IX Festival Internazionale del Film di Roma – Un film per appassionati di manga e videogame: As the Gods Will (Kamisama no iutoori) di Miike Takashi
Un protagonista di questo Festival è stato il prolifico e geniale Miike Takashi (un centinaio di film di diversi generi al suo attivo): ha ricevuto il premio ‘Maverick director award’, ha presentato in prima mondiale il suo As the Gods Will e ha incontrato il pubblico. Un nomade famelico di cinema (tre-quattro film l’anno) che sperimenta continuamente, senza scrupoli nel contaminare generi e media, sempre alla ricerca di nuovi stimoli, molto amato dai giovani per la sua effervescente ironia e creatività. Quentin Tarantino l’ha definito: “uno dei più grandi cineasti viventi”. I suoi film spiazzano, turbano, suscitano emozioni forti, rappresentano tutta l’inquietudine contemporanea e le ossessioni giapponesi. As the Gods Will è ambientato in un liceo di studenti annoiati dove all’improvviso appare su una cattedra una bambola Daruma (figurine votive tradizionali giapponesi) che inizia un gioco mortale: gli studenti che non superano le prove vengono uccisi. Il gioco è portato avanti, con le sue terrificanti conseguenze, da un ‘Maneki Neko’ (gatto della fortuna), da una bambola Kokeshi, da un orso polare e da una matrioska. Tra tranquillizzanti, all’apparenza, souvenir nipponici e citazioni di fumetti e videogame sanguinari le teste degli studenti esplodono. La scuola, la giovane età dei ragazzi, l’estremizzazione cartoon acuiscono questa rappresentazione di una violenza gratuita che, senza perdere la sua carica ansiogena, viene ricondotta al ‘gioco’ sia dallo sviluppo della trama che dalle biglie rosse al posto delle gocce di sangue. Se questo film può sembrare ‘esagerato’ basta considerare le stragi accadute in molte scuole americane per considerare che la realtà violenta di una società benestante ha superato spesso la fantasia. Takashi mescola continuamente realtà, immaginazione e generi. Nell’incontro Miike ha posto l’accento sulla libertà espressiva e la propria insofferenza alle limitazioni, che nei film a budget elevato sono maggiori in quanto è necessario tener presente il successo al botteghino, l’importante è che un film sia per lui un’occasione di divertimento. Parlando della censura ha spiegato come questa sia diversa nei vari paesi: negli Stati Uniti (il paese della libertà) un articolo del New York Times ha annunciato 12 episodi di un’opera comunicando, in tal modo, indirettamente che il suo, il tredicesimo era stato eliminato; mentre in Giappone esiste una Commissione per l’etica del film che è un ente privato, di cui fanno parte alcuni cineasti che non hanno avuto successo (sempre caustico). Takashi non ritiene che la censura sia di per sé negativa, è giusto che ci siano delle regole e, a suo avviso, As the Gods Will può essere visto da persone con più di 15 anni. Alla domanda: “In quale suo film lei si identifica?!”, ha risposto: “questa è proprio la domanda che detesto sentire… ed è arrivata. Non credo che vedrò di nuovo As the Gods Will, anche se mi piace molto, perché già penso al mio prossimo film”. Nessuno più di lui è ‘maverick’ (anticonformista e dissidente)!