Dal grande regista giapponese Akira Kurosawa, una grande storia epica sullo sfondo del Giappone medievale dei coraggiosi guerrieri samurai.
“Noi samurai siamo come il vento che passa veloce sulla terra, ma la terra rimane e appartiene ai contadini.”
Continuiamo a raccontare una selezione di film in bianco e nero, questa è la volta di uno dei film più famosi della filmografia orientale, un cult di uno dei più grandi maestri del cinema di sempre: Akira Kurosawa e il suo capolavoro: I sette samurai.
I sette samurai è veramente un epico film storico, si svolge nella fase finale del periodo Sengoku, cioè tra la meta del 1400 e l’inizio del 1600, più precisamente siamo tra il 1587 e 88.
In quel epoca il Giappone viveva un periodo travagliato di guerre civili, in cui diviso tra tra feudi comandati ognuno da Daimyo, un signore della guerra; feudatari sempre in lotta fra loro per il predominio. Il paese era nel caos, tra la popolazioni civile costretta a subire varie angherie, sopratutto la casta più basa dei contadini, ma ci sono anche i samurai, molti dei quali rimasti senza padrone, cioè ridotti ad essere dei ronin.
I samurai sono appunto al crepuscolo della loro età dell’oro come guerrieri, entro pochi decenni smetteranno d’essere una casta di uomini d’armi e con la fine delle guerre civili, molti di loro diventeranno burocrati, commercianti o si concentreranno sulla sfera filosofica del Bushido, cioè l’arte della guerra e le regole dell’onore.
Dopo il grande successo anche internazionale Rashomon il regista Akira Kurosawa, torna a scrivere un film sui samurai, questa volta sulle prime voleva descrivere la giornata tipo del samurai, ma accantonata questa idea iniziale, pensò di mostrare il samurai come guerriero, e di concentrarsi sul realismo storico del Giappone medievale.
La storia inizia con un gruppo di briganti che vuole assalire un villaggio di contadini, però aspettando che questi abbiano fatto il raccolto del riso, così da poterlo rubare senza troppi problemi.
I briganti però non sanno d’essere stati ascoltati proprio da due contadini nascosti dalla vegetazione, gli abitanti del villaggio si riuniscono e segueno il consiglio di uno dei anziani, cioè di assoldare un gruppo di samurai (o Ronin) per far in modo che siano loro a difendere il villaggio. pagandoli solo con del riso.
Dei contadini allora raggiungono una città, e si trovano a un anziano samurai che cerca di salvare un bambino da un guerriero ubriaco. Il Samurai riesce con l’inganno a uccidere il rapitore.
Questo samurai si chiama Kambei Shimada e la sua impresa, non è stata vista solo dai contadini, ma anche dal giovane samurai Katsushirō Okamoto, questi vuole seguire Kambei come suo allievo.
I contadini parlano con Kambei, e riescono a convincerlo a difendere il loro villaggio, ma bisogna trovare altri samurai d’esperienza in grado di poter combattere i briganti.
Per questo inizia la ricerca di abili guerrieri, il primo ad unirsi al gruppo è Gorōbei Katayama, molto abile nel tiro con l’arco, e diventerà il secondo in comando.
Kambei troverà per puro caso un suo vecchio compagno d’armi Shichirōji, che solo per fortuna si salvò dalla loro ultima battaglia, e che si è messo a fare il mercante, ma conosciuta l’impresa decide di brandire nuovamente la katana in difesa dei contadini.
Il quarto viene trovato da Gorōbei, ed è Heihachi Hayashida un simpatico samurai taglia legna, che appunto paga il debito con un ristorante tagliando la legna, non è molto abile con la spada, ma è molto simpatico e sarà molto utile per il morale.
Poi sarà la volta di Kyūzō, un abilissimo spadaccino, uomo di poche parole, che sulle prime rifiuta, ma che poi s’unirà al impresa.
Ultimi due ad entrare nel gruppo sono: Kikuchiyo, strano individuo, burlone, pazzo, impetuoso che finge d’essere un samurai, ma che in realtà è figlio di contadini, e poi il giovane ed inesperto Katsushirō.
Dopo aver formato il gruppo di sette guerrieri, questi accompagnati dai contadini arrivano al villaggio, dove iniziano i preparativi per creare le difese e addestrare i contadini ad affrontare i briganti.
