Giovedì 20 agosto alle ore 12.00 presso la Chiesa del Carmine si scoprirà una targa dedicata ad Eleonora Pimentel Fonseca ed ai martiri della rivoluzione del 1799, alla presenza di Nino Daniele Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e dell’Avv. Gerardo Marotta Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. A Napoli l’opera riformatrice avviata da Carlo III e del ministro Bernardo Tanucci aveva dato in pochi anni apprezzabili risultati con l’abolizione del tribunale d’Inquisizione, il restringimento dei privilegi ecclesiastici, la soppressione di vari ordini religiosi, tra cui quello dei Gesuiti, e l’acquisizione dei loro beni al demanio statale, la limitazione delle giurisdizioni feudali. In questo nuovo clima rifioriscono gli studi scientifici, rinasce l’interesse per il diritto e la legislazione ed una rinnovata attenzione per i problemi di natura economica si manifesta concretamente con la istituzione nel 1754 di una cattedra universitaria di economia, la prima in Europa. A ricoprire l’incarico di insegnamento della nuova cattedra fu chiamato l’abate Antonio Genovesi (1713-1769), che nella stessa Università di Napoli aveva tenuto prima la cattedra di metafisica e poi quella di morale. Il pensiero filosofico di Genovesi risente fortemente delle idee illuministiche e particolarmente delle idee di Locke. Scrisse una Logica, le Meditazioni filosofiche, gli Elementi di fisica sperimentale, Diceosina ossia della filosofia del giusto e dell’onesto e le Lezioni di commercio ossia d’economia civile. In quest’ultima opera sono raccolte le lezioni di economia politica con le quali il Genovesi si proponeva di suggerire riforme immediatamente realizzabili e tali da sollevare le condizioni economiche delle popolazioni meridionali. A tal fine consiglia un moderato liberalismo nella politica agraria ed una forte incentivazione dei commerci e della industria grazie ad una politica protezionistica. Un particolare contributo alla diffusione delle idee illuministiche è fornito dalla Diceosina. In questa opera Genovesi si fa propugnatore dell’uguaglianza naturale di tutti gli uomini: L’uomo è sempre il medesimo in sostanza:ha sempre il medesimo principio e il medesimo fine, e i medesimi rapporti e bisogni;dunque la regola che il conduce a quel fine, regola nascente dalla sua essenza, è sempre la medesima. (Diceosina, I, 3, 16) .Questa “equalità naturale degli uomini” comporta un’uguaglianza di diritti e di doveri per tutti senza alcuna eccezione. Tutti, infatti, con la loro adesione esplicita o tacita al patto sociale originario su cui si regge la società, contribuiscono al benessere collettivo. Le differenze che i sostenitori della disuguaglianza naturale fra gli uomini ostentano continuamente non dipendono né dalla natura umana, né dal clima, ma solo dai “governiedallescuole”. La vera gloria non consiste, allora, nella conquista di imperi sterminati e nella oppressione dei popoli, ma nel rendere più felice la vita degli uomini, di tutti gli uomini: Quei che inventano l’arti, o i loro istromenti; quei che diedero le leggi e la sapienza ai popoli; quei che inventarono dei consigli da sollevare le nazioni dei mali fisici, o politici, questi solo sono i degni di esseri esti- mati gloriosi. L’opprimere un uomo non oltrepassa la forza del più vile insetto: a renderlo felice si richieggono delle grandi anime. Per me è sempre un piccolo ed un vile chi opprime un altro uomo.(Diceosina II, 8, 17) .Figura di non minore importanza nell’ambiente culturale napoletano fu l’abate Ferdinando Galiani (1728-1787). Come segretario d’Ambasciata visse a Parigi dal 1759 al 1769, dove si fece conoscere ed apprezzare per la sua vivacità intellettuale ed il suo carattere brioso. Nutrì interesse soprattutto per i problemi economici. Nei Dialoghi sul commercio dei grani giudicò le dottrine fisiocratiche superficiali, fantastiche ed incapaci di risolvere le difficoltà economiche. A suo avviso, infatti, è una semplice ingenuità supporre l’esistenza nella natura di un ordine razionale e credere che tutto funzionerà alla perfezione solo se si elimineranno dazi e dogane e si faciliterà in tal modo la circolazione delle merci. Nel trattato Della moneta attacca la tesi del mercantilismo secondo cui la ricchezza di una nazione consiste