
DROIDI DI CLASSE 1 e 2
L’universo di Star Wars ha da sempre alimentato l’immaginazione dei nerd e degli appassionati di tecnologia, grazie alla presenza di dispositivi di ogni genere e di androidi che non sono semplici macchine, ma veri e propri personaggi con personalità, ruoli specifici e design unici.
Nell’ultimo decennio, in particolare negli ultimi anni, stiamo assistendo ad una rivoluzione senza precedenti che sconvolgerà il mondo come fecero Internet e i social media. Ormai è solo una questione di tempo per vivere l’ascesa definitiva degli androidi nella nostra società. Ciò, ovviamente, non riceverà ben poche critiche da parte di chi potrebbe essere rimpiazzato da macchine del genere o da semplici timorosi. In fin dei conti la paura scaturisce quando di fronte si ha l’ignoto e questo sembra essere proprio il caso. Colossi come Bill Gates, hanno parlato dell’intelligenza artificiale come “La più grande minaccia esistenziale”, studiando il principale obiettivo di quest’ultima: superare i limiti dell’uomo.
Androidi con l’attuale intelligenza potrebbero davvero colmare molti vuoti lasciati dall’uomo…
Arrivati a questo punto, possiamo abbandonare la realtà e fare un viaggio nella Galassia lontana lontana, analizzando per filo e per segno la varietà di androidi che la popola.
Nell’Universo di Star Wars l’utilizzo degli androidi è ormai ben collaudato da millenni, se non di più. Gli esseri senzienti vivono in simbiosi con le macchine con ordine e rispetto reciproco.
Più che utilizzare le parole “androidi” o “robot”, nella galassia starwarsiana, sarà più appropriato utilizzare la parola “droidi”.
Questa espressione, che sembra essere ormai di uso comune, fu inventata proprio dalla Lucasfilm mediante l’aferesi della parola “androide”. Da allora è un marchio registrato diffuso nella letteratura e nel cinema, soprattutto nel campo della fantascienza.
Tutti i droidi della galassia sono suddivisi in cinque classi, secondo la tecnologia, le abilità e i compiti.
Nella prima classe troviamo droidi specializzati in fisica, matematica e nelle scienze mediche. Tra questi, probabilmente i più importanti per il corretto funzionamento dei servizi di ogni pianeta o di strutture orbitali sono i droidi medico. Che il loro paziente abbia perso un braccio durante uno scontro con la spada laser, che sia caduto in un fiume di lava o sia stato attaccato da un Wampa, i droidi medico ci sono sempre stati. Affidare dei pazienti a delle macchine è un una pratica sempre più diffusa anche nella vita reale poiché garantisce alte probabilità di successo e rende possibili interventi molto complessi e solitamente impossibili per l’uomo. In generale i due tipi di droide medico più comuni sono l’assistente e il medico specializzato. Gli assistenti sono poco intelligenti e si limitano ad essere delle grosse scatole con molteplici bracci snodabili. I veri protagonisti sono proprio i medici specializzati, capaci di portentosi interventi e programmati con temperamenti calmi e rassicuranti per interfacciarsi con i pazienti. Ciò che giustifica il vasto utilizzo nella galassia starwarsiana di questi miracolosi droidi è che con così tante specie differenti , è difficile se non impossibile per un medico organico capire le fisiologie particolari di tutti gli esseri alieni.
I droidi di seconda classe sono specializzati in ingegneria e nelle scienze tecniche. In una Galassia completamente retta dalla tecnologia è essenziale che tutto funzioni sempre e con la massima efficienza, proprio per questo i droidi di classe 2 sono i droidi più diffusi e numerosi. Le macchine richiedono una manutenzione regolare ma i droidi possono far risparmiare tempo ai loro padroni. I droidi di tipo Treadwell lavorano dagli incrociatori stellari repubblicani alle fattorie per l’estrazione di umidità (come quella in cui viveva Luke su Tatooine) mentre i droidi meccanici serie DUM sono famosi per essere capaci di lavorare in team (con qualche lite o incidente) e di essere compatti (con un colpetto al naso si chiudono diventando facilmente trasportabili).
