Si è inaugurato martedì 9 dicembre presso la Zeta Gallery di Tirana in Albania l’evento “Corpo e Corpi”, del”artista Antonella Pagnotta, esso si potrà visitare fino al 12 dicembre. L’evento è a cura di Marcello Fracolini . Nei giorni 9- 10 e 11 dicembre vi sarà un Workshop dell’artista Antonella Pagnotta a l’Accademia di Belle Arti di Tirana (Universiteti i Arteve UA). Come ci dice Marcello Francolini : “Una riflessione sulla maternità che si estende oltre i limiti geografici e allarga il ventre in una mediterraneità amniotica volgendo gli occhi verso l’Illiria.” Gli allievi del corso di Design insieme ad altri allievi del corso di Pittura parteciperanno all’ideazione e progettazione di un evento performativo che consisterà nella creazione di un percorso urbano direttamente collegato con la sede della galleria d’arte dove verrà presentata l’opera del’Artista. Durante la tre giorni si lavorerà sulla costruzione del gruppo, della communitas che produrrà una serie di grosse tele, ognuna ospita una diversa sagoma dell’artista, che andranno a comporre una body’s crucis. lavorando sulla sagoma del corpo di Antonella si ragionerà sul concetto di dis-posizione del corpo come materiale, dell’idea del corpo come trasmissione di significati, e quindi del corpo come strumento di relazione. Infine sarà un’occasione per allargare lo spazio della tela all’intera città tentando così di utilizzare lo spazio sociale pubblico come luogo altro per l’affermazione di un’idea artistica. Mentre venerdì 12 dicembre dalle
ore 9.00 alle ore 16.00 allestimento urbano dei lavori eseguiti durante il workshop fatto con gli allievi dell’Accademia delle Belle Arti, verranno esposti alle ore 19.00 alla Zeta Gallery. Poi vi sarà la presentazione alla Zeta Gallery del Trittico Corpo e Corpi di Antonella Pagnotta. Un estratto dell’intervento del critico e curatore Marcello Francolini il quale dice: Un trittico stabilisce la forma di presentazione dell’opera, una zona liminale entro cui si compie la mescolanza che sottraendo i confini prima segnati e poi disciolti di due corpi, due donne, due madri, quindi attraverso una sottrazione, produce un tutt’altro, un tutto diverso, un nuovo che è non altro che il Mistero dell’Unione. L’opera si presenta in tre pannelli, ognuno dei quali origina delle figure che si presentano su più livelli stratigrafici, temporali e risolti con materiali diversi.
Il pannello di sinistra è la donna albanese su più livelli di legno; il pannello di destra è la donna italiana su più livelli di ferro; il pannello centrale è la comunione che avviene su più strati di vetro generando una trasparenza e una spazialità quasi in quattro dimensioni. Le due donne laterali a loro volta proiettano la propria ombra costruita con il materiale di appartenenza del proprio luogo e della propria terra. Proprio da quest’ultimo elemento, l’ombra, vorrei risalire nella ricostruzione del significato ultimo, nel senso di profondo, che costituisce l’ontologia a cui l’opera tende.
OMBRA-TERRA Non è l’ombra quel qualcosa che ci identifica e cresce con noi, ci accompagna per l’intera vita? Non è l’ombra quel destino di similarità che condividiamo con gli altri e che al tempo stesso nel mentre ci identifica con gli esseri, determina nello specifico il nostro di essere e solo quello? Allora ecco che il significato si schiarisce a chi resta ancorato al dato fisico, non è l’ombra in quanto proiezione delle due donne, tutt’al più è quella caratteristica peculiare che appartiene a quella donna, nata in quel contesto e che di quel contesto metaforizzato, al pari di un ombra, ne porta sempre dietro una scia di profumi, sapori, colori che è come il materiale di appartenenza della propria terra, l’Humus: le rocce ramate delle Alpi Albanesi e i corpuscoli minerali della costa italiana. Dunque materia concreta che sta lì a richiamare una materia spirito come un gioco all’inverso che solo nell’arte è possibile; come un qualcosa che è in quanto è a proposito di qualcos’altro e non del suo essere. L’elemento dell’ombra, ma potremmo estendere il ragionamento all’intero trittico, si esplica attraverso la mimesis, non certo nel senso di essere un’opera d’arte in quanto imitazione di una realtà che la precede, bensì di essere un’antirealtà che proprio per avere una peculiarità oggettuale si manifesta concretamente, non rimandando alle sue parti, ma si astrae presentandosi come elemento di autorivelazione che nel caso specifico iconizza la memoria, elemento genuinamente portante di ogni incontro tra culture diverse che per in-contrarsi devono sempre mantenersi in ciò che sono.
MATERNITA’-TERRA Tentiamo ora di definire questo profondo sentimento materno di cui sopra abbiamo accennato: a prima vista, l’opera sembra esser priva di elementi che la denoterebbero come qualcosa a proposito della maternità. Questo è vero se crediamo di stare davanti ad una rappresentazione nel senso di un oggetto somigliante a; in questo caso invece l’opera dice qualcosa sulla maternità in quanto esperienza della creazione che la donna può condividere con l’arte che è creazione altra che si annette alla realtà, così come un corpo che nasce al mondo è naturale al pari della natura che crea. Questa maternità dunque è elemento costitutivo dell’esser donna, ma si estende l’oltre l’esser madre per un figlio, per esser il corpo-donna capace di generare relazione. Non è questo il senso compiuto dell’Eva di Adamo che da quella costola produce la prima relazione? Così intendendo allora è maternità come relazione, come comunicazione con il mondo. E così sembrano unirsi attraverso questi corpi di donna i miti fondanti di due popoli: Rozafa la madre del Castello di Scutari che si fa murare lasciando il seno fuori affinché il figlio possa essere allattato e Maiesta la dea nutrice (maja in albanese significa montagna e Maiesta era moglie di Vulcano) che si celebrava a Maggio come la Madonna. E la madre italica cerca la madre albanese perché deve riformulare una nuova origine che possa unire due popoli semplicemente donando sé stessa ognuna a l’altra.
Date/Time
Date(s) – 09/12/2014 – 12/12/2014
10 – 07
Zeta Gallery Tirana
Rr. Abdyl Frashëri, Nr: 31, A/4, Hekla Center, Tirana – Albania