Terra Bruciata! è, tra l’altro, anche la storia di anziani che, dopo anni, hanno avuto il coraggio di “mettersi a nudo” tornando indietro nel tempo e parlando di cose che, forse, mai avrebbero voluto ricordare.
ROMA – Presentato il progetto definitivo del docufilm Terra Bruciata! presso il salone dei Dioscuri al Quirinale.
Una cornice molto bella quella in cui la manifestazione realizzata dove arte, società civile e politica si sono incrociati, per una volta, per una giusta causa.
Terra Bruciata non è solo un docufilm sulla ferocia nazista nel sud Italia, è una vera e propria finestra su avvenimenti successi tra l’8 settembre e la presa di Montecassino. Una spirale di violenza, uccisioni, ruberie, soprusi, esecuzioni sommarie, stupri, di cui l’intera Terra di Lavoro è stata vittima e di cui nessun testo divulgativo parla.
Durante la presentazione il regista Luca Gianfrancesco ha illustrato le varie fasi della realizzazione del progetto, mostrandoci anche un trailer e alcune sequenze fondamentali del girato.
Molto importanti anche gli interventi degli altri studiosi presenti come i professori Gianni Cerchia e Felicio Corvese, oltre che al prof. Giuseppe Angelone, docente di Cinema alla SUN econsulente storico del progetto.
“Terra Bruciata! è un progetto low cost, dove gran parte delle prestazioni sono state effettuate in forma gratuita” – ha ribadito il produttore Paolo Gianfrancesco – quindi un grande ringraziamento va a chi ha creduto veramente in questo progetto, con grande impegno. Un apporto importante è arrivato anche dalle amministrazioni comunali del Casertano che hanno partecipato, contribuendo ai costi di produzione.
Ora non resta che aspettare di poterlo vedere completo. “Stiamo aspettando la risposta di un importante canale tematico che potrebbe mandare in onda il nostro lavoro” – ribadisce ancora Gianfrancesco – “per ovvi motivi non possiamo riferirvi qual è, ma spero che potrete saperlo presto tutti”.
Nel finale ho chiesto al regista quale fosse il motivo della scelta di integrare scene di repertorio con ricostruzioni e lui ha risposto in maniera molto chiara: “Perché attraverso la ricostruzione filmata riuscivo a mettere un po’ di me nelle scene. E’ stato un modo per rappresentare me stesso all’interno di un documentario, che così non risulta asettico ma vicino anche alla sensibilità di chi lo ha diretto”.
E noi aspettiamo di vederlo completo.