Si è inaugurata giovedì 12 marzo la mostra Anger prima personale di Francesca Grilli a cura di Umberto Di Marino presso La Galleria Umberto Di Marino. La mostra si potrà visitare fino al 12 maggio 2015. Le esperienza artistiche di Francesca Grilli , sono state considerate essenzialmente, come esperienze radicata nella funzione dello sguardo. Esiste in modo evidente un numero infinito di sguardi, differenti per motivazioni, intensità, finalità. Questo fa si che lo sguardo diventa il punto focale dell’essere umano. Attraverso lo sguardo noi possiamo capire ciò che succede intorno a noi, leggere lo stato d’animo delle persone, un quadro oppure una scultura, una fotografia, e come entrare nell’animo dell’artista ecco perché tra le filosofie più significative c’è senza, dubbio, l’approccio antropologico che Sartre ci propone nell’Essere e il nulla. E’vero che in quest’opera il fenomenologo disserta essenzialmente sullo “sguardo intersoggettivo”, ma ci si può chiedere se le tre caratteristiche di questo fenomeno siano alla base dell’essenza, dell’essere umano. Possiamo dire che Sartre ci insegna come viene vissuto, come un urto improvviso e lo sguardo diviene discontinuità. Lo sguardo di un altro essere umano ci provoca spesso irritazione,da un analisi approfondita possiamo dire che lo sguardo genera sentimento estetico . All’interno di questo paradigma sensoriale la psicologia di Descartes incarna in pieno la visione, occidentale classica visualità e ottica. Anche se Descartes mette in evidenzia un suo modo di vedere, che certamente dalle ultime scoperte fatte la vista, come l’udito, l’olfatto e il tatto fa parte della nostra sensorialità o percezione. Ritornando ad una visione di alta sperimentazione e ricerca ,di Francesca Grilli che cerca di tessere un dialogo poetico e artistico, dove il processo cognitivo ci conduce alla cosiddetta “ fase dell’abbandono”, descritta, come punto di arrivo della comprensione estetica, in cui gli effetti dell’immagine non sono più prevedibili dall’autore, ma parte dalle sensazioni che l’opera trasmette. E’il momento in cui l’osservatore, fatte proprie le informazioni storico-contenutistiche dell’opera, si abbandona al sentito e al percepito emozionale dell’arte. La parola ‘soglia’ possiede innumerevoli accezioni nella lingua italiana, da quelle applicabili in ambito simbolico, a quelle in campo edile, geografico, geologico e fisico, psicologico.
Dal punto di vista tecnico-scientifico, generalmente la soglia individua il valore che un determinato agente o una determinata grandezza deve raggiungere perché si produca un certo fenomeno. Allo stesso tempo in senso figurato indica il principio di qualcosa, il passaggio da uno stato all’altro, il transito tra due luoghi. Le azioni performative di Francesca Grilli abitano lo spazio immaginario della soglia, sono un costante anelito ad afferrare quel fragilissimo attimo in cui la decadenza, al massimo della sua espansione, contiene già in nuce la trasformazione. Sfidare i limiti fisici, perdurare, mettere alla prova la memoria, corrodere la materia sono tutti sforzi che hanno in comune l’atto di opporre resistenza ad una forza; l’estensione è fondamentale. Via via i corpi resistenti diventano sempre più ancestrali. Se all’inizio viene indagata con più insistenza la sfera personale, affettiva ed emozionale, poi è il corpo sociale con i suoi aspetti relazionali ad essere messo in discussione, fino a dissolversi nella materia. In un processo a ritroso costellato di riferimenti alchemici, la ricerca di questa forza primigenia trasporta verso un’arcaica cosmogonia. Ne’ Le origini del pensiero europeo, ad esempio, Onians sceglie il lessico per raggiungere le radici dell’essere, convinto che ogni parola adoperata dai nostri avi per descrivere la realtà, racchiuda in sé interi universi cosmologici. Quasi negli stessi anni, ad altre latitudini, l’etnologo francese Marcel Griaule conferisce dignità filosofica e culturale autonoma alle popolazioni dell’Africa centro-occidentale, studiando le origini profonde della simbologia dei Dogon, che assegna un’area emotiva del linguaggio ad ogni specifica parte del corpo. In occasione della mostra Anger presso la Galleria Umberto Di Marino, l’artista si sofferma soprattutto sui passaggi in cui la genesi della parola viene fatta risalire ai diversi organi interni. In particolare, per i Dogon, l’organo centrale risulta essere il fegato, attraverso il quale vengono veicolate tutte le emozioni, così come era stato intuito anche da Ippocrate alle origini della medicina occidentale. La rabbia, rappresentata dalla bile, diventa dunque il fulcro dell’indagine di Francesca Grilli in questo preciso momento storico, nell’attimo dell’esplosione come in quello successivo della dissoluzione. Attraverso le sperimentazioni a lungo condotte durante il periodo di residenza dell’artista a Roma presso American Academy in stretta collaborazione con l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, infatti, il trattamento delle lastre con bile e inchiostro, ovvero attraverso rabbia e parola, dà luogo ad inaspettate reazioni durante la fase d’immersione in acido. L’artista ricopre con la miscela dei due liquidi la lastra incisoria, che quindi resta impressionata negli interstizi esposti all’azione dell’acido. Ne emergono superfici specchianti, vere e proprie sculture ottenute per sottrazione, in cui lo spettatore osserva la propria immagine attraverso l’interferenza dell’interazione bile-inchiostro.