nelle riserve di metallo prezioso e cerca di chiarire ì concetti chiave dell’economia moderna come quelli di valore, di merce e danaro. La sua concezione filosofica è affidata alle Lettere scritte in francese. In modo asistematico, in queste lettere Galiani conduce una polemica contro gli atei e i difensori del principio della libertà del volere dell’uomo. La difesa dell’esistenza di Dio e del principio di necessità operante nella natura e nell’uomo sono direttamente collegati: se esistesse un solo essere libero nell’Universo, non esisterebbe più Dio, non ci sarebbero più legami fra gli esseri. L’uomo si spezzerebbe. E se l’uomo non fosse intimamente, essenzialmente, convinto sempre d’essere libero,la morale umana non andrebbec ome va! (Lettera a Madame d’Epinay, 23 novemb. 1771).L’uomo, pure quando scopre di non essere libero, al pari di ogni altro essere dell’universo, agisce però come se lo fosse, caricandosi in tal modo della responsabilità morale dei suoi atti. Un retaggio della cultura vichiana è presente nell’opera di Mario Pagano (1748-1799), professore di diritto criminale nell’Università di Napoli e vittima della repressione politica alla caduta della Repubblica Partenopea, il cui progetto di Costituzione aveva contribuito a stendere. Nel Saggi politici Pagano, più che al significato dei fatti storico-politici particolari, punta ad un loro inquadramento in una legge universale che si dispiega nel tempo al di sopra degli eventi contingenti, integrando questa specie di “storia ideale eterna” con un necessitarismo di tipo stoico: Gli uomini, le società e le cose tutte sviluppansi sempre colle mede-sime leggi e nel modo istesso. Quindi gli uomini e le società, che sono soggette al medesimo sviluppo a cui è ciascun uomo, come negli stessi punti di questo necessario e fatale corso s’incontrano, hanno l’istesse idee, se non quando vi pone differenza il diverso clima e certi particolari acci-denti che sono altresì compresi nella grande invariabile catena del tutto;ma che noi, per le angustie di nostra ragione, non possiamo a certi principi richiamare. (Saggi Politici, I, 1) Un rappresentante emblematico dell’illuminismo napoletano è Gaetano Filangieri (1752-1788). Nella sua opera, Scienza della legislazione, sulle orme di Montesquieu, esalta la capacità di rinnovamento implicita in una legislazione razionale e suggerisce riforme in ogni campo, dalla politica al costume, dalla religione al diritto, all’educazione. Solo in questo modo si può garantire ad ogni cittadino la conservazione della vita e la tranquillità:Ma l’uomo non può conservarsi senza mezzi, né può essere tran-quillo, se non è sicuro di non essere molestato. Possibilità, dunque, d’esi-stere e d’esistere con agio; libertà d’accrescere, migliorare e conservare la sua proprietà; facilità nell’acquisto dei generi necessari o utili per il comodo della vita; confidenza nel governo; confidenza nel magistrati; confidenza negli altri cittadini; sicurezza di non essere turbato, operando secondo il dettame delle leggi, questi sono i risultati del principio universale della conservazione e della tranquillità. Ogni parte della legislazione deve dun-que corrispondere ad uno di questi risultati. Ogni legge che non reca alla società uno di questi benefici è dunque inutile.(Scienza della legislazione, Piano rag. libro I).Soltanto una legislazione ispirata a questi principi sarà in grado di educare i cittadini ed avviarli alla felicità. Filangieri annette all’educazione un’importanza fondamentale nel piano del rinnovamento sociale e politico. I cittadini dovranno avere una educazione uniforme, impartita dallo stato ed ispirata alle leggi. Legislazione razionale universale ed istruzione pubblica sono i capisaldi di un grande progetto di rinnovamento della società che, talvolta e per alcuni versi, sfiora i confini dell’utopia. Ho voluto raccontare in questo articolo il pensiero della Rivoluziona Napoletana e in particolar modo dei suoi pensatori quali: Giovan Battista Vico, Gaetano Filangiri, Giuseppe Maria Galanti e tutti coloro che hanno raccolto questo pensiero da Eleornora Pimentel De Fonseca, Francesco Mario Pagano, Domenico Cirillo fino a Benedetto Croce, e a colui che ha dato vita all’Istituto Italiano per gli Studi Fiolosofici di Napoli Gerardo Marotta.