Ultimi ma assolutamente non meno importanti sono i droidi astromeccanici. A bordo di gigantesche stazioni spaziali o di piccole astronavi, i droidi astromeccanici svolgono variati compiti. Nella storia di Star Wars li abbiamo visti assistere eroi, criminali, navigatori ed esploratori. Con un assortimento di strumenti e accessori quasi illimitato, c’è ben poco che non possano fare.
La serie di droidi astromeccanici più diffusa ma anche più celebre è la famosa Serie-R. La Serie-R vanta di un’ampia gamma di finiture e design diventati poi iconici. Mentre la testa a forma di cupola è piuttosto comune, alcuni modelli hanno stili più conici e design a botte. Diventato simbolo dell’intera Saga e compagno fedele dei protagonisti è proprio il famigerato R2-D2. Con il suo aspetto iconico R2, come le altre unità è dotato di una grande autonomia operativa, capacità di interfacciarsi con i complessi sistemi di astronavi per eseguire riparazioni, diagnosticare guasti e persino pilotare in situazioni di emergenza. Dal punto di vista ingegneristico, la miniaturizzazione dei sensori, dei sistemi di controllo e delle interfacce digitali è un tema caldo nella ricerca odierna, con laboratori che sperimentano robot capaci di “introspezione” tecnica simile a quella immaginata nella galassia.
Oltre alla Serie-R, nella trilogia sequel abbiamo incontrato una nuova tipologia di astromeccanico: l’unità BB (ricordiamo BB-8). Alla fine della Guerra Civile Galattica, gli astromeccanici subiscono un’evoluzione notevole con la costruzione di un “motivatore sferico” che fa rotolare il corpo del droide lasciando in stabilità la testa. Tornando invece indietro nel tempo, ancor prima della crisi su Naboo, l’unità astromeccanica di tendenza era la Serie-C. Questa serie ha la particolarità di essere più tozza della Serie-R e di avere due braccia robotiche che escono dal telaio principale. Celebre droide di questa classe è CI-IOP, conosciuto dai più fan di Star Wars con il nome Chopper (droide che ha combattuto nella ribellione e membro della ciurma dello Spettro nella serie tv Rebels).
La grandissima maggioranza dei droidi astromeccanici possiede un sistema di locomozione a tre pattini ma, i più avanzati hanno dei razzi ausiliari che gli permettono di percorrere terreni rocciosi e scoscesi. Questi prodigi della meccanica si orientano sulle astronavi e nello spazio esterno con una vasta gamma di visori e sensori. R2-D2 per esempio utilizza sensori ambientali multipli che tra le tante cose, servono anche a registrare ciò che c’è intorno. Un esempio celebre è proprio l’ologramma della principessa Leia in Episodio IV, riprodotto da R2 tramite un oloproiettore.
Mentre il nostro mondo si avvicina sempre di più a realizzare la tecnologia immaginata in Star Wars, la presenza dei droidi rimane un simbolo potente di un futuro in cui la macchina e l’uomo possono coesistere in perfetta armonia. Le prime due classi di droidi, che spaziano dai medici ai tecnici e astromeccanici, ci mostrano come la fusione tra funzionalità e design possa ispirare soluzioni innovative anche nella realtà quotidiana.
Il confine tra fantasia e realtà si fa ogni giorno più sottile: siamo pronti ad abbracciare una nuova era in cui la rivoluzione dei droidi trasformerà il nostro modo di vivere e interagire?
Nei prossimi articoli esploreremo le altre classi di droidi presenti nell’universo di Star Wars, per un’analisi ancora più approfondita di questo affascinante mondo.
Che la Forza della tecnologia sia con noi, oggi e sempre!