Francesca Grilli ribalta positivo e negativo del mezzo incisorio: la matrice dà luogo all’opera già completa in se stessa, mentre le stampe/mappe ottenute dal processo calcografico assumono valore documentario. La corrosione, in tal modo, riportata su carta, rivela imprevedibili paesaggi di altri mondi possibili, laddove la creazione può riprendere il suo ciclo. Ne sono testimonianza anche i frammenti di meteoriti all’interno del disco che introduce l’intero percorso espositivo a mo’ di oracolo. Ancora una volta ci troviamo davanti ad ulteriori paesaggi da mondi possibili, frammenti sonori e materici di corpi celesti sui quali sono state verificate condizioni di vita compatibili con quelle della Terra. Sulla scorta di un modello recuperato presso la Discoteca di Stato ora Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi, il disco enigma, supporto sonoro creato all’inizio del ‘900 con funzione commemorativa, contiene tre tracce concentriche. La sua particolare struttura non consente di prevedere quale brano verrà suonato nel momento in cui il pubblico viene invitato ad appoggiare la puntina sul vinile. La prima percezione sarà, dunque, quella di trovarsi di fronte ad un oggetto difettoso, ma la forza dirompente della natura riempirà poi lo spazio col suono di altrettanti fenomeni che testimoniano l’esplosione della potenza vitale e geo-fisica (un vulcano, un tornado, i ghiacci che implodono). Resta, però, il tentativo di domare la rabbia del creato grazie alla reiterazione dei Ching che ricercano ordine nel caos. Così come già per Fe2O3 Ossido ferrico presentato alla 55ma Biennale di Venezia, è nuovamente il suono, sempre presente nei lavori di Francesca Grilli, a permettere di raggiungere la soglia massima attraverso cui può avvenire la trasformazione. La dissoluzione della rabbia personale e collettiva è auspicabile, ma non è il fine ultimo: l’osservazione del processo non esclude alcuna possibilità del divenire.
Biografia di Francesca Grilli
Francesca Grilli è nata a Bologna nel 1978. vive e lavora tra Amsterdam e Bruxelles La sua ricerca esplora l’ambito del suono, nelle sue molteplici implicazioni espressive e percettive. Prediligendo il linguaggio performativo, i lavori muovono da elementi privati e personali per incontrare lo spazio d’azione dello spettatore, coinvolgendolo in un territorio incerto e perturbante. Nella sua ricerca si rintracciano infatti due aspetti centrali: il trattamento del suono in tutte le sue forme e registri, e lo spazio d’azione dello spettatore. Se il primo è un elemento linguistico dalle infinite possibilità di modulazione espressiva, il secondo è uno smisurato spazio di coinvolgimento fisico ed emotivo per lo spettatore.
La sua poetica si articola tramite video e performance, concentrando rispettivamente l’attenzione sulla complessità del racconto intimo e sulla ricerca di un’azione della massima intensità, coadiuvata dall’elemento sonoro, ritenuto dall’artista lo strumento più efficace per comunicare direttamente con l’inconscio personale e collettivo. Negli ultimi anni ha lavorato a lungo sul linguaggio, sulle sue metafore e suggestioni, come nella performance The conversation del 2010. La ricerca di un diverso grado di comunicazione, del tutto dematerializzato, a cavallo tra magia e rito, è invece l’elemento portante di numerose altre opere, tra le quali si ricorda Moth, 2009. Tra le personali di rilievo si segnalano quella alla Fondazione Del Monte di Bologna (2014), MACRO di Roma (2012) – risultato di un periodo di residenza svolto presso il museo – e The Conversation al MAMbo di Bologna (2010). Il suo lavoro è stato presentato in diverse sedi espositive in Italia e all’estero come American Academy, Roma (2015), Padiglione Italia alla 55. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (2013), Centre Pompidou di Parigi (2013), il MADRE di Napoli (2012), la Serpentine Gallery di Londra (2010), Manifesta7 a Bolzano (2008). Numerose le partecipazioni ai festival di performance: Drodesera Festival alla Centrale Fies di Trento, Mantica al Teatro Comandini di Cesena, DNA Romaeuropa Festival, UOVO Performing Art Festival a Milano e Santarcangelo dei Teatri di Rimini.
Galleria Umberto Di Marino
Via Alabardieri, 1
Anger di Francesca Grilli
dal 12 marzo al 12 maggio
Orari dal lunedì al sabato dalle ore 15.00 alle ore 20.00
Tel.: +39 081 0609318- +39 081 0609318
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