“Invincibili guerrieri
Valenti condottieri
Votati anima e corpo a Lady Isabel
Per diventare “santi”
Per esser cavalieri”
Il 26 marzo 1990 andava in ando un anime di combattimento, con eroi protetti d’armatura
che diventò un mito per il pubblico italiano degli anni 90, e che ancora oggi ha molti fan in tutto il mondo, e ogni anno escono nuovi anime, nuovi manga, nuovi modèllini e nuovi videogiochi.
Perché i miti si rinovano, ma non muoio mai…
“Hai mai sentito il cosmo dentro di te?”
Era il 1985, la Bandai la più grande ditta giapponese specializzata in modellini e action figure cercava un nuovo trend per il mercato più giovane quello dei ragazzi tra i 12 e i 17 anni. Si pensò di creare una serie di eroi in armatura ispirati ai 12 segni dello zodiaco occidentale, (l’armatura si poteva rimuoverla e rimontarla a forma del segno). Per lanciare questo nuovo tipo action figure d’ispirazione fantasy, poteva essere una buona cosa crearci intorno una storia, ma per testare l’interesse del pubblico l’ideale era cominciare con un manga. Il manga fu affidato al giovane ed emergente autore: Masami Kurumada. Kurumada sembrava particolarmente indicato per questo genere di progetto tipicamente Shonen (manga per ragazzi); con il suo tratto non molto raffinato, che non usava retini e quasi privo d’anatomia, ma molto dinamico, perfetto per una storia dove battaglie ed eroi sono la cosa più importante. L’ambientazione sarebbe stata moderna, ma con una forte ispirazione alla mitologia greca, visto il successo in Giappone del film mitologico Arion di Yoshikazu Yasuhiko, lo stesso Chara della serie originale di Gundam.
La storia narra le gesta dei Saints (santi, in Giappone il termine non ha nessuna conformazione religiosa). I Saints sono dei guerrieri che indossano un’armatura ispirata alle costellazioni e hanno un potere chiamato il cosmo, un’energia interna che permette loro di compiere gesta al di sopra dei comuni mortali, i Saint sono agli ordini di una divinità della mitologia antica per lo più del panteon greco/romano.
La storia inizia nella Grecia moderna, luogo d’addestramento di Seiya (Pegasus), giovane giapponese che aspira a diventare il Bronze Saint della costellazione di Pegaso. Già nelle prime pagine del manga vediamo Seiya riuscire a conquistare la sua armatura, e tornare a Tokyo (Nuova Luxor) dove dovrà affrontare altri Saints di Bronzo in un torneo per conquistare l’armatura del segno del Sagittario. Tra i Saints che partecipano al torneo: Shiryu (Sirio il Dragone), Hyoga (Crystal il Cigno), Shun (Andromeda) Ikki (Phoenix) e altri cinque Saints tutti provenienti da diverse parti del mondo. Il torneo è organizzato da Saori Kido, (Lady Isabel di Thule) in memoria di suo nonno Mitsumasa Kido (Alman di Thule). Durante uno degli scontri, Ikki (Phoenix) ruba l’armatura d’oro, Seiya e gli altri si precipitano all’inseguimento riuscendo a recuperare quattro pezzi sui nove che compongono la preziosa corazza. Per poterli recuperare gli altri i cinque Saints dovranno affrontare i loro doppi oscuri, i Dark Saints alle pendici del monte Fuji, in scontri uno scontro uno.
Nonostante in parte la serie sia un’opera su commissione, Kurumada, riesce a rendere il manga molto personale, anche traendo ispirazioni da opere esterne, prima di tutto dalla mitologia greca, soprattutto mito di Athena, dea della guerra e dell’ingegno che secondo la tradizione ha sempre sostenuto gli eroi come Ercole e Ulisse, ma nella nostra storia diventa la reincarnazione dell’ideale della giustizia. Kurumada riscriverà il mito greco secondo le sue esigenze e riutilizzerà i personaggi di un suo manga precedente: Fuma no Kojiro. Questo manga mescola i ninja con i teppisti delle scuole giapponesi armati bokken, spade di legno.
