A distanza di venti anni dall’uscita del fortunatissimo adattamento cinematografico, Silvio Orlando porta in scena “La scuola” in molti dei teatri italiani. Nella scorsa settimana è toccato alle sale campane, con una serie di spettacoli che hanno riguardato il Teatro Diana di Napoli, il Teatro La Provvidenza di Vallo Della Lucania, il Teatro Umberto di Nola, il Teatro Ricciardi di Capua ed il Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta. Incuriositi da tale possibilità, noi di PlanetMagazine.it abbiamo scelto la stupenda cornice del Ricciardi di Capua per gustarci la commedia che nel 1995 Daniele Luchetti portò sul grande schermo, dopo che nei precedenti fu interpretato nelle sale da un gruppo di attori eccezionali.
In un momento in cui il sistema scolastico sta riscontrando numerose problematiche, primo fra tutti il privilegio degli istituti privati rispetto a quelli pubblici, sembra quanto mai ‘azzeccato’ riportare in auge uno dei film più belli che riguardano il mondo dell’istruzione. Il testo di Domenico Starnone è lo stesso utilizzato per il film, un tema che è sempre di attualità, nonostante si tratti di epoche diverse. Dall’importanza del ruolo degli insegnanti alle problematiche strutturali che riguardano tanti plessi italiani, dall’educazione degli allievi fino all’incapacità di garantire livelli di apprendimento decenti e diffusi, ora come nel 1995 non è cambiato molto e la commedia ideata da Luchetti lo esprime senza giri di parole.
In un istituto tecnico ubicato nella periferia romana, i professori della IV B sono pronti per effettuare gli scrutini, a pochi giorni dalla conclusione dell’anno scolastico. Da normativa tale atto deve avvenire all’interno della sala insegnanti, ma a causa di un buco nel soffitto, la palestra assurge a tale ruolo in via straordinaria. Con personalità diverse, ogni insegnante si prepara a decidere in pochi istanti del futuro scolastico dei vari allievi. La visione romantica del professor Cozzolino, Silvio Orlando, contrasta con il cinismo del resto dei professori, fatta eccezione per l’insegnante di ragioneria, la Baccalauro interpretata da Marina Massironi. Con lei c’è un’affinità particolare, un legame che inizialmente nascosto, viene scoperto durante la gita scolastica e spiattellato tra le voci di corridoio più infamanti per una donna sposata.
Tanta falsità ed incoerenza in un corpo docenti che è composto dall’insegnate d’impiantistica, il Cerrotta, che non fa altro che pensare al suo secondo lavoro; l’insegnante di religione, Padre Mattozzi, continuamente denigrato per il suo cattivo odore; la prof. di Storia dell’Arte, la Rondanini, determinata più a raccogliere i punti per le raccolte dei succhi di frutta che per il resto ed infine l’insegnante di francese, il Mortillaro, ossessionato dal desiderio di vedere i propri alunni zappare la terra al motto di “la cultura e lo studio non sono per tutti”. Il ruolo di preside viene vestito da Roberto Citran, una figura che lascia aperta spesso la porta ad intrallazzi ed inciuci e che, peraltro, gode di una cultura alquanto limitata.
7 giugno 1991, il consiglio di classe si riunisce all’interno della palestra ed ognuno è obbligato ad indossare le scarpe di ginnastica per non rovinare il pavimento. Uno ad uno vengono esaminate le posizioni dei vari studenti, con Mortillaro che non approva l’aumento del voto per alcuni allievi. Il tempo scorre lentamente ma assume livelli secolari, quando si valuta la promozione di Cardini, un ragazzo abbastanza introverso che parla poco ed “esce dal letargo” solo quando imita il ronzio delle mosche. Il professor Cozzolino è l’unico, eccetto la Baccalauro, che vede in questo suo comportamento una sorta di arte ed in tutti i modi cerca di salvarlo da una bocciatura certa. Ma tutti si scontrano con la sua tesi, capitanati dalla frase emblematica di Mortillaro: “Se non boccio Cardini, chi devo bocciare io!”. Ma il Cozzolino insiste ed insieme alla Massironi imita anche lui il ronzio di una mosca, tanto da urlare nell’ultimo istante dello spettacolo, davanti all’ipocrisia ed alla riluttanza delle persone, una frase che mette a nudo il suo desiderio di cambiare: “Salvami Cardini”.