Chi ha visto la trilogia di Matrix avrà familiarità con queste parole di Morpheus, uno dei protagonisti, :
“Ti interessa sapere di che si tratta? Che cos’è? Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità. Sei uno schiavo, Neo. Come tutti gli altri, sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore. Una prigione per la tua mente. Nessuno di noi è in grado, purtroppo, di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos’è”.
Sebbene queste parole rievocano il noto Mito della Caverna di Platone, con queste parole Morpheus cercava di far capire a Neo, appena risvegliato dal mondo digitale quale è Matrix, che tutto ciò in cui aveva creduto fino a quel momento altro non era che finzione. Una riproduzione digitale e niente più, solo una rappresentazione, codificata con 0 e 1, della realtà.
Questo film seppur in chiave un po’ fantascientifica, è stato il primo ad arrivare al grande pubblico e ad avere un enorme successo mettendo al centro dell’attenzione i “rischi”, che oggi possono sembrare remoti, di alienare l’uomo dalla realtà ed immergerlo in una mera rappresentazione digitale della stessa.
Si pensi ai social network, Facebook, Twitter o altri servizi web come Street View. Essi sono essenziali oggi nella vita di tutti i giorni. Ci permettono di comunicare con persone lontane da noi all’istante, ci permettono di conoscere posti lontanissimi senza esserci mai stati. Tuttavia ci sfugge che la realtà non è quella che vediamo dietro uno schermo, o meglio, è solo una rappresentazione, digitale appunto, della stessa. Una rappresentazione non tangibile.
La domanda che ognuno dovrebbe porsi è : Cosa ci riserva il futuro ?, Come si evolveranno questi strumenti ?.
È possibile essere informati su un determinato evento e sulla vita di un artista o cantante di cui siamo fan. È la riproduzione digitale di ciò che poco più di 10 anni fa le persone facevano, ma uscendo di casa. L’Oculus Rift in mano a Facebook, cercherà proprio di immergerci in un ambiente completamente simulato e quanto più simile alla realtà. Premetto che io non sono contrario a questo approccio a prescindere, sono contrario però al sostituire la vita reale con quella simulata. È importante pertanto sensibilizzare e rendere consapevoli gli internauti dell’utilizzo che ne fanno. Sono già molti quelli che sono diventati automi da tastiera (e detto da un informatico come il sottoscritto dovrebbe far riflettere).
La mia intuizione è questa, e vedremo tra qualche anno se avrò ragione, :