Per ricreare i protagonisti dei Saints, Kurumada riprese molti dei personaggi di Kojiro (questa è una consuetudine di molti autori come Tezuka, Nagai, e Matsumoto)
Seiya (Pegasus) è uguale a Kojiro entrambi protagonisti delle loro storie, Shiryu (Sirio il Dragone) a Ryoma, con la differenza che Ryoma ha perso un occhio in battaglia, mentre Shiryu perde spesso la vista, Shun (Andromeda) a Kirikaze anche se quest’ultimo è meno ambiguo e i suoi capelli sono molto più scuri del Saint, Hyoga (Crystal il Cigno) somiglia all’imperatore Chaos, ultimo grande antagonista di Kojiro; Ikki (Phoenix) riprende Musashi Asuka, Musashi come Ikki è un personaggio che da cattivo diventa buono, Saori Kido (Lady Isabel) riprende Himeko Hôjô.
Kurumada riprenderà i “suoi” personaggi anche per l’opera successiva a Saint Seiya, cioè BT’X, ma questo manga e poi la serie tv avranno meno fortuna.
Il gruppo dei cinque Bronze Saint sembrano inoltre essere ispirato ai noti Sentai, serial live giapponesi dove dei ragazzi diventano degli eroi in fantastiche tute dai colori sgargianti, spesso questi gruppi hanno dei ruoli stereotipati: l’eroe, il miglior amico, il ragazzino, la ragazza e il solitario anti-eroe.
Mentre la trama con la famosa corsa per salvare Saori sembra avere origini ben più lontane, forse addirittura ai tre moschettieri di Alexander Dumas, dove nell’avventura per recuperare i diamanti della regina Anna, i tre moschettieri si “sacrificano” per permettere a D’Artagnan di raggiungere Calais, quindi la Gran Bretagna e riuscire nella missione.
In Saint Seiya, i miti occidentali e orientali sembrano fondersi, così insieme ai più classici miti greci come per esempio quello della Medusa, o di Circe, o della principessa Andromeda, sopratutto questo l’ultimo viene messo a confronto con il racconto del coniglio, che si sacrifica gettandosi nel fuoco per dar da mangiare a un viandante, poi secondo la tradizione gli Dei trasferiranno il coraggioso coniglio sulla Luna; sullo spunto di questa leggenda Naoko Takeuchi creerà la storia di Sailor Moon.
Le vendite del manga vanno subito molto bene e il passaggio successivo è stata la produzione dell’anime. Il disegno della serie viene affidato a Shingo Araki, Araki è oramai uno Character Designer di grande esperienza dopo aver curato titoli come Goldrake (dal 54° episodio), Bia, Babil Junior e Lady Oscar e molte altre serie. Il maestro ha sicuramente incredibile capacità di adattare il suo stile al disegno dell’opera originale, riuscendo sempre a dare un suo tocco personale.
