Carissimi e Carissime
Quando ci si presta a vedere, un qualcosa che ha che fare con il termine “Samurai” nel titolo, già si inizia a masticare con il sapore in bocca, di un gusto già sentito decine e decine di volte…
Ora mettetevi seduti e dimenticate completamente tutto quello visto fino ad ora perche’ Blue Eye Samurai, è un qualcosa di unico e sorprendente!
La serie e’ prodotta da Netflix e la co-creatrice, produttrice esecutiva e co-sceneggiatrice Amber Noizumi, in una recente intervista a The Hollywood Reporter, ha dichiarato che la fonte d’ispirazione ha tematiche profondamente personali.
Legato al progetto troviamo anche Michael Green come co-creatore produttore esecutivo, e scrittore (Logan, Blade Runer 2049, Assassini sull’Orient Express) ed Erwin Stoff come produttore esecutivo.
La protagonista di questa storia, ambientata nel periodo Edo del 17°secolo giapponese il 1633, è una donna nata da una violenza sessuale, commessa da uno dei quattro uomini bianchi che si sapeva, si trovassero in Giappone all’epoca.
Questo periodo coincide con l’isolamento totale della cultura giapponese, da qualsiasi contaminazione esterna, difatto gli stranieri bianchi erano sconosciuti alla popolazione e i pochi nati da relazioni miste, erano considerati degli abomini.
In questa dimensione, bloccata nel tempo i giapponesi devono ritornare necessariamente alle antiche tradizioni, la preparazione del cibo, l’agricoltura l’artigianato e la forgia per la via dell’acciaio della spada.
Mizu, questo è il nome della protagonista (doppiata da Maya Erskine) ormai adulta
si traveste da uomo e deve celare anche i suoi occhi azzurri, indossando degli occhiali perché lei creatura della vergogna ha fatto un giuramento; uccidere i quattro uomini bianchi, compreso suo padre, presenti in Giappone.
La serie contiene dei temi, drammaticamente destinati agli adulti, sia per lo stile che per l’animazione. Le sequenze di combattimento e le animazioni sono un tourbillon di stimoli sensoriali. Il tutto mixato a livello sonoro e cinematografico con scene coreografiche ipercinetiche e un contrasto elevato di movimenti al rallentatore violenza dura, melodramma, umorismo e stile; per certi versi ho rivisto la regia di John Woo, ma questa è una impressione del tutto personale. Il mondo di Mizu è violento, patriarcale, il genere femminile è confinato nel limbo della scelta forzata, o moglie sottomessa o prostituta ed in ogni caso sottomessa, che sia di estrazioni nobili o di basso ceto. È disarmante e lascia senza fiato, la caratterizzazione del personaggio, per l’enfasi che viene data alla sua missione, prevaricando e sotterrando i propri sentimenti di ragazza, di donna e di essere umano.
Mizu blinda nel suo io più profondo, l’amore, i sentimenti e la pietà, a fronte di una spietata lucidità dettata dall’odio che la nutrira’ di un energia inesauribile per conseguire il proprio disegno.
Nel corso della storia, sembrera’ poter cedere da un momento all’altro, per le ferite per lo sgomento, nello scoprire scenari che la riguardano, ma la sua corsa sarà inarrestabile sostenuta dagli ideali acquisiti con il suo maestro Eiji, fabbro cieco, che l’ha cresciuta.
È molto interessante l’incipit che gli autori riescono a trovare con Mizu e il Maestro Eiji, l’acciaio, la forgia e la spada.
Una filosofia che racchiude in sé ciò che il maestro Eiji sostiene:” La spada è l’anima del Samurai, quindi deve corrispondere all’uomo.
La sua lama deve essere rigida e sottile e sgargiante.
Pieghiamo l’acciaio per fonderlo.
Battiamo il metallo fuso per eliminare le impurità: più è puro e più è duro.
Ma se è troppo duro diventa fragile.
Bisogna lasciare qualcosa come Dio l’ha fatta.
Le impurità nel posto giusto sono una qualità”
Un modo di vedere la vita che Mizu, prima capirà e magari a sue spese, dovrà far suo per arrivare a raggiungere il suo obbiettivo e scopo della sua esistenza.
Questa produzione a detta di Green e specialmente da Noizumi:” Con Blue Eye Samurai volevamo rompere tutti gli schemi. Mizu non è né giapponese né bianca, non è né femmina né maschio, e questa serie non assomiglia a nulla di già visto.
Non è un cartone animato, non è un anime e non è un live action.” E a tal proposito green ribadisce:” Siamo in California – siamo in Occidente – e volevamo fare qualcosa che avesse elementi di incontro tra Oriente e Occidente. Quindi anche lo stile d’animazione doveva essere all’altezza.
Riguardo agli anime, ci sono già persone che lo fanno così bene, ma noi siamo venuti fuori dalle conversazioni con tutti i nostri partner, con Netflix, che era interessata a fare qualcosa di auspicabilmente innovativo”.
In ultima battuta, volontariamente non mi sono addentrato nella trama per non creare spoiler, ma per descrivere questa perla rara piena di innovazioni, poesia, senso dell’onore, principi del Bushido e filosofia che merita ampiamente di essere vista, apprezzata e rivista ancora!
Alla prossima gente Nerd!
DocStrange19
Stefano Brodoloni
Testo dell’intervista agli autori, liberamente tratto da :”The Hollywood Reporter ” Articolo di Abbey White del 12/11/2023.