Si inaugura giovedì 29 ottobre alle ore 17.00 la mostra Il Mare nel Cielo di Vincenzo Aulitto Testo Critico di Stefano Taccone presso il PAN – Palazzo delle Arti di Napoli . La mostra la si potrà visitare fino al 23novembre 2015. Il mare nel cielo è il titolo della nuova installazione, già presentata con successo alla casina vanvitelliana del Fusaro, dell’ artista di Pozzuoli Vincenzo Aulitto, impegnato da circa quarant’anni in importanti operazioni artistiche in Italia e all’estero. L’installazione (pittura, scultura e video) accompagna il nostro sguardo nell’incontro fra questi due importanti elementi della natura: l’acqua ed il cielo, elementi e temi che vengono affrontati dall’artista in un dialogo onirico e fantasioso: il cielo si riflette nel mare, il mare può riflettersi nel cielo. L’opera principale, costituita da un telo circolare di circa 5 metri di diametro sospeso a tre metri di altezza reca tracce di alcune costellazioni marine (pesci, cetus, delphin) diventando all’occorrenza schermo su cui vengono proiettate immagini e brevi filmati di nuvole e fondali marini, espressioni della bellezza della natura, bellezza che però può trasformarsi in tragedia restituendo corpi inanimati di migranti, nuovi argonauti della storia recente, alla ricerca di un vello d’oro di dignità e comprensione. Come ci dice Stefano Taccone : “ Facilmente può sopraggiungere un po’ di inibizione allorché ci si accinga ad interrogare – tanto con le parole quanto con il colore – queste due emblematiche figure dei kantiani sublime matematico e sublime dinamico, ma anche tra i topoi più inflazionati non solo della letteratura e delle arti visive ed ancor più della sterminata produzione culturale di massa, dalle innumerevoli canzonette amorose agli altrettanto non meglio censibili quadretti della domenica. D’altra parte, solo uno scarsamente auspicabile – eppure ahimè in atto – sinistro imbrunirsi – per adoperare un eufemismo appunto fin troppo poco spiacevole – di queste due illimitate coltri che avvolgono la terra, potrebbe porre fine a tali continui riferimenti, effetto di una irrefrenabile pulsione alla contemplazione quale premessa e compensazione alterne del desiderio di sublimante immersione-fluttuazione. Il cielo suggerisce al primo uomo la nozione di trascendenza, la sua possibilità, ma anche il suo scacco. Non troppo diverso è il sentimento dualistico che l’uomo istaura col mare, benché, per tanto tempo, fino a poco più di un secolo fa, la trascendenza del cielo resti per lui solo un concetto senza alcuna pratica nella vita quotidiana – all’origine di quella che potremmo definire “invidia delle penne”, assai più tardi storicamente smorzata rispetto all’ “invidia delle pinne”, che fu letale ad Icaro e che Leonardo tanto si impegnò, invano, a superare -, mentre è piuttosto il mare, fin dall’antichità, lo scenario-protagonista – e antagonista – col quale l’uomo può magari perdere la sfida, ma almeno può appunto pensare di competere e talvolta persino uscire vittorioso: dalle infondo ricercate peripezie di Ulisse all’intrepida, commovente tenzone ingaggiata dal Santiago hemingwaiano. Ad un altro – senz’altro meno noto ma ugualmente pregno di significato -grande mito di ambiente marino tratto dall’antichità greca, quello degli Argonauti, fa riferimento, in questa occasione, Vincenzo Aulitto, artista nel quale il legame profondo con la sua terra, Pozzuoli e più in generale l’area dei Campi Flegrei – con la loro incredibile concentrazione di antichità storica e di bellezza naturale, di cui, malgrado gli stupri umani del passato recente, sopravvive ancora più che una eco -, appare costantemente restituito in termini tendenti alla pluriestesia – se Aulitto è stato e rimane innanzi tutto un pittore, non solo Vitaliano Corbi additò la sua tendenza ad invadere oggetti ed ambiente, parlando di “pittura trasferita”, ma, qualche anno fa, è stato l’artista stesso a manifestare il suo sogno di «creare un’opera totale, che si possa toccare, annusare, vedere, ascoltare e anche gustare»1 -, ma anche contemplando un continuo rimando appunto alla mitologia e, talvolta, persino a simbologie alchemiche. Elementi che non contrastano, bensì convivono e dialogano felicemente, con la sua visione cristiana, con un cristianesimo spiccatamente “di base”, intento a tradurre il messaggio evangelico in una pratica sociale coerente, che trova espressione non solo nella pittura, ma anche in un pluridecennale percorso di militanza in tal senso. Avendo così Aulitto compiuto una sorta di torsione a 180 gradi – simile a quella del film d’animazione disneyano Le avventure di Peter Pan, ove si vedono i protagonisti ascendere dalla finestra di un palazzo londinese fino alla “seconda stella a destra” che poi si rivela un’isola, la famosa Isola che non c’è, nel medesimo momento in cui il cielo si rivela un mare e dunque il mare è nel cielo -, sull’ampio cielo-mare di un telo circolare sospeso a tre metri da terra ecco affiorare appena corpi inanimati di migranti, quali novelli argonauti cui nessuna potente maga è accorsa in aiuto affinché il drago si assopisse con i suoi incantesimi ed il vello rimanesse incustodito. Quel vello che, accuratamente riprodotto da Aulitto, risplende prezioso come l’oro, eppure, per loro, non lo è che nella misura in cui è tale la sopravvivenza. Un umanitarismo d’ascendenza cristiana, che ama abbeverarsi alle fonti della mitologia greca, si pone così all’origine di una sfumata ma chiara allusione all’attualità ed alla sua crudezza – soluzione invero non troppo ricorrente nel lavoro di Aulitto”.
PAN- Palazzo delle Arti di Napoli
Via dei Mille 60
Vincenzo Aulitto in Il Mare nel Cielo
dal 29 ottobre al 23 novembre 2015
Orario : dal lunedì al sabato dalle ore 9,30 alle ore 19,30, domenica dalle ore 9,30 alle ore14.00; chiuso il martedì
Info e Contatti : Tel 3202463087