Si è inaugurata martedì 20 gennaio all’Institut Francais di Napoli la mostra dell’artista napoletana Mary Cinque Une idée de Paris- Un’idea di Parigi a cura di Chiara Reale e Lara Carbonara. In Tentativo di esaurimento di un luogo parigino, George Perec coglie il singolo momento, dando nuova sostanza ad oggetti e movimenti che nessuno nota. Mary Cinque, ispirandosi al testo dell’autore francese, osserva la gente comune muoversi e ne imprime i tratti, utilizzando il proprio mezzo di espressione: il disegno. Lasciandosi guidare dalle suggestioni degli scenari di Perec, senza forzatamente lottare contro i cliché dell’immaginario legati alla Francia e a Parigi, l’artista ritrae un mondo, quello della sua città, i cui confini si confondono volutamente con quelli dei luoghi e dei personaggi narrati da Perec. Il senso profondo del lavoro è amplificato dal supporto scelto: una grammatica francese per stranieri degli anni ’50, le cui regole divengono punti di partenza di un viaggio attraverso cui perdersi per percorre itinerari arbitrari e personali. Come ci dice Mary Cinque : “Tutto nasce grazie alla curatrice Lara Carbonara, che conosce e segue il mio lavoro, e che mi ha invitato a pensare di lavorare sulla base dello scritto di Perec Tentativo di esaurimento di un luogo parigino. Di questo autore avevo letto soltanto La vita istruzioni per l’uso, affascinata dal titolo e conquistata, poi, dalla sua scrittura, per cui sono stata ben lieta di confrontarmi di nuovo con la sua opera scritta, benché molto visuale, e mi sono messa subito al lavoro per creare un nuovo piccolo corpus di opere”. La casa editrice Marchese Editore all’origine del progetto è stata fondata nel 2009 da un gruppo di amici e studenti universitari di Napoli, guidati da un loro docente, con l’intento di riproporre nel panorama editoriale italiano un ‘esperienza che riaffermi la valente centrale della cultura libraria. Il progetto vuole proporre un ‘attività di promozione culturale che offra al pubblico editoriale svicolato dalle leggi del mercato, ma guidato da un principio che affermi la qualità. Georges Perec (Parigi, 7 marzo 1936 – Ivry-sur-Seine, 3 marzo 1982) scrittore francese membro dell’Oulipo, le cui opere sono basate sull’utilizzo di limitazioni formali, letterarie o matematiche. Suo padre Icek Perec (1909-1940) e sua madre Cyrla Szulewicz (1913-1943), entrambi ebrei d’origine polacca si sposano nel 1934. Georges Perec nasce la sera di sabato 7 marzo 1936 in una clinica parigina e passa la propria infanzia in rue Vilin nel quartiere di Ménilmontant.
Nel 1941 un treno della Croce Rossa lo porta verso Villard-de-Lans dove passa il resto della guerra con parte della famiglia paterna (il padre muore in guerra mentre la madre, deportata ad Auschwitz, non ne fa più ritorno). Torna a Parigi nel 1945 e viene adottato dalla sorella di suo padre, Esther Bienenfeld, e dal marito di quest’ultima.
Dal 1946 al 1954 compie i propri studi dapprima presso il liceo Claude Bernard e quindi al collegio Etampes. Comincia, nel 1949, la psicoterapia presso Françoise Dolto. Nel 1954, dopo un corso preparatorio al Liceo Enrico IV, comincia gli studi di storia, che abbandona però velocemente. Nel 1956 inizia la psicanalisi con Michel de M’Uzan. Dal 1958 al 1959 presta servizio militare come paracadutista a Pau (nei Pirenei francesi). Nel 1960 si sposa con Paulette Pétras e parte per Sfax (Tunisia) da dove torna l’anno seguente. Nel 1962 diventa documentarista (nel senso francese dato a questo termine: fr:documentaliste) in neurofisiologia presso il CNRS (Centre national de la recherche scientifique). Nel 1965 ottiene il “Premio Renaudot” per “Le cose” quindi, nel 1967, entra a far parte dell’Oulipo divenendone ben presto figura di spicco: «dell’Ou-Li-Po Perec era diventato il maggiore esponente, e si può dire che almeno due terzi della produzione del gruppo erano opera sua» (Italo Calvino, Ricordo di Georges Perec in “Perec, gnomo e cabalista”, 1982). Dal 1971 al 1975 è in psicanalisi da Jean-Baptiste Pontalis. Nel 1976 pubblica, settimanalmente, sul giornale “Le Point” una serie di parole crociate. Nel 1978 scrive “La vita, istruzioni per l’uso” e, in seguito al successo dell’opera, abbandona il posto al CNRS per dedicarsi completamente alla scrittura. Passa i seguenti sei anni della sua vita con la cineasta Catherine Binet. Muore di tumore ai polmoni il 3 marzo 1982 all’ospedale d’Ivry e viene sepolto nel cimitero parigino di Père Lachaise. Numerose seguono le pubblicazioni postume di romanzi e di raccolte di scritti.
Mary Cinque segue i corsi di pittura e decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, prima, e quella di Brera, poi. Nel 2006 una permanenza di tre mesi tra Philadelphia e New York (e una parentesi come art assistant di Jennifer Blazina, docente alla Drexel University) influenza fortemente il suo lavoro. Nel 2010 partecipa al workshop “Capturing the elusive here” tenuto dall’artista ispano-americano Isidro Blasco presso AreaOdeon a Monza e alla mostra Eruption presso la White box gallery di New York. Espone alla 54° Biennale d’arte di Venezia. Nel 2012 è segnalata dalla professoressa Ada Patrizia Fiorillo al Premio Bice Bugatti – Giovanni Segantini. E’ tra i finalisti del concorso Centro-Periferia 2014 di Federculture. La sua opera “Salon d’automne” è presente nel Museo di arte ambientale di Giffoni Sei Casali. Nel 2014 ha collaborato, con il collettivo olandese Company New Heroes, al progetto europeo Seismic sull’innovazione urbana e allo European Youth Exchange Babel a Turku (Finlandia).
Via Crispi 86,
Mary Cinque – Un’idea di Parigi (Une idée de Paris)
dal 20 gennaio al 14 febbraio 2015
info e contatti:
www.facebook.com/marycinqueart
www.marycinque.it
Giovanni Cardone