E’’ la tredicesima canzone su 500 nella classifica stilata dalla rivista Rollingstone. Era l’anno 1996 questa è una delle migliori canzoni dei Velvet Underground.
Il testo è incentrato sui pensieri e sulle emozioni provate da un tossicodipendente, il suo rapporto nei confronti dell’eroina e i relativi benefici che trae da essa. La sua è una relazione senza possibilità di salvezza, in quanto nella parte finale della canzone il tossico arriva a chiedere la morte da quella che è diventata sua “moglie” e sua “vita”, ringraziando Dio perché ormai estraniato dalla vita sociale, dalla città, dai “politici e dai loro discorsi”
Heroin, (insieme a brani come I’m waiting for the man,Sister ray e White Light/White Heat), viene additata come la ragione per la quale i Velvet Underground sono spesso associati all’uso di droghe dai media. Certi critici dichiararono che la band glorificava l’uso di stupefacenti.[2] Invece, i membri della band (Lou Reed, in particolare) hanno frequentemente respinto ogni accusa circa il fatto che la canzone magnificasse l’uso d’eroina; infatti, è piuttosto il contrario. Il testo di Lou Reed, come la maggior parte di quelli presenti su The Velvet Underground & Nico, tendono a descrivere delle situazioni oggettive senza esprimere un punto di vista negativo o positivo.
I critici non furono gli unici a fraintendere il brano; anche i fan spesso approcciavano i membri del gruppo dopo i concerti e raccontavano loro di avere iniziato a “bucarsi” a causa di Heroin, cosa che turbò profondamente Reed. Come risultato, Reed era restio a suonare la canzone nell’ultimo periodo passato con il gruppo prima di lasciarlo.