La figura di Lutero nella civiltà Occidentale ha una importanza decisiva. In un momento storico preciso, il ‘500, egli innesca una serie di avvenimenti destinati a consegnarci l’Europa così come sostanzialmente la conosciamo ancora oggi. Martin Lutero, nato da una famiglia di umili origini a Eisleben, a ventidue anni, entrò nel convento agostiniano di Erfurt. Agostino ebbe una influenza enorme su di lui e caratterizzerà di fatto le basi della nuova dottrina elaborata da Lutero attraverso il principio della “giustificazione per fede”. Lutero ribalta alcuni concetti ribaditi poi nel Concilio di Trento e apre la strada non solo ad una “riforma religiosa” ma soprattutto politica. La sfera di influenza di Roma sui territori germanici e dei loro rispettivi principi viene spezzata. I “potenti” locali vedono nell’entusiasmo dei fedeli “convertiti” alla nuova dottrina la possibilità di riaffermare il proprio dominio scevro dai condizionamenti provenienti da Roma. Sul piano dottrinale Lutero rileggendo la lettera di San Paolo ai romani da una chiave di lettura completamente diversa della “grazia” così come concepita e “imposta” dalla Chiesa Cattolica. Lo studio della Bibbia, la preghiera e la meditazione lo aiutarono a pervenire a un intendimento diverso di come Dio considera i peccatori. Da qui, derivò l’idea che il favore di Dio non è qualcosa che si possa guadagnare, ma viene concesso per immeritata benignità a coloro che manifestano fede. Nella teologia paolina infatti l’apostolo sostiene che se noi avremo fede saremo giustificati da Dio per i meriti di nostro signore Gesù Cristo. Dio, e lui solo, ci darà la grazia, la salvezza giustificandoci. È questo il punto centrale di tutta la dottrina Luterana: egli infatti intende giustificati in senso letterale (iustum facere): essere resi giusti da ingiusti che siamo per natura (cr. V. Subilia, “La giustificazione per fede”, Brescia 1976). È l’onnipotenza divina che è in grado di fare questo: trasformare il nero in bianco, rendere giusto ciò che per sua natura è profondamente ingiusto. L’uomo non può lusingare Dio con le buone opere, tanto più che il peccato originale lo porterà di nuovo irrimediabilmente a peccare. Tutto dipende da Lui, che interviene direttamente sull’uomo. Non c’è più bisogno del mediatore tra Dio e l’uomo: il sacerdote, ma è Dio che nella sua onnipotenza salva chi ha deciso ab aeterno (dall’eternità) di salvare. Le nuove teorie di Lutero (e con lui Calvino, Zwingli, Erasmo da Rotterdam – che prese poi le distanze da Lutero -, ecc.) provocano un capovolgimento profondo della dottrina cattolica che porterà inevitabilmente alla scomunica e ad aprire un processo contro l’agostiniano. Per la Chiesa Cattolica la dottrina luterana getta l’uomo nella disperazione. Mentre il cattolico, tramite i sacramenti, può presumere di avere ottenuto il perdono ed essere in grazia di Dio, il luterano non dispone di segni che gli possano far ritenere probabile di essere stato predestinato alla salvezza; può solo sperarlo e crederlo fortemente, e quanto più sarà stato peccatore, tanto più potrà e dovrà esprimere fortemente la sua fede di essere salvato. Ancora più importante per l’evolversi della società dell’Europa centrale è l’interpretazione che darà Calvino: diversamente da Lutero, Calvino riterrà che il fedele che, tramite il lavoro, ottiene successo e benessere possa supporre di essere predestinato alla salvezza. Questi, cioè, saranno in qualche modo segni della grazia di Dio. Il “successo”, il “realizzarsi” attraverso il lavoro, l’impresa, il riconoscimento “sociale” diventano strumenti terreni per “certificare” la grazia agli occhi di Dio. Molti sociologi evidenziano come ad esempio