Si inaugura sabato 7 marzo alle ore 18.00 la mostra di Paolo Grassino “Magazzinoscuro” presso il MAC – Museo d’Arte Contemporanea di Lissone a cura di Alberto Zanchetta. La mostra si potrà visitare fino al 3 maggio 2015. Per la sua mostra al MAC di Lissone, Paolo Grassino ha deciso di inibire l’algido luminismo dei white cubes moderni, ha cioè stemperato l’evidenza architetturale per inoculare nelle proprie sculture il germe del dubbio. Drenate dai loro colori, le opere sono state ridipinte di un nero fumo che – alla maniera della caligine – sembra depositarsi sugli oggetti. Dello stesso avviso è anche l’allestimento della mostra, concepito come lo stoccaggio di un magazzino; i pallet, usati per trasportare le opere, diventano parte integrante dell’esposizione, elemento strutturale (dell’installazione) e allo stesso tempo destrutturante (per ciò che concerne lo spazio). Giocando sui pieni e i vuoti della scultura, sulle euforie e le disforie dell’esistenza, le cataste dei bancali permettono a Grassino di creare un dedalo in cui le opere vengono segregate all’interno dell’ambiente. La mostra costringe quindi lo spettatore a un’immersione nei meandri oscuri della quotidianità, ove affiorano presenze perturbanti; è il caso del grande teschio di tubi corrugati, emblema per eccellenza della fugacità terrena. L’ipertrofica testa di morto, che con le sue dimensioni rafforza il proprio monito escatologico, è simile a un intreccio gordiano, un inestricabile groviglio che allude alla freudiana pulsione di morte, così come alle sofferenze e alle debolezze umane. Dello stesso avviso sono anche alcune “larve” che, avviluppate su se stesse, ci appaiono indurite dalle fusioni in alluminio. Paolo Grassino ridefinisce l’architettura senza tuttavia voler occultare lo spazio: tutto resta visibile (tra le intercapedini dei pallet). Le barriere-trincee costruite con i bancali in legno servono a schermare la visuale, enfatizzando così il senso di smarrimento e di disagio che si effonde dalle sculture. Lungo il percorso è possibile incappare in quadrupedi mutilati o figure umane trafitte da oggetti che ne mettono in crisi l’identità; i materiali sintetici prelevati dalla realtà si inseriscono nell’anatomia umana/animale per mostrarci le ansie e le problematiche connesse alla società consumistica. Queste “presenze” sono come altrettanti pungoli/punti dolenti che sorgono dall’ombra, o forse dalle fobie, dai disagi e dai dilemmi che attanagliano la nostra vita.
Nel labirintico ordito dei pallet, le figure si sentono alienate ed emarginate, finanche accerchiate e intrappolate, impossibilitate a comunicare o a interagire con il mondo esterno. Accedendo al piano interrato del MAC, lo spettatore avrà la sensazione di sprofondare in un ipogeo, in quell’abisso che corre al nostro fianco, generando una vertigine che fa vacillare ogni nostra certezza. Non dobbiamo infatti dimenticare che le ansie e le paure sono ciò che ci permette di sentirci (più) vivi (che mai), apprezzando fino in fondo l’esistenza. Proprio per questo motivo, all’uscita del museo, lo spettatore troverà un cuore espiantato dal corpo che lo conteneva, con i ventricoli e le arterie recise in modo chirurgico; sottoforma di involucro inerte e inane, il muscolo cardiaco ci rammenta la necessità di una vita che pulsa e freme di continuo. Ancora e ancora.
Biografia di Paolo Grassino
Paolo Grassino, (Torino 1967) vive e lavora a Torino, con le sue opere propone una riflessione sulle derive della società attuale, sospesa sul crinale tra naturale e artificiale, tra precarietà e mutazione. Il suo lavoro è sopratutto una ricerca che recupera in pieno il senso della manualità: Lavorando con gomma sintetica, legno, polistirolo e cera ma anche con tecniche più avanzate quali fusioni in alluminio o calchi in cemento, porta le sue opere scultoree ad un alto grado di spettacolarità. Tra le esposizioni di maggior prestigio la recentissima mostra antologica al Castello di Rivalta (2010), la partecipazione alla mostra Essential Experience al museo RISO di Palermo, la mostra personale in Francia al Museo di Saint-Etienne nel 2008 e nello stesso anno l’invito alla XV Quadriennale d’Arte a Roma. Del 2005 è la grande installazione sulla facciata della Fondazione Palazzo Bricherasio a Torino, mentre nel 2000 la GAM di Torino gli dedica una mostra personale.
MAC – Museo d’Arte Contemporanea di Lissone
Magazzinoscuro di Paolo Grassino
dal 7 marzo al 3 maggio
Orari: dal Mercoledì al Venerdì dalle ore 10.00 alle 13.00 – Giovedì dalle 16.00 alle 23.00 – Sabato e Domenica dalle ore 10 alle 12.00 e 15.00-19.00