Sulle prima la serie non sembra brillare dal punto di vista tecnico, i primi episodi presentano degli errori e l’animazione è veramente al di sotto della media, di contro Araki ha il vantaggio di rendere le armature dei nostri eroi più “realiste” e complete di quanto lo siano nel manga. Dopo un po’ sorgono dei problemi in rapporto al fumetto, la narrazione di Kurumada è fin troppo veloce e spesso gli eventi si succedono troppo in fretta per una serie anime che mira ad essere un prodotto con una forte continuty interna, dove ogni episodio e strettamente legato al precedente e poi al successivo, e dove oltre agli scontri, si da molta importanza ai personaggi e alla loro psicologia. L’unica scelta possibile è allungare le storie già viste nel manga, per esempio gli scontri con i Silver Saint (i cavalieri d’argento) o creando ex-novo personaggi e situazioni come i Steel Saint o il maestro dei ghiacci che sono presenti solo nell’anime. Vanno anche molto bene come anche la vendita dei giocattoli, così la qualità dell’anime inizia a migliorare sempre di più, anche perché si è arrivati alla battaglia delle dodici case o santuario, qui alcuni episodi sono veramente memorabili sia come storia che come animazione. In particolar modo gli scontri tra: Shun (Andromeda) e Saga (Gemini) nella terza casa dei Gemelli (ep 44-46), dove possiamo notare dell’animazione sperimentale nel rappresentare sia il labirinto che la dimensione oscura; Shiryu (Sirio il Dragone) e Death Mask (Cancer) nella quarta casa del Cancro (ep 48-50), qui c’è una splendida raffigurazione degli inferi dove i colori scuri e le luci prendono il sopravvento e un paesaggio barbaro che può ricordare montagne e le rocce dell’inferno di Dorè; Ikki (Phoenix) e Shaka (Virgo) nella casa della Vergine (ep 56-58), che rappresenta lo scontro più bello di tutta la prima serie, dove vediamo una fusione di miti occidentali e orientali, la figura del Gold Saint sembra richiamare Budda, e nella rappresentazione dell’Aldilà con susseguirsi d’immagini terrificanti tra arte medievale e animazione sperimentale.
Sempre con la corsa attraverso le dodici case, si perdono i riferimenti al presente e alla modernità dei primi episodi che si svolgevano a Tokyo (Nuova Luxor) diventato completamente fantasy, basta vedere gli episodi 54-55 che si svolgono su di un’isola vulcanica, dove troviamo Elena e suo nonno, il capo del villaggio, con vestiti che riportano al mondo antico o a una storia fantasy.
Come già detto la serie ha un grande successo, così lo Toei decide di battere il ferro finche è caldo e vengono fatti dei film per il cinema: La dea della discordia (Saint Seiya Gekijōban) uscito 18 luglio 1987, lo stesso giorno in cui è trasmesso l’ep 38 della serie tv, dove per la prima volta Seiya indossa l’armatura del Sagittario così il Bronze prende possesso dell’armatura d’oro sia nella serie che nel film.
Il film racconta dello scontro tra i cinque Bronze ed Eris dea della discordia e i suoi Shadow Saints cavalieri morti da tempo che sono tornati in vita per servire la dea. La sceneggiatura del film, come anche le armature e i Shadow Saints, sono realizzati dallo stesso Kurumada, ma come spesso accade con i film tratti da una serie anime sono fuori continuity, anche se dalle armature dei Bronze si intuisce che dovrebbe svolgersi durante la prima serie, ma alcune idee verranno riutilizzate nel corso dell’anime televisivo, questa è “la prima corsa” che i Bronze Saints fanno per salvare Saori. Il film è molto ricco di riferimenti alla mitologia greca (forse più della serie TV), come nemica abbiamo Eris, dea della discordia, con la famosa mela d’oro, che secondo il mito greco fu lanciata tra le dee durante un banchetto sull’Olimpo; la mela recava la scritta: “alla più bella” a contendersi il ruolo della dea più bella c’erano Hera, Afrodite e Athena, il resto del mito e le sue conseguenze con il giudizio di Paride dovrebbe essere noto. Altri miti sono collegati ai “servi” di Eris: Orfeo della Lira, sembra essere lo stesso Orfeo della mitologia e naturalmente suona la Lira che viene usata come arma per incantare con la sua musica i suoi nemici. Lesia di Sagitta oscura, cavaliere della Freccia richiama l’idea di un cavaliere che scaglie frecce illusorie o reali, spunto che si rivedrà poi all’inizio del santuario con “l’ultimo” Cavaliere d’Argento: Betelgeuse e la famosa freccia d’oro che colpirà Saori e porterà alla corsa attraverso le 12 case. Seiya nel film verrà ferito da un dardo che poi si scoprirà avvelenato, lo stesso era accaduto con Pegasus nero. Reita della Croce del sud, che affronta Hyoga (Crystal), lo scontro è anche fra le loro costellazioni quella del Cigno viene anche detta croce del nord, piccola nota sull’adattamento in originale il cavaliere ombra si chiama Christ (Cristo) con il riferimento proprio alla costellazione della Croce sia nella versione Granata che ha un adattamento simile alla serie tv che nella versione Dynamic con nuovo adattamento e doppiaggio (prsente anche nei dvd della Yamato Videoi) più simile all’originale il nome di questo cavaliere viene cambiato forse per evitare polemiche religiose.
