Per poter parlare di “donna” al giorno d’oggi, serve un’ accurata visualizzazione e studio del processo evolutivo sociale evidenziatosi nel corso della storia. Prima cosa da studiare, è la posizione della donna che ha rispetto al suo pari (o almeno così lo chiameremmo oggi) di sesso opposto. Se visualizziamo sul piano storico la posizione della donna rispetto all’uomo, possiamo constatare che essa è stata sempre o quasi, posta ad un livello più basso rispetto all’essere di sesso maschile. Ciò è dato dalla sua idealizzazione di madre e tutrice, dei discendenti della famiglia e di suo marito, colui che ha avuto, soprattutto in passato, potere decisionale e potere legislativo su di essa, perché considerata priva di vera forza fisica, più debole, fragile, e quindi anche psicologicamente meno forte, incapace di gestire grandi affari o semplicemente di accedere agli insegnamenti di professioni specifiche o imparare a leggere o a scrivere. In ogni caso, però, così come possiamo riscontrare differenze nell’odierno, rispetto al passato, sul conto della donna, ogni età storica ha avuto le sue figure femminili di spicco o un modo diverso di concepire il gentil sesso. Nei tempi più antichi, all’inizio dell’umanità, la donna era indirettamente concepita come un pezzo del processo di procreazione, con cui creare discendenti e con cui condividere un esistenza basata sulla ricerca di cibo e difesa del proprio territorio: essa, quindi, aveva doveri ben precisi, quasi “innati”, ossia il badare alla prole e raccogliere frutti per aiutare il proprio sostentamento e quello della famiglia. Nel corso del tempo però,la sua importanza viene caratterizzata molto dalle influenze culturali dei vari popoli creatisi: nell’antico Egitto abbiamo personaggi femminili di spicco, e pertanto questi non sono per niente sminuiti, come ad esempio Nefertiti, in quanto essa per un lungo periodo della sua vita, ebbe potere politico, insieme e alla pari del suo consorte; l’esempio antico per eccellenza di governo femminile a tutti gli effetti è Cleopatra, la quale regnò fino alla decadenza egiziana, intrattenendo rapporti politici con personaggi di spicco di Roma: Cesare e Marco Antonio. Roma, invece, considerava le sue donne più importanti, (anche se queste, non avevano diritto di voto e di proferire parola in alcuni ambiti) certamente più di quanto a parità di epoca storica, considerava la Grecia, dato che le donne greche erano esclusivamente strumento di procreazione per rifornire la poleis di nuovi futuri guerrieri, e per il resto vivevano sotto l’obbedienza e la repressione maschile. A Roma l’uomo era comunque considerato all’apice della politica e delle istituzioni. L’uomo politico che a volte, come nel caso di Catone il Censore, volendo far primeggiare il “mos maiorum” e quindi, riproponendo una visione ancor più antica della società romana, decise di provare a diminuire il ruolo di “matrona” allora affermatosi, ossia di signora con possedimenti e pertanto amministratrice di certe ricchezze; con ciò quindi, possiamo stabilire che la donna ha sempre avuto avversari e si è sempre dovuta scontrare con pregiudizi infondati. Ad esempio nel Medioevo l’importanza del gentil sesso presenta varie sfaccettature. Ricordiamo che la chiesa operando a suo detto per la fede in Dio, ha perseguitato gli “eretici” e soprattutto coloro che si macchiavano del reato di “stregoneria”; questo reato era quello maggiormente attribuito alle donne. Donne che anche in quest’ambito, comunque, erano indirizzate allo svolgimento di lavori casalinghi, affiancavano il proprio consorte nel lavoro dei campi se vivevano nell’ambito del piccolo contado; per quanto riguarda coloro che appartenevano alla fascia sociale medio-alta vi erano matrimoni combinati; in ogni caso la figura femminile era costretta all’obbedienza e alla vita quasi “monastica” (se volessimo definirla con un termine più moderno) sotto il controllo del proprio padre, fino allo sposalizio, da cui passavano sotto al controllo del proprio marito. Atti di tradimento da parte delle mogli o delle promesse spose, erano severamente puniti, perfino con la morte; cosa che non succede affatto, invece, per quanto riguarda gli uomini. La donna, dopo l’anno mille, soprattutto quella di ceto sociale più elevato, comincia ad avere però una certa importanza dal punto di vista sentimentale da parte dell’uomo: testimonianze illustri, ad esempio in letteratura italiana, sono le donne come Beatrice, per Dante o Laura per il pre-umanista Petrarca; e abbiamo una certa simpatia e un certo interesse per il sesso femminile da parte di un altro grande pre-umanista, quale Boccaccio, che vede la donna come “colei che soffre di più” e come rappresentazione dell’incontrastata forza dell’amore. Beatrice funge da tramite con Dio, Laura è colei che viene posta all’apice e quindi presenta per la prima volta un immenso potere su colui che l’ama, Petrarca; e Boccaccio decide di produrre qualcosa a favore delle donne, per deliziarle e allontanarle dalle pene amorose le quali sono più sentite da loro: dunque la donna non è superiore, ma più debole rispetto all’uomo, però, per la prima volta, rappresenta una creatura da preservare e aiutare.
