Carissimi e Carissime, non potevo esimermi da recensire, la Terza e Ultima Stagione di Ultraman in onda su Netflix.
La stagione finale, è la ciliegina sulla torta, a concludere la serie sull’Iconico eroe giapponese, difensore della Terra, dalle minacce aliene.
Creato nel 1966 da Eiji Tsuburaya come sequel “non ufficiale” della serie Ultra Q è uno dei capostipiti di un nuovo genere, definito tokusatsu, lett. “effetti speciali”) è un termine giapponese riferito a film e serie TV live action che fanno ampio uso di effetti speciali. Si tratta comunemente di opere di fantascienza, fantasy o horror, ma possono rientrare nella categoria anche altri generi. L’esempio più famoso del genere Tokusatsu sono i film sui Kaijū o film di mostri analoghi, come Godzilla, e le serie TV di supereroi come appunto: Ultraman, Ganbaron, Kamen Rider, Metal Heroes e Super Sentai Series, che ha originato i Power Rangers negli Stati Uniti.
La stagione finale del reboot di Ultraman tratto dal manga di Eiichi Shimizu e Tomohiro Shimoguchi, reboot realizzato da Tsubaraya Productions che negli ultimi anni ha messo a segno ottimi colpi, lavorando bene sul franchise, dedicato a una vera e propria pietra miliare del genere tokusatsu.
Facendo un piccolo sunto, la prima stagione vede Shin Hayata il “primo” Ultraman il
leggendario “Gigante di Luce” (Hikari no Kyojin) dopo essere sparito dalla scene, trasferire la propria eredità di difensore della Terra, nei confronti del proprio figlio Shinjiro.
Questo passaggio avviene, nel momento in cui il potenziale Ultra di Shinjiro (sigillato nel suo Dna) inizia a manifestarsi e guarda caso, la minaccia aliena torna prepotentemente in scena.
La seconda stagione, introduce altri personaggi Ultra che andranno a rafforzare la squadra e il concetto di Super della Pattuglia Scentifica giapponese, la SSSP.
Il conflitto con gli alieni, iniziato nella prima stagione, inizierà a mettere in evidenza degli indizi, di un piano piu’ grande e articolato; dove il nostro eroe sarà il fulcro dell’azione e delle mire dei suoi nemici.
Avremo come parte della narrazione, figure di personaggi alieni, che ci accompagneranno alla stagione finale, non senza colpi di scena e cambi di bandiera!
La terza stagione, appunto il Finale, è molto incentrata su Shinjiro, la sua presa di coscienza sempre più forte del fardello di un potere che cresce in lui, il potere del Gigante di Luce, ereditato da suo padre Shin Hayata.
In contrapposizione alla figura crescente di Ultraman, troviamo un antagonista alieno, che gli darà filo da torcere e cercherà di ardire un piano atto a screditarlo nei confronti dell’umanita.
Il comparto tecnico rimane sostanzialmente invariato, con animazioni piuttosto fluide e un cell shading molto efficace nelle scene d’azione, soprattutto nell’espressività dei volti, anche se di tanto in tanto i mostri alieni sembrano più intensi ed efficaci, dal punto di vista “attoriale”, rispetto agli umani.
La caratterizzazione psicologica ed emotiva dei personaggi principali interpreta stereotipi funzionali alla trama, a parte Shinjiro e Rena, nessuno mostra una particolare evoluzione rispetto al proprio ruolo predefinito. Particolare mensione va’ ad “Iceman” Dan Moroboshi Ultraman Seven a vincere con largo distacco la medaglia d’oro come “Miglior Personaggio Carismatico e Risolutore” della serie (il preferito dal sottoscritto).
La sceneggiatura e’ azzeccata, e obiettivamente, il piano del villain (che non vi svelero’ nei dettagli) tiene incollati fino alla fine e un protagonista principale tormentato da dubbi interiori e insicurezze continue (e abbastanza ingenue), Shinjiro sembra spesso più in balìa degli eventi che capace di contrastarli, almeno fino a che, nel più classico dei topoi narrativi del genere, non sarà obbligato a venire a patti con le differenti parti della sua tormentata anima; dal codardo che vorrebbe solo fuggire al più coraggioso e indomito eroe.
Ultraman Finale può contare su alcune sequenze d’azione ben realizzate, con ripetute strizzatine d’occhio a un design “alla Avengers” che, per quanto inclusivo e coinvolgente possa essere, tutto sommato ha un suo senso in questo contesto.
Inoltre cerca comunque di portare avanti alcuni discorsi potenzialmente interessanti, in particolare sulla funzione dell’eroe in una società, non solo in quanto “combattente” ma soprattutto come fonte d’ispirazione per gli altri. E lo fa scegliendo, per l’appunto, quello che per i Giapponesi è “l’eroe in costume” per definizione, il gigante rosso e argento che ha catalizzato l’immaginario di intere generazioni fino ad arrivare al regista di Evangelion, Hideaki Anno, che ha incluso Shin Ultraman nella sua personale rielaborazione del trittico pop per antonomasia dei cult nipponici, dopo Shin Godzilla e Shin Kamen Rider.
In conclusione questa serie di Ultraman, tende ad unire il pubblico storico che ha amato il personaggio canonico, con le nuove generazioni, mixando elementi retro’ e nuove idee per la serie; cercando perciò, di portare il tanto amato Gigante di Luce alla ribalta dell’attualità.
Doc Strange19
Stefano Brodoloni