Serian di Orione, il più forte e leader dei Shadow Saints, al servizio di Eris, viene riconosciuto da Seiya come uno dei più grandi eroi della storia, la sua risposta è molto in linea con l’idea che i Greci antichi avevano dell’Aldilà, cioè che dopo la morte si diventa solo delle ombre, spesso dimenticate dai vivi. Qualcosa di simile viene fatto dire da Omero, dall’ombra di Achille a Ulisse nel XI libro dell’Odissea. Il re di Itaca si rallegra di vedere Achille onorato anche fra gli spiriti dell’Ade, ma il guerriero invincibile dice che preferirebbe essere l’ultimo degli schiavi, ma vivo piuttosto che il re dei morti.
Il 12 marzo 1987 esce nelle sale il secondo film: L’ardente scontro degli dei (Seinto Seiya: Kamigami no Atsuki Tatakai).
La storia porta i Saints ad Asgard, la città del Nord, che secondo la mitologia norrena è la patria degli dei Odino, Thor ecc. Come è ben noto la mitologia nordica è famosa e articolata come quella greco/romana, grazie soprattutto all’opera di Wagner.
La trama. Nelle fredde lande del Nord un guerriero che sembra essere un antico vichingo viene attaccato, questi sembra avere la peggio fino a quando Hyoga (Crystal) arriva in suo aiuto e anche se privo dell’armatura riesce facilmente ad avere la meglio sugli avversari. Il vichingo ferito avverte il giovane Saint che da Asgard sta per giungere un nuovo pericolo. Hyoga decide di volerne sapere di più e parte per la città dell’estremo nord, ma subito dopo vediamo il Saint del cigno sconfitto e svenuto. Saori, Seiya, Shun e Shiryu partono per la città degli Dei alla ricerca del compagno di cui non hanno notizie da tempo.
Ad Asgard vengono accolti da Dolvar (Balder) sommo sacerdote di Odino, la cui statua del Dio domina sulla città. Durante il loro soggiorno la dea e i suoi Saints vengono accolti anche da Freyr e da sua sorella Freya. In seguito al ritrovamento dell’Elmo dell’armatura del Cigno, i Bronze vanno alla ricerca dell’amico scomparso. Saori intanto è fatta prigioniera da Dolvar eviene pietrificata diventando la polena di una nave vichinga. Inizia lo scontro tra i Saints di Athena e i God Warriors.
Questo film servirà come testing per le tematiche legate alla prima parte della seconda serie TV appunto Asgard. Ci troviamo di fronte allo scontro tra personaggi di mitologie diverse e molto lontane fra loro, questo rende il film molto originale e con un disegno molto diverso da quello visto nella prima serie, per lo più solare e pulito, qui gli scontri avvengono nella notte artica tra nevi perenni, boschi di conifere e laghi ghiacciati, sembra fortemente ispirato dal film: Il segreto della spada del sole 1968 (la grande avventura del principe Valiant).
Dolvar, sommo sacerdote di Odino, questo è il primo nemico dei Saints d’Athena a non essere un dio o una sua reincarnazione. Per certi versi somiglia a Arles, il Gran sacerdote del santuario, e imponente e carismatico soprattutto quando indossa la tunica.
Ma in questo film fli scontri sono fin troppo veloci, più veloci persino del primo lungometraggio, anche se la durata è identica in entrambe le pellicole 46 minuti. L’uniche battagliei interessanti sono quelli tra Midgard (ovvero Hyoga) e Shiryu e ultimo tra Seiya e Dolvar. Il duello tra i due Bronze Saints può rispondere alla domanda tra chi è il più forte tra loro, cosa che non si è vista nella battaglia galattica.
