Sabato 21 febbraio si è celebrato il Capodanno Cinese presso Piazza Plebiscito è stato organizzato dall’Istituto Confucio di Napoli e dall’Università L’Orientale in collaborazione dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo . Si è festeggiato l’inizio del nuovo anno, l’Anno della Capra, come è intitolato secondo la tradizione di quel paese, che si sono susseguite in piazza del Plebiscito numerose iniziative ed attività, con laboratori di calligrafia e di pittura tradizionale cinese, esibizioni di arti marziali, manifattura di aquiloni, carte intagliate, arte e tecnica dei nodi e con la spettacolare Danza del Dragone di Seta. La Festa di Primavera – Chun Jie – conosciuta all’estero come Capodanno cinese, è la più importante festività in Cina, che segna l’inizio del nuovo anno secondo il calendario lunare cinese. La Danza del drago, animale simbolo di forza e dignità, darà il via ai festeggiamenti. Il drago di seta animato da giovani atleti napoletani cultori dell’antica ginnastica del taijiquan, accompagnato dal suono del gong, attraverserà la piazza del Plebiscito, dove verranno allestiti laboratori di calligrafia e pittura tradizionale, di manifattura di aquiloni, di carte ritagliate, di arte e tecnica dei nodi. La sfilata (“danza”) del dragone, di cartapesta e stoffa (in genere seta) rappresenta spesso nelle comunità cinesi all’estero l’evento più spettacolare dei festeggiamenti connessi al Capodanno: essi durano dal primo giorno dell’anno, seguendo il calendario luni-solare cinese, fino alla “festa delle lanterne”, quindici giorni dopo. In effetti, la tradizionale sfilata del drago nelle strade non rappresenta ovunque in Cina l’elemento centrale delle cerimonie collegate al Capodanno, ma la sua spettacolarità ne ha fatto sia un evento importante fra i Cinesi all’estero (e ad Hong Kong), sia un aspetto delle tradizioni dei villaggi rurali, mentre essa ha meno rilievo nelle metropoli cinesi. Il drago viene realizzato in modo da poter essere mosso da un insieme di persone (in genere almeno 11, ma possono essere di più), secondo movimenti coordinati che mimano quelli sinuosi dell’animale mitico e si traducono in una vera e propria “danza”; difatti nella tradizione popolare quella che viene impropriamente detta “sfilata” è in effetti una danza, in cui a movimenti rettilinei si associano percorsi circolari. Al tempo stesso la costruzione e decorazione del drago, in particolare della sua testa, rappresentano un’arte tradizionale che può raggiungere alti livelli tecnici ed estetici.
I dragoni possono arrivare a misurare oltre 60 metri di lunghezza. Il sistema di pensiero tradizionale cinese, di cui anche la danza e la figura del drago stesso sono figli, non è caratterizzato da logiche univoche, bensì ? il risultato di millenni di sovrapposizioni, intrecci, influssi, rielaborazioni che hanno portato a simbologie multiple, differenti e perfino contraddittorie, dove sussistono elementi dello sciamanesimo siberiano, tradizioni sciamaniche dell’Asia meridionale, concezioni taoiste, buddiste e confuciane ed influssi centrasiatici ed induisti. Il drago è animale mitico polimorfo, che include tutti gli altri della mitologia cinese. Fra loro vi sono nove animali tradizionali: la testa di cammello, le corna di cervo, gli occhi di coniglio (o di gambero), le orecchie di mucca, il corpo di coccodrillo (o di lucertola), il ventre di rana, le scaglie di carpa, le zampe di tigre ma con gli artigli all’aquila. Talora è dotato di ali, tratte da quelle del pipistrello (animale benefico nella mitologia cinese). In effetti, storicamente il simbolo del drago deriva probabilmente dalla rielaborazione della carpa, di cui mantiene i colori principali (oro e rosso) e le scaglie; è erroneamente associato in Occidente col serpente, mentre in Cina il serpente ha caratteristiche terapeutiche, ma al tempo stesso negative, al cui drago non vi sono associate. Il primo è associato col Cielo, il secondo con il sottosuolo.
Oltre ad essere un animale composito (con ogni componente dotata di uno specifico significato simbolico), il drago cinese tradizionalmente si vede attribuire anche la capacità della mutevolezza (e perfino dell’invisibilità, specie quando è in cielo) e dell’abitare in qualsiasi luogo; esso rappresenta quindi anche le metamorfosi tanto importanti nel sistema di pensiero taoista. In particolare il drago è strettamente associato alla pioggia, in senso benefico (non alle alluvioni provocate da eccesso di pioggia) ed alla longevità: tradizionalmente si crede che l’uovo di drago ci metta 500 anni per schiudersi e l’animale ne impieghi 20 mila per diventare adulto. In periodi di lunga siccità si “punivano” i draghi-modello conservati nei templi, “esiliandoli” o anche distruggendoli per non aver compiuto il loro dovere. Dopo che il drago era stato associato all’imperatore già nella dinastia Tang (618-907 d.C.), la dinastia Ming (1368-164) assunse il drago come simbolo stesso dell’impero e della Cina (il suo simbolo erano due draghi che lottavano per il possesso di una perla, simbolo a sua volta di saggezza, purezza, legalità) e da allora l’animale mitico finì per simboleggiare la Cina stessa, più ancora nell’immaginario collettivo degli stranieri che dei Cinesi. In ogni caso, sono i draghi gli animali mitici che accompagnavano dopo la morte gli imperatori verso il loro “palazzo celeste” oltre le nubi. Tutto ciò associa il drago alle nuvole, tanto importanti nei simbolismi cinesi e nelle decorazioni che li rispecchiano, che hanno influenzato gradualmente l’arte mediorientale (soprattutto persiana) e quella stessa europea.