Petrarca e Boccaccio con queste nuove considerazioni aprono le porte al romanticismo, nel quale la donna inizia ad assumere una certa importanza che confluisce in una sorta di sfida esistenziale che caratterizzerà di molto il rinascimento, fino ai giorni nostri. Essa, è comunque vincolata alla discendenza e al gradino sociale, in quanto più alto era il potere familiare e la dinastia da cui esse provenivano e più potevano avere possibilità di cimentarsi nei vari ambiti che fino alla fine del medioevo non erano presenti nemmeno nella loro immaginazione. Le correnti letterarie dal cinquecento in poi sono numerose e si differenziano tra stato e stato, ma la posizione femminile all’interno di queste ha un risvolto eccezionalmente positivo: esempio di spicco che mi ha molto colpito durante il romanticismo è Madame de Staël, la quale rappresenta un esempio lampante di progressiva emancipazione femminile all’interno della società letteraria di quel tempo, fondando salottino di discussione e ponendosi alla pari e talvolta superando il punto di vista dei rispettivi esponenti di diverse correnti letterarie più importanti di quel secolo. La sua preparazione ed il suo viaggiare l’hanno resa modello principale, insieme ad altre del tempo, di un risveglio del sesso femminile. Spostandoci verso l’odierno, la donna assume oltre che al modello di tutrice e curatrice della casa, anche quello di “uomo” in quanto durante il primo ed il secondo conflitto mondiale, gli uomini erano impegnati nella guerra e dunque lasciavano poderi e case; in questo modo inziò a confluire nelle mani delle donne anche il potere decisionale sulla loro vita e su quella dei propri figli: in questo ambito, la donna inizia ad essere più forte, più sicura di sé, in quanto obbligata a tirar fuori grinta e voglia di fare per riuscire anche solo a campare. Ma il caso per il quale si può dire che la donna inizia davvero l’ascesa per giungere allo stesso livello dell’uomo, in Italia, avvenne nel 31 gennaio 1945, quando venne emanato il decreto legislativo che conferiva il diritto di voto alle italiane che avessero almeno 21 anni (età allora che le dichiarava maggiorenni). Da quel momento in poi, (ma anche in varie occasioni prima di quella data) la donna è riuscita con le proprie forze a conquistarsi sempre più un pezzetto di potere sociale, che l’hanno portata a comparire in alcuni ambiti prima accessibili solo all’uomo, come ad esempio, all’ambito politico, medico, giudiziario e molto più recentemente l’hanno vista partecipe nelle forze dell’ordine (esercito,finanza,polizia,carabinieri….) e nell’ambito manageriale. Ma al giorno d’oggi sono ancora presenti forme di pregiudizio, che, attenzione, si instaurano non solo negli uomini rispetto alle donne, ma anche nelle donne rispetto agli uomini; pregiudizi che decretano nell’uno l’inferiorità rispetto all’altro, questione oggetto di numerosi dibattiti tra le due fazioni (femministe e maschilisti) che non avranno mai fine. Ma si può però dire per certo che la donna oramai ha raggiunto la quasi totale emancipazione, in quanto ella può accedere a qualsivoglia mansione e status sociale senza essere giudicata per il proprio sesso.