Di questo film sono da notare le musiche con una forte ispirazione alle musiche di Wagner con tanto di coro, musiche molto belle che poi verranno riutilizzate nella serie tv per Asgard e più tardi anche in quella di Hades.
Finita la corsa nelle dodici case, una settimana dopo comincia la seconda serie di Saints Seiya, anche se già nell’ultimo episodio del santuario (ep 73), Saori raggiunta la sommità del grande tempio mentre i Bronze Saint si riposano dopo l’ardua impresa vede brillare in cielo la luce malvagia di Polaris.
Una nuova sigla, Soldier Dream, sostituisce Pegasus Fantasy, e già dalle primissime scene della sigla si capisce il tono che avrà questa nuova serie, infatti si vede in lontananza la statua d’Athena circondata da antiche colonne e cinque ombre che corrono lontano dal monumento della Dea cioè dal grande Tempio, i cinque bronze sono pronti per nuove avventure lontano dalla terra di Grecia e anche dal mito greco.
Altra differenza con Pegasus Fantasy e che in questa nuova serie diventano protagonisti anche gli altri quattro Bronze Saints, mentre sia nelle immagini che nelle parole della prima sigla il ruolo di protagonista assoluto sembrava essere solo di Seiya.
L’esperimento fatto con il secondo film ha dato i risultati sperati così, invece di continuare la storia con la guerra sacra fra Athena e Poseidone come nel manga, si preferisce prendere una strada nuova e mettere a confronto il mito greco con quello nordico d’Odino e Thor. Asgard come viene chiamata questa prima parte della seconda serie dura dall’episodio 74 al 99.
Hilda celebrante di Odino e sovrana di Asgard, viene resa schiava dal mitico anello del Nibelungo, tratto fra l’altro dall’opera di Wagner e l’Edda in prosa. La regina della città dei ghiacci eterni decide di voler conquistare le terre del sud e per questo dona a sette guerrieri di Asgard le armature del nord che in epoca antica erano state usate sia per conquistare nuove terre, ma anche per difendere la mitica città. L’unico ostacolo alla conquista è rappresentato dalla dea Athena e dai suoi Saints. Per uccidere Saori viene mandato Syd (Mizar) prima al grande Tempio dove si scontra con il Saint del Toro, e il Gold Saint ha la peggio, poi a Tokyo dove trova Saori alla Villa Kido. Il God Warrior di Odino ha poi facile gioco contro i cinque Bronze minori e solo grazie all’intervento di Shun e Seiya con indosso le nuove armature, che Syd non riesce nella missione, in seguito il guerriero di Asgard affronta gli altri Bronze Saint tutti con le nuove armature, e decide di tornare nella sua città, lo scontro è solo rimandato.
Visto che dall’estremo nord soffiano venti di guerra, Saori e i Bronze Saint decidono d’indagare, Hyoga andrà ad Asgard per saperne di più, il Saint è quello più avvezzò ai climi del Nord, (lo stesso accade nel secondo film), Shiryu va dal suo Maestro.
Anche in questa nuova avventura si ripete il Plot tipico di questa serie, questa volta Saori deve pregare Odino perché i ghiacci di Asgard e dei Poli non si sciolgano, mentre i Bronze Saint dovranno ottenere i sette zaffiri incastonati nelle sette armature del Nord per ottenere Balbung, la spada di Odino, l’unica arma in grado di spezzare l’incantesimo dell’anello e liberare Hilda.
La saga di Asgard anche se riprende alcuni punti del Santuario, è anche molto diversa (molti appassionati più integralisti la odiano, mentre per altri come me la considerano la parte più bella di Saint Seiya). Come nel Santuario alcuni scontri seguono un certo copione, per esempio Seiya è il primo a scontrarsi e affronta un nemico molto più grande e forte di lui, com’era già successo tra lui Kashiosu o Aldebaran del Toro, ad Asgard si scontra con Thor, mentre Shun si scontra con Mime che è un personaggio ambiguo come Aphrodite dei pesci. Altre differenze con il santuario sono che i God Warriors a differenza dei Gold Saint delle 12 case sono tutti “ingannati” (tranne Alberich Megres) credono di combattere per Hilda e Odino invece sono solo usati, mentre alcuni tra i Gold Saint combattono consapevolmente sapendo che Arles è il cattivo.
