Si inaugura sabato 27 giugno alle ore 18.00 la mostra di Felix Policastro Schiavi a cura di Marcello Francolini presso Cilento Outlet Village, Sala delle Esposizioni Fornace Falcone per la Cultura. La mostra si potrà visitare al 16 luglio 2015 questa mostra fa parte della rassegna “ MATERIE1”. Come ci dice Marcello Francolini nel suo testo critico : “Non presenterò qui l’artista Felix Policastro, d’altronde non sarebbe questo spazio fatto con poche battute sufficiente per tentare un esame dettagliato del suo lavoro.
Però possiamo tuttavia sfruttare questo limite per concentrarci sulle opere in mostra così da permetterci uno sguardo che dal particolare, dia luce al progetto complessivo che l’artista persegue. Quando ho incontrato Felix nella sua casa-studio e abbiamo parlato degli ultimi lavori, se ne stava là sulla parete questa strana croce. Croce scomoda è il nome di quest’opera. Uno dei bracci è disallineato facendo così vacillare la stabilità formale del simbolo. Potremmo dire che l’artista con un semplice accorgimento ottico de-costruisce la sicurezza dei nostri confini culturali. Una dis-ambiguità del religioso che parte da quel braccio mal allineato che distorce con un semplice calcolo un’icona che per la nostra cultura conserva una durevole identità, quasi marmorizzata nel tempo e che ora, nella visione di Policastro perde consistenza scivolando al di sotto dei nostri occhi come fosse materia liquida. Dietro la croce vi è un processo simbolico che prevede un passaggio immediato dalla visibilità e dalla concretezza dell’oggetto alle invisibili relazioni che comunitariamente condividono e garantiscono i valori, già solo per quel reciproco riconoscimento dell’immagine. I valori del cristianesimo fondati proprio su quella forma, che è poi la base della nostra cultura. Felix Policastro parte quindi dalla forma della croce latina: forma in cui la proporzione delle parti crea un’armoniosa stabilità, in cui la perpendicolarità degli assi fornisce un solido appiglio per l’occhio che osserva e in cui il processo geometrico-matematico tende già, di per sé, ad una dimensione altra. Si colloca al livello primigenio della materia in se stessa fornendo l’immediatezza della contemplazione. Di conseguenza tutto ciò non nasce da un esercizio puramente estetico, dietro la croce c’è la sofferenza carnale che è dell’uomo quanto di Dio. È il terreno in cui si incontrano i due termini, è luogo dunque della fede. Sulla croce è morto materialmente Cristo, sulla croce l’uomo si è disposto anch’esso oltre la morte, oltre quel limite della vita terrena visibile. La croce è una forma che tende all’invisibile, o meglio al Mistero.
Ecco dunque perché quest’opera non ci offre una semplice alterazione della forma geometrica della croce come puro gioco estetico. Dal momento che proprio la modifica intorno alla forma della croce permette una riflessione che, superando quella stessa forma e proprio a partire da quella ambiguità fenomenica creata, mette non tanto in discussione l’idea della chiesa o della fede ma le nostre relazioni di e con la comunità rispetto allo svilimento proprio di quei valori che dovrebbero qualificarla. Se tutto ciò è possibile leggerlo a partire dall’assenza dell’uomo, nella serie degli schiavi vi è un uomo che non è ancora o forse non lo è più. Le opere mi stanno davanti come un lutto isolato e come un urlo silenzioso. Nella pochezza dei tratti c’è tutta la lacerazione della carne, lo svilire del corpo costretto tra quattro assi di legno stipati in qualche dove e che lo trasporteranno in un ovunque migliore. Ma durante il viaggio questo corpo tende a svanire nell’ombra così come la composizione evapora verso il basso lasciando al nero il compito di attrarre l’osservatore in un “oltre possibile”. Qualcosa che è fuori dall’ordinario, come un andare senza un verso, un errare forzato. Un abisso. Credo che qui ci sia un sottilissimo gioco di specchi, nonostante l’artista voglia farci riflettere sul dramma della migrazione contemporanea, vuole porre tale visione anche però come riflesso della nostra condizione di uomini e donne della società occidentale, che pur vivendo nel tutto è possibile del “Yes we can” non vediamo che tutto questo possibile ci è sempre già imposto. Chi è oggi nella condizione di schiavitù? Sembra una delle possibili domande che al silenzio della visione ci pone tale opera, come del resto le altre. In conclusione, queste opere, sono a proposito dell’uomo, o meglio della sua condizione, della sua umanità. Tant’è che dell’uomo non v’è che qualche accenno di linee che curvando contornano delle forme in via di definizione. Una precarietà interiore che distorce il limite stesso del corpo che fatica ad affermare il proprio stare nel mondo. Questa consistenza greve svapora il corpo rendendolo passivo agli agenti esterni, perciò Schiavo di una società che lo volteggia e lo piroetta a suo piacimento”.
Biografia di Felix Policastro
nasce il 14 settembre 1961 sulla riva sud dell’Orinoco a Ciudada Bolivar in Venezuela, dove ha vissuto fino all’età di 11 anni. Vive e lavora nella piana del Vesuvio. La sua ricerca artistica è votata alla definizione del “progetto divino” e cioè il tentativo di instaurare un rapporto intellettuale tra l’uomo e la natura. Ha tenuto mostre in Italia, Belgio, Londra, Francia, Principato di Monaco, Miami, Sudafrica, Scozia, Iran, Atene. E’ presente dal 29 luglio 2011 al 15 gennaio 2012 alla 54 biennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi con una installazione dal titolo : “ posizione scomoda” – Una sua installazione è stata esposta nel quadriportico della teca diocesana durante la giornata del contemporaneo ottobre 2011 – Sue opere sono esposte: Museo Astronomico di Capodimonte a Napoli, a Palazzo Reale di Napoli, nella Quadreria di Palazzo di Governo a Caserta, nei giardini di Bomerano ad Agerola, Museo sperimentale de l’Aquila, artefuori a Saviano (NA), Museo materiali minimi di Paestum, nella Quadreria del Consolato Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Quadreria del Palazzo di Governo a Caserta, Biblioteca di Napoli, Lusciano, e Ostra, Museo della camicia, Alea a Savignano sul Rubicone, MIA Museo dell’Ippodromo di Agnano, e al Plart, Museo dell‘Arte e della Plastica a Napoli. Nel 1996 con l’amico Antonio Sgambati ha ideato la festa del merlo che ogni primavera si svolge a Saviano. E’ ideatore della testata “latte” nutre tutto ciò che fa rumore dispaccio di stampa minima in uscita quasi mensilmente liofilizzato senza zucchero – indicato come fertilizzante per terreni aridi.
Cilento Outlet Village – Spazio delle Esposizioni Fornace Falcone
s.s. 18 Eboli – Salerno
Felix Policastro in Schiavi
Dal 27 giugno 16 luglio 2015
Orari : Tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 21.00