questa spinta propulsiva data dalla nuova dottrina sia alla base del “successo” economico dei paesi del centro-nord europa rispetto ai paesi mediterranei a maggioranza cattolica. Ovviamente le differenze politiche e sociali non possono essere ridotte a tale semplice giustificazione. Lo scontro tra le due “concezioni” della grazia arriva nel pieno della richiesta di “indulgenze”. In cambio di un obolo alla Chiesa i peccati venivano perdonati o “scontati”. L’obolo donato simboleggiava il sincero pentimento e le buone opere da compiere per essere perdonati e ottenere una remissione delle pene. All’epoca si credeva generalmente che dopo la morte i peccatori venissero puniti per un certo periodo di tempo, mediante le sofferenze del Purgatorio. Tuttavia si diceva che questo periodo poteva essere abbreviato anche grazie alle indulgenze concesse con l’autorizzazione del papa in cambio di denaro. Ciò era intollerabile per Lutero che con le sue Discussione sulla dichiarazione del potere delle indulgenze nota anche come Le 95 tesi, un elenco di tesi, che il frate agostiniano Martin Lutero propose alla pubblica discussione il 31 ottobre 1517, attraverso l’affissione alla porta della chiesa del castello di Wittemberg, smontò tale impianto dottrinale. Da qui nasce la nuova dottrina luterana che oltre ai concetti di “Sola fide” e “Sola scriptura”, sancisce che l’’uomo compie azioni pie poiché è giustificato dalla grazia di Dio: non è giustificato a causa delle sue azioni pie; che per comprendere le Sacre Scritture non occorre la mediazione di concili o di papi; ciò che è necessario e sufficiente è la grazia divina e una conoscenza completa ed esatta di esse; negazione dell’infallibilità papale; i sacramenti sono ridotti al battesimo e all’eucaristia, gli unici, secondo Lutero, ad essere menzionati nella Sacra Scrittura. Essi tuttavia sono validi solo se c’è l’intenzione soggettiva del fedele, quindi perdono il loro valore oggettivo. Inoltre Lutero ritiene che nell’eucaristia vi sia la consustanziazione non la transustanziazione; il sacerdozio universale, per ricevere la grazia divina non occorre la mediazione di un clero istituzionalizzato: tra l’uomo e Dio c’è un contatto diretto. Una rivoluzione che investirà l’Europa e che porterà a radicalizzazioni e “distinguo” anche tra gli stessi “protestanti” per motivi politici (anglicani) e per diversa interpretazione della dottrina luterana: anglicani, calvinisti, zwingliani, ugonotti, anabattisti, ecc. La Chiesa Cattolica correrà ai ripari attuando la cosiddetta “Controriforma” che vedrà nell’ordine dei gesuiti fondanti da San’Ignazio di Loyola il principale “braccio” intellettuale ed operativo per contrastare il dilagare della Riforma protestante (fenomeno che riguarderà soprattutto l’Europa centrale e del nord, molto meno le Americhe e gli altri continenti), così come l’“Indice dei libri proibiti”, e la famigerata Inquisizione (celebre quella Spagnola). Il fermento sociale provocato dalla dottrina luterana, come detto, porterà a notevoli cambiamenti socio-politici. I principi tedeschi che adotteranno la Riforma avranno così la ghiotta occasione di eliminare l’egemonia politica degli Asburgo. “Il rapporto tra luteranesimo e principi tedeschi si cementò in nome della lotta contro gli Asburgo; sul vantaggio che derivò ai sovrani e alle città dalla privatizzazione dei beni del clero (che servirono pure a sostentare la nuova Chiesa) e sulla sconfitta del radicalismo politico-religioso [brano tratto da Grandangolo Storia ndr]”. Le città mitteleuropee furono insanguinate da lotte feroci che come sempre videro gli ultimi, i deboli soccombere in balia della sete di potere ammantata dal pretesto