Anche qui s’inizia con dei riferimenti ai “nostri” tempi e poi la storia diviene completamente Fantasy, anche di più della prima serie. La qualità dei disegni è cresciuta molto, e soprattutto negli sfondi. Le battaglie non si limitano più a scontri dentro templi grechi per lo più tutti uguale, Asgard offre molte possibilità, dai ghiacciai e sentieri innevati, a cascate gelate, a grotte di lava, rovine di grandi palazzi, foreste di conifere misteriose e oscure, ma e proprio nella città dei ghiacci dove si raggiunge qualcosa di splendido con statue d’animali mitologici coperte di ghiaccio e neve, i corridoi del palazzo con archi e colone, ma degne dei film del cinema espressionista tedesco o dei primi horror della Universal. La statua d’Odino enorme, maestosa, carismatica (anche se è molto simile a quella che si vede nel secondo film).
Discorso a parte poi va fatto per la colonna sonora splendida, anche se buona parte dei pezzi sono presi dal secondo lungometraggio, la cosa che resta più impressa sono sicuramente i cori che rendono bellissime le musiche che hanno una forte componente epica.
Per la descrizione dei God Warrior, come già detto, sembra che i guerrieri d’Asgard si raccontano più dei protagonisti veri e propri della serie.
Mentre era ancora in corso la trasmissione televisiva della saga di Asgard nei cinema arrivò il terzo terzo film, questa volta i Saints devo affrontare Apollo, il Dio del Sole e fratello stesso di Athena, contro di loro oltre ai Saints di Apollo i Corona no Saints, ci sono i cinque Gold Saint morti durante la corsa nelle dodici case. In questo lungometraggio possiamo notare alcune idee prese dalla saga di Hades, come il ritorno in vita dei Golden Saints, anche se sembra assurdo che Apollo possa far resuscitare i morti. Questo film presenta delle differenze con la serie TV, l’inizio è molto lento, i disegni sono molto luminosi come anche la colorazione. A differenza dei due film precedenti è l’unico che potrebbe essere in continuty rispetto alla serie TV, ed è quello con la durata maggiore ben 75 minuti. Il finale poi anticipa molto il finale della serie di Poseidone.
Finita la saga di Asgard, inizia quella di Poseidone (ep 100-114) questa parte della serie è di nuovo presa dal manga, ma si può notare che è la più breve, sembra che ci sia molta fretta di finirla anche solo per dare una conclusione alla storia. Gli scontri tra Saints di Athena e quelli di Poseidone sono molto veloci e a differenza delle serie precedenti dove duravano due o tre episodi qui vediamo nello stesso episodio svolgersi più battaglie. Sui motivi che spingono la Toei a chiudere così in fretta la serie restano un po’ misteriosi anche se potrebbe essere che in Giappone vi sia stata una perdita d’intessere e un forte calo degli ascolti.
Dal punto di vista dell’ispirazione non abbiamo più una sola mitologia, anche se quella greca è ancora predominante, vediamo che le armature dei generali sono ispirate anche alla mitologia nordica o indiana. Sia i disegni che l’animazioni, così come in parte le musiche, hanno un forte calo di qualità, come anche i personaggi a parte Sea Dragon no Kanon (Dragone del mare o Kanon di Gemini) che poi si rivela essere il fratello di Saga il Gold Saint dei Gemelli e Isaac di Kraken (Abadir) gli altri guerrieri del dio dei mari non sono molto carismatici. Sea Dragon no Kanon è interessante perché è l’artefice di tutte le guerre combattute fin’ora dai Saints.