Ed è prima della battaglia contro i briganti, che tra i samurai e la comunità dei contadini ci sono varie relazioni, e si conoscono meglio questi guerrieri, che più volte mostrano il loro volto più umano, oltre alle loro grandi virtù guerriere.
Una menzione speciale va fatta al personaggio di Kikuchiyo, interpretato da grande Toshirō Mifune, attore che praticamente recita in tutti i film di Kurosawa. All’inizio Mifune doveva interpretare il ruolo dell’ascetico e imperturbabile Kyūzō, ma in seguito il copione fu cambiato introducendo appunto il personaggio di Kikuchiyo. Kurosawa diede al amico Mifune molto libertà nel interpretare questo iconico personaggio, che nel film spesso risulta chiassoso, irascibile, e per lo più sopra le righe, ma che dimostra anche d’avere una certa saggezza, essendo al tempo stesso sia un samurai che un contadino.
Il film ha avuto una produzione molto travagliati, dovuta a vari cambiamenti, ma sopratutto al fatto che venne girato in esterno, e con vari sforamenti del Budget da parte dello stesso Kurosawa che credeva molto nel film e della sua storia.
Un discorso a parte va fatto sulla durata del film e sui vari montaggi, sopratutto in occidente, la durata è di ben 207 minuiti (con persino 5 minuti d’intervallo), mentre in occidente subiti vari tagli da parte della stessa casa di produzione, la Toho, questo per paura che la durata potesse scoraggiare la visione da parte del pubblico occidentale.
Così il film arrivò pesantemente censurato, sopratutto delle scene dei contadini, ma nonostante questi tagli la pellicola vinse il Leone d’argento a Venezia nel 1954, anni dopo il regista giapponese ha affermato in modo ironico che “.. a Venezia invece dei sette samurai hanno visto i tre samurai e mezzo.”
Passarono diversi anni prima che anche noi occidentali potessimo vedere il film completato, per l’Italia fu trasmesso dalla Rai con un nuovo doppiaggio, ma usci anche in vari versioni in dvd e Bluray, io consiglio la versione della Sinister Film in edizione speciale in 3 br, con molti contenuti speciali tra cui un dietro le quinte e un’interessante intervista al regista, ci sono anche la versione integrale e quella cinematografica.
I sette samurai sono stati tra i film che hanno fatto scoprire il cinema giapponese al pubblico occidentale, insieme con Rashomon del 1951, sempre di Kurosawa e con Mifune nel ruolo da protagonista.
Lo stereotipo del guerriero samurai viene proprio da questo film, come da altri di Kurosawa. E il regista giapponese è diventato un punto di riferimento per molti autori occidentali, viene appunto apprezzato da Lucas, da Spielberg e da Tarantino.
Per questo è impossibile sapere davvero quanto questo epico film, abbia influenzato il cinema e la cultura pop di tutto il mondo, ma tra i riferimenti più diretti, non si può non citare il remake western dei Magnifici Sette del 1950, dove un gruppo di sette pistoleri proteggono un villaggio di contadini messicani, da notare che i due film si concludono con la stessa iconica battuta.
Il western diretto da John Sturges con molti grandi attori come protagonisti tra cui: Yul Brynner, Eli Wallach, Steve McQueen e Charles Bronson, diventano un classico del genere.
Tale fu il successo di questo film che ebbe tre sequel: Il ritorno dei magnifici sette (1966),
Le pistole dei magnifici sette (1969) e I magnifici sette cavalcano ancora (1972), ma persino un dimenticabile nuovo remake nel 2016, e una serie tv di 2 stagioni tra il 1998 e il 99.
Da noi nel 1980 uscì anche il film di fantascienza I magnifici sette nello spazio, un piccolo film di serie B, ma il titolo gli è stato imposto dagli adattatori italiani.
Molto appassionate è invece la serie anime Samurai 7 del 2004 prodotto dallo studio Gonzo, che riprende la storia dei film narrandola in un contesto tra la fantascienza con un po’ di streampunk e fantasy, e andando ben oltre la difesa del villaggio; questa è disponibile per lo streaming su Netflix.
La versione originale di 4 ore è presente anche su Amazon Prime.