnovata esigenza di comunicare un certo lirismo, si lancia nella produzione di una serie di opere che fatalmente assumono l’aspetto di un sunto delle precedenti esperienze: il rigore geometrico, I’introspezione formale, la scienza del percettivo.
Galleria Schubert
V i a S i r t o r i 11 – Milano
Alvaro Monnini- Retrospettiva anni Settanta
dal 10 al 28 marzo
dal martedì al venerdì dalle ore 11.00 alle 19.00
sabato dalle ore 15.00 alle 19.00 – Chiuso domenica, lunedì e festivi
T e l e f o n o + 3 9 0 2 5 4 1 0 1 6 3 3
Catalogo con testi di Lorenzo Bonini e Silvio Ceccato online www.schubert.it/monnini