Kyashan Sins (キャシャーン SINS Kyashān Shinzu, titolo originale: Casshern Sins) è una serie anime, reboot di Kyashan il ragazzo androide, prodotto da Tatsunoko Production e animato da Madhouse.
È stato trasmesso in Giappone il 1º ottobre 2008.
L’anime è edito in Italia da Yamato Video, e attualmente è possibile vederlo ,sottoscrivendo il servizio Anime
Generation con Amazon Prime.
Casshern Sins.
Ispirato alla serie cult Shinzō ningen Kyashān (1973), Casshern Sins non è considerabile come un reboot in senso lato, bensì un progetto a sé stante che dalla serie madre trae soltanto ambientazione e personaggi. Quello che ci verrà proposto è una sorta di universo parallelo che, grazie anche all’inserimento di nuovi personaggi, vedrà narrata una storia totalmente nuova rispetto al passato.
Il mondo è oramai in rovina e Casshern è un giovane robot senza memoria che vaga in giro per il mondo alla ricerca di se stesso e della sua memoria perduta. Nel suo peregrinare scopre come tutto ciò che lo circonda è soggetto alla “rovina” un processo di decadimento irreversibile iniziato con la morte di Luna, colei che incarna la vita e la prosperità del pianeta e di tutti gli esseri che vi risiedono.
Grazie all’incontro con altri personaggi secondari come la giovane Lyuze e la piccola Ringo, Casshern ricorderà pian piano come in realtà sia stato lui ad uccidere Luna e che non sono in pochi a volerlo vedere morto nella speranza di poter riportare tutto come prima.
Ciò che colpisce subito di Casshern Sins è indubbiamente il comparto tecnico che vede un ispiratissimo Yoshihiko Umakoshi alle chine (Saint Seiya Omega) e un superbo Kaoru Wada alle musiche (Alita Battle Angel, InuYasha e D.Gray-Man); il vero plauso va però fatto a Yasuko Kobayashi, autore di una sceneggiatura a dir poco superba in cui il dramma si unisce all’azione attraverso una visione quasi filosofica del mondo. Notevole è la profondità con la quale ogni personaggio coinvolto, sia nuovo che vecchio, sia stato caratterizzato da storie personali intense, mai banali o ridondanti, saggiamente narrate a piccoli morsi affinché lo spettatore sia invogliato a seguire il tutto fino alla fine.
Un mosaico di pensieri creato ad arte affinché ognuno dei protagonisti possa far decollare la storia nella storia, ovvero il tema narrativo principale di questa serie. Se inizialmente tutti i personaggi sembrano essere indirizzati verso obbiettivi ben definiti, con il passare degli episodi, essi verranno messi in condizione di cambiare le proprie idee, catapultandosi in eventi più grandi di loro che segneranno profondamente il resto delle loro esistenze.
La morte e la paura da essa scaturita, è considerabile come un leitmotif di Casshern Sins; essa viene difatti dipinta in uno splendido affresco di dolore e speranza capace di tramutare i robot sopravvissuti in esseri dalla spiccata umanità.
La spasmodica ricerca di un appiglio alla vita rende la narrazione drammaticamente sontuosa, come nella migliore delle tradizioni shakespeariane, e si ha la sensazione di poter leggere nell’animo di ogni personaggio, come fosse un libro aperto che mostra tutte le loro emozioni più profonde.
Tutto ha un’utilità in questa storia, uno scopo superiore da seguire affinché il metaforico “cerchio” possa finalmente chiudersi facendo tornare tutto alla normalità; poiché laddove vi è immortalità non può esservi ordine.
Il cammino verso la redenzione del tragico eroe si avvale di una confezione sublime, con litanie crepuscolari dell’acclamato compositore Kaoru Wada che esprimono il silenzioso dolore di scenografie desolate, sfondi espressionisti di rara potenza visiva – le ambientazioni si possono fisicamente identificare in un immenso fondale marino dalle variegate suggestioni lovecraftiane – che concretizzano l’annichilimento del pianeta e lo stato d’animo tormentato del ragazzo.
A celebrare la nostalgia per la classica serie tv provvede lo splendido character design dell’artista Yoshihiko Umakoshi, ancorato a uno stiloso ed essenziale tratto vintage anni ’70, mentre animazioni di livello eccelso, fluide e di grande fisicità, e una regia lenta e d’atmosfera di Shigeyasu Yamauchi, amante di giochi di sguardi e lunghi silenzi, seducono gli occhi garantendo la grande perizia autorale della produzione.
Una piccola curiosità su questa opera, Il brano principale di Kyashan – La rinascita era interpretato dalla cantautrice giapponese Utada Hikaru, all’epoca sposata con il regista Kiriya. Utada Hikaru è famosa tra i fan italiani anche per aver realizzato vari pezzi per la serie di videogiochi Kingdom Hearts, compreso un brano per l’atteso Kingdom Hearts III.
La nota stonata, che impedisce a questa serie di essere considerata un capolavoro assoluto, sono il numero eccessivo di puntate (18 sarebbero bastate ed avanzate) e, paradossalmente, la natura profondamente ermetica della narrazione (limitante, e non di poco, nei confronti del potenziale pubblico a cui quest’opera può essere indirizzata).
Tirando le somme possiamo dire che Casshern Sins vince ed avvince, forse uno dei migliori reboot che abbia mai visto, e che è riuscito a dare nuova linfa ad un classico anziché sfruttarlo nei minimi termini.
Con le sue imparreggiabili atmosfere tragiche, la storia intrigante e l’affascinante ipotesi, per niente campata in aria, che si possa defnire il vero “seguito” di Ouverture, “Casshern Sins” ha tutti i presupposti per piacere al grande pubblico. Specialmente ai fan del titolo storico degli anni ’70 che si ritrovano tra le mani un remake molto originale e tecnicamente all’avanguardia.
Doc Strange19
Stefano Brodoloni