Si inaugurata venerdì 29 gennaio la mostra L’Attimo Presente Volti corpi luoghi tempi del viaggio terrestre di Ciro Ciliberti a cura di Franco Cipriano col coordinamento organizzativo di Felicio Izzo, realizzata con la collaborazione di “ARTLANTE, studi e iniziative per l’arte contemporanea” e di Raffaella Barbato, è un percorso di immagini ‘realizzate’ durante viaggi ‘impervi’ e solitari dell’autore, dall’Estremo oriente all’Asia, fino alla America del Sud. Presso lo Spazio Zero 11 del Liceo Artistico de Chirico di Torre Annunziata. La mostra si può visitare fino al 27 febbraio 2016. Nelle immagini scattate l’autore riesce ad astrarre dal confuso contesto personaggi e situazioni significative ed espressive, tanto da costituire quasi una serie di icone mediatiche di un mondo caratterizzato da una rapida e incessante evoluzione e da una irreversibile diversificazione culturale e sociale. In alcune foto i toni essenziali che ne rafforzano decisamente la struttura documentaristica , suggerendo una lettura di tipo simbolico che va senz’altro al di là dei limiti del soggetto e del contesto. Con questa mostra di Ciro Ciliberti, riprende ad esplorare le dimensioni della fotografia tra documento, analisi, espressione cercando di rappresentarne, in coinvolgenti ambientazioni espositive, la pluralità dei linguaggi contemporanei. Le fotografie, tra colore e bianco e nero, attraversano luoghi, riprendono volti e corpi, fermano gesti e passaggi, dando visibilità al tempo che, nella globalità dei ‘consumi’ dell’homo oeconomicus planetario, sfugge.
La fotografia per Ciliberti è una relazione con l’altro da sé per riconoscerne e ‘viverne’ la presenza. L’atto fotografico è tensione etica, una via di ‘attraversamento’ del lontano che si fa altra ‘dimora’ del senso delle cose. Se la fotografia è anche ‘memoria dell’assenza’, allora Ciliberti ne fa esperienza come ‘pluriverso’ della vita e del mondo, rivelando delle innumerevoli forme di esistenze l’irriducibile e indefinibile essenza. Scrive Franco Cipriano nel testo che commenta la mostra: “Se fotografare è sospendere il tempo, fare immagine dell’istante è come rendere infinito il fuggevole. E il segno di fuoco, fotografato da Ciliberti, di questo è l’attimo/icona più evidente. Il viaggiatore ‘irregolare’, per il desiderante sguardo che ne ‘costruisce’ i transiti, si sposta errando in cerca delle sue altre vie possibili. Delle e nelle ‘immagini’ il viandante fa la sua ‘mappa’ della memoria che si compone nei frammenti di tempo che il fotografare ‘ritaglia’ e in cui, insieme al soggetto inquadrato, si espone anche lo sguardo dell’autore. La relazione col tempo è, per l’esperienza fotografica, tensione ‘conoscitiva’ del mutevole. Dell’intensità polimorfica della bellezza nella luce e tenebra del mondo si ‘arresta’ il tempo, catturandone nell’immagine l’infinito presente. […] L’imprudenza del viaggio è, per Ciliberti, la condizione della labirintica ricerca delle ‘profondità’ irrangiungibile del mondo… È ‘inattuale’ contrarietà alle narrazioni della ‘dimensione unica’ del reale… Nel suo cercare fotografando è lo ‘spaesamento’, di tempi e spazi, che interroga e destabilizza la verità del certo, con un’apertura dell’anima al ‘legame’ delle cose, nella armonica distinzione, dove il dentro e il fuori del senso si corrispondono come la parola e il silenzio.”