A pochi episodi dalla fine dell’anime esce nei cinema ultimo film dei Saints: Battaglia Finale, lo scontro questa volta non è contro un dio appartenente a una mitologia antica, ma contro Lucifero l’angelo caduto e i suoi demoni: Astaroth, Belzebù, Eligor e Moloch. Questi per prima cosa uccide i Gold Saints rimasti in vita e per poi presentarsi al cospetto di Saori. Lucifero vuole impadronirsi anche del cosmo d’Athena per poi muove una nuova guerra contro Dio, visto che già possiede i cosmi di Poseidone, di Apollo e di Eris. Dopo aver facilmente battuto Seiya, Shun e Hyoga e aver edificato un tempio che richiama sia l’architettura greca, ma anche aspetti infernali vuole che Saori si presenti a lui in sacrifico per salvare il mondo.
I Bronze Saints anche se ancora feriti andranno a salvarla. Come già visto nell’ultima parte della serie TV, oramai si sente una certa stanchezza, le trame, gli scontri e i nemici sono del tutto privi di spessore. Anche questo film come il precedente riprende alcuni temi visti nel manga di Hades, dopo tutto Kurumada stesso s’ispirò all’inferno di Dante per l’ultima parte del suo fumetto.
I nomi dei demoni sono presi dalla demologia medievale, Lucifero sembra ancora l’arcangelo che era in cielo, l’idea probabilmente viene dal Devilman di Nagai.
In patria Saint Seiya fu un grande successo forse l’unica serie a essere un concorrente serio per Dragon Ball, ma come spesso accade in Giappone per quasi tutte le serie finite vengono “dimenticate”. I Saints come spesso accadeva per altre produzione furono vendute per il mercato estero per lo più in Europa: Italia (che dai tempi di Goldrake ha sempre trasmesso molti anime), la Francia e la Spagna e poi in America Latina. I Saints diventano in occidente un vero Cult in ogni paese dove furono trasmessi e cosa più importante restano nei sogni d’intere generazioni d’appassionati. I motivi di questo successo forse sono paragonabili a quelli di Star Wars, anche se le due saghe sono molto diverse tra loro, entrambe prendono spunto da una sorta di mito collettivo comune a tutta l’umanità con temi come: la lotta tra il bene e il male, l’eroismo, la caduta e la redenzione, ecc.
I Saints che in occidente diventano cavalieri, cioè con un richiamo all’epica medievale dei cavalieri di re Artù, ad ogni modo le gesta di questi novelli eroi in armatura piacciono molto e in un modo che non riesce neanche a prodotti come Dragon Ball, (sfido qualunque serie nuova a restare in modo così forte nel cuore dei suoi appassionati anche dopo più decenni), soprattutto in anni in cui non esisteva ne’ il dvd, ne’ internet, dove al massimo i fan europei potevano registrare gli episodi su vhs giorno per giorno.
Da noi la serie ebbe una stranissima trasmissione non si sa per quale ragione i primi 52 episodi venerò comprati e trasmessi da Odeon TV/Junior TV mentre i restanti (compresi la saga di Asgard e Poseidone) da Italia 7. Ora forse è necessaria una spiegazione per chi non abbia vissuto o conosciuto quelli anni, esistevano delle piattaforme che vendevano i loro palinsesti di programmi tv a vari canali regionali, dentro a questi palinsesti c’erano telefilm o film o anche programmi di vario genere, ma per lo più contenevano cartoni animati giapponesi, fu proprio grazie a questo sistema che serie come Dragon Ball, Saint Seiya, Ken il guerriero, l’uomo tigre o City Hunter sono state trasmesse e seguite diventando dei miti, per di più erano serie che subivano meno la censura rispetto ai titoli trasmessi dall’allora Fininvest.
La trasmissione divisa tra Odeon e Italia 7 portò non pochi problemi visto che servivano entrambe le parti per capire bene la serie e che Italia 7 la trasmetteva il ritorno dei cavalieri dello zodiaco molto più spesso rispetto a Odeon. Per ovviare a questo inconveniente gli appassionati cominciarono a scambiarsi le VHS.