Le prime testimonianze di draghi nelle decorazioni cinesi risalgono al XVI secolo a.C. (terrecotte, giade e bronzi della dinastia Shang). Comunque, mentre nell’Occidente i draghi (che pure derivano concettualmente da quelli cinesi ma sovrapposti ai serpenti dei culti africani) sono considerati costantemente malevoli, aggressivi, incarnazione del Male da combattere e sconfiggere (ad esempio nella lotta fra il drago e S.Giorgio o nei poemi cavallereschi), il drago cinese ha in s?, assieme ad elementi di potere, forza, aggressività difensiva anche elementi di bonarietà, simpatia, giocosità, che lo rapportano all’universo infantile (ama giocare coi bambini e li spaventa scherzosamente) e della festa, come appunto avviene anche in occasione del Capodanno. Nelle decorazioni cinesi i draghi non sono mai rappresentati in atteggiamento di sbranare o dilaniare. La molteplicità di significati del drago in Cina ha permesso un approccio differenziato, in Cina, al drago: nella religiosità popolare era soprattutto il benefico apportatore di pioggia, alla corte imperiale era simbolo di potere mentre per gli adepti del sincretismo Chan (che diviene Zen in Giappone) fra taoismo e buddismo era simbolo della illusorietà delle verità come appaiono, dietro cui si cela la Verità effettiva. Il drago è considerato maschile (yang) ed ha come controparte femminile (yin) un altro animale mitico, la fenice. Ma si ritiene tradizionalmente che esistano draghi dei due sessi e che proprio dai loro conflitti nasca la pioggia. Per lunghissimo tempo, i contadini cinesi che ritrovavano resti fossili di dinosauri li chiamavano “ossa di drago” (dato che si rendevano conto della somiglianza, su scala gigante, con quelle dei coccodrilli) e le trituravano per ricavarne medicamenti e pozioni rituali. Il Capodanno nella tradizione cinese è innanzi tutto un momento di rinnovamento e pulizia, tanto più che nel calendario cinese coincide con l’inizio della primavera, ossia col rinnovarsi della natura. Rinnovamento e pulizia interiore ed esteriore, cosicch? si cerca di iniziare l’anno senza litigi e conflitti, si cerca di riunire tutta la famiglia e si pulisce tutta la casa, decorandola di nastri soprattutto del colore portafortuna, il rosso. Al tempo stesso si devono combattere gli influssi nefasti (identificati fin dall’antichità in “spiriti maligni” e poi con l’influsso buddhista in “demoni”) e lo si fa con riti, cerimonie e pratiche di religiosità popolare, tra cui l’uso di mortaretti. In questo contesto, il drago è elemento multiforme: creatura benevola, apportatrice di longevità, di piogge necessarie all’agricoltura, è anche protettore contro gli “spiriti maligni” ed i “demoni” e il suo legame storicamente determinatosi con le dinastie imperiali fa sì che il suo danzare negli spazi aperti rappresenti un “marcare” il territorio della civiltà, dell’armonia, della cultura (a livello di villaggio ma anche di comunità nazionale) in contrapposizione con i territori da cui possono provenire pericoli materiali (banditi, invasori, ecc.) ed immateriali (influssi maligni, “demoni”, ecc.).
Inoltre la danza del drago è tradizionalmente associata col suono dei tamburi che rappresenta il tuono (quindi ancora una volta il collegamento con la pioggia); nella mitologia cinese Pangu, il nano cornuto che domina il tuono (egli stesso dotato di elementi simili a quelli della testa di un drago) è rappresentato mentre fa il giocoliere dentro un cerchio di suonatori di tamburo, mentre il leggendario “Imperatore Giallo” (antenato mitico e fondatore della civilizzazione cinese) avrebbe realizzato il primo tamburo con la pelle di un drago. La sfilata/danza del dragone per il Capodanno avviene tradizionalmente in Cina (all’estero avviene quando si può) in associazione con la “festa delle lanterne”, ossia 15 giorni dopo il Capodanno, e ciò collega il drago alla luce ed alla rigenerazione stagionale primaverile. Il suo originarsi concettualmente dal pesce fa del drago anche un simbolo dell’unità familiare che si cerca di realizzare nel pasto della notte della vigilia di Capodanno, che tradizionalmente inizia con un grande pesce, che è simbolo di buon auspicio di quell’unità. L’evento rappresenta una nuova e significativa prova della straordinaria ricchezza delle relazioni tra le istituzioni napoletane e la comunità cinese presente sul nostro territorio.