religioso. Lutero, figlio di contadini, non esitò ad approvare e incoraggiare lo sterminio dei contadini svevi che si erano ribellati alle autorità locali: « Che ragione c’è di mostrare clemenza ai contadini? Se ci sono innocenti in mezzo a loro, Dio saprà bene proteggerli e salvarli, Se Dio non li salva vuol dire che sono criminali. Ritengo che sia meglio uccidere dei contadini che i principi e i magistrati, poiché i contadini prendono la spada senza l’autorità divina. Nessuna misericordia, nessuna pazienza verso i contadini, solo ira e indignazione, di Dio e degli uomini. Il momento è talmente eccezionale che un principe può, spargendo sangue, guadagnarsi il cielo. Perciò cari signori sterminate, scannate, strangolate, e chi ha potere lo usi », ebbe modo di dichiarare Lutero. “L’autorità politica, come aveva scritto Paolo, era voluta da Dio per punire la malvagità degli uomini, ed era necessaria al punto che spettava ai principi sostenere la Riforma della Chiesa. Rivolta religiosa e ribellione sociale non erano la stessa cosa e doveva cessare il dualismo tra diritto civile e canonico che aveva indebolito il potere secolare e appesantito l’edificio della Chiesa [Grandangolo Storia ndr]”. Eppure potere secolare e religione ancora una volta dovranno sostenersi a vicenda per affermarsi: così come nell’epoca romana, si afferma il detto Cuius regio, eius religio “Di chi [è] la regione, di lui [sia] la religione”, cioè i sudditi seguano la religione del proprio governante, essa indica l’obbligo del suddito di conformarsi alla confessione del principe del suo stato, sia essa protestante o cattolica. Comunemente si intende riferito alla storia europea del XVI e XVII secolo.
Approfondimento
Il luteranesimo come fenomeno cittadino
“Tra la mentalità degli abitanti delle città e la Riforma vi era una congenialità che veniva da lontano: essa iniziò con l’alfabetizzazione che, anche seguendo le valutazioni scettiche che partono dal 30% nelle città a f4ronte del 5% della popolazione nel suo complesso, era penetrata fino agli artigiani e aumentò decisamente le opportunità di Lutero di trovare ascolto […]. A questo si aggiunga che la ricezione della nuova devozione alla Bibbia trovò la strada aperta grazie al lavoro compiuto dalle istituzioni educative […], come le scuole, le università e i pulpiti, che attraverso le prediche domenicali abituarono al discorso intellettuale anche gli strati inferiori illetterati. Insegnanti, professori e predicatori, e il circolo […] formato dalla prima “borghesia colta” umanistica, da patrizi, da mercanti e dall’alta borghesia artigiana, furono i primi seguaci di Lutero e agirono […] amplificando il suo messaggio negli strati intermedi e inferiori […]. E per coloro che non erano ancora in grado di leggere da soli, i nuovi libri venivano letti ad alta voce […] , e parlavano da soli grazie alle illustrazioni comprensibili a tutti e ai semplici motti che contenevano […]. Un’altra cosa si aggiunse: attraverso il ritorno alla Bibbia, alla Sola Scriptura, con Lutero e Zwingli, la stessa religione aveva assunto la qualità di un’intensa relazione tra Dio e l’uomo emancipato. Il pensare assieme, l’esaminare, il rileggere erano passati in primo piano di fronte all’esperienza di un ambito religioso vissuto come qualcosa di inconcepibile […]. Questi erano i modi di comportarsi che si erano formati nelle città da generazioni, mentre ancora per secoli l’abitante della campagna valorizzò nella religione proprio l’elemento magico-sacrale. Il nuovo principio della Scrittura in consonanza con la mentalità cittadina”
Brano tratto da “Ascesa e crisi. La Germania dal 1517 al 1648” di H. Schilling, edizioni “Il Mulino”, Bologna 1997