La Granata Press (prima casa editrice di Manga in Italia) pubblico sul primo numero di Mangazine (1990), sua seconda rivista contenitore, un dossier sui Saints, lo stesso fece Yamato, rivista su anime e manga della Yamato Video, Japan Magazine una specie di fanzine pirata aveva un articolo su Saint Seiya in ogni numero.
La stessa Granata pubblico il manga e questo fu uno dei primi ad essere acquistato direttamente dal Giappone, la sua versione era composta da 42 numeri, ogni numero corrispondeva a poco più della metà di un volume originale. L’adattamento riprendeva molto quello della serie TV per lo più dai nomi. La Granata importò anche i primi tre film (1992) usando lo stesso cast di doppiaggio della serie TV, il primo film la dea della discordia è stato il primo prodotto in VHS a essere venduto specificatamente ad appassionati di anime.
Esiste anche una VHS del terzo film prodotta dalla Eden, una delle tante reincarnazioni della casa editrice della rivista Japan Magazine, questa versione pirata (i diritti erano stati acquistati dalla Granata) con un doppiaggio privo delle voci della serie TV indirettamente portò al fallimento della Granata.
La Dynamic Italia ristampò i film in VHS nella seconda metà degli anni 90, importando anche il quarto che era rimasto inedito dalla Granata, nel 2000 la stessa Dynamic ripresentò una nuova versione dei film sempre in VHS, nuovo cast di doppiaggio con voci più giovani e un adattamento simile a quello originale anche nei nomi dei protagonisti.
La serie, il manga e i modellini tornarono più o meno regolarmente, anche se spesso con pause molte lunghe, anche di anni. L’anime fu mandato in onda alle 13 da Italia 1 insieme con Dragon Ball e i Simpson. Finalmente furono trasmessi tutti gli episodi di seguito, ma ci furono inspiegabili tagli e le scene che mostravano del sangue furono decolorate in negativo. Il manga dopo la versione della Granata Press fu ristampato dalla Star Comics in due versioni entrambe con maggior rispetto dell’opera originale. I giocattoli sono da sempre collezionati e ricercati dai collezioni, spesso anche a prezzi molto alti.
Nel 2001 la yamato video fa uscire la serie in 22 vhs con il doppiaggio storico, purtroppo con una ignobile traduzione italiana di Pegasus Fantasy, che sarà presente anche nella seconda serie.
2004 esce sempre per Yamato Video, la versione in 20 DVD da poter conservare in due box di cartone ognuno per serie, il doppiaggio è quello storico, abbiamo finalmente le sigle originali, vengono ripristinate le poche parti censurate e un adattamento italiano ufficiale fedele alla versione originale mediante sottotitoli, in più sono state aggiunte le pubblicità che introducevano l’episodio successivo con la voce narrante di Ivo de Palma sempre nei panni di Seiya, sempre a proposito di Ivo de Palma ritroverete la sua voce anche nei contenuti speciali del BR di Percy Jackson il ladro di fulmini, film sulla mitologia greca (coincidenza?).
Inseguito uscirono anche i film in dvd, più di recente in un unico box.
Dopo l’uscita in videoteca la serie in dvd fu distribuita in edicola con una collana tutta sua e poi in allegato alla gazzetta dello sport.
I Saints arrivarono sia da noi, che in Francia, che in Spagna e poi con la versione spagnola approdarono nell’America Latina, ovunque riscossero un enorme successo di pubblico. Oltralpe i film furono trasmessi da France 1 l’equivalente della noi Rai 1, i Francesi hanno amato la serie, anche se il loro adattamento era persino più strano del nostro, per esempio per evitare problemi con alcuni personaggi in particolare i Gold Saints: Muu dell’ariete e Aphrodite dei Pesci furono trasformati in donne, lo stesso accadde anche nelle prime versioni del manga in francese solo dopo anni fu data alle stampe una versione corretta.
Fine della prima parte di questo speciale nelle prossime settimane usciranno altre parti dove verrà raccontata le nuove serie dedicate ai cavalieri dello zodiaco.