Dopo “Complici del silenzio” e “Gorbaciof” con Toni Servillo, è “neve” il titolo del nuovo film di Stefano Incerti, regista e sceneggiatore napoletano attualmente insegnante di cinematografia all’Accademia delle belle arti di Napoli.
Classificato da molti come un “noir” pur non rientrando precisamente nella definizione di questo genere, è la storia di Donato, un infermiere al carcere di Poggioreale che cerca di salvare la figlia affetta da una rara patologia genetica. Per farlo dovrà portarla in America dove sarà possibile curarla con una terapia sperimentale molto costosa. Donato lascia quindi la città dove vive e lavora per cercare in un paese di montagna, ciò che permetterà di riuscire nel suo intento. Osteggiato inconsapevolmente da una ragazza incontrata per caso e da lui aiutata, inizia una ricerca basata su pochi elementi suggeriti da un detenuto nel carcere dove presta servizio.
Costruito quasi come un giallo, il film vede Roberto de Francesco nei panni del protagonista. Notevole è la sua interpretazione in una vicenda di cui non sono resi immediatamente chiari alcuni passaggi logici, quasi come se elementi della storia restassero per troppo tempo nascosti agli occhi dello spettatore. Le ambientazioni corrispondono ai paesaggi innevati abruzzesi in cui il bianco delle immense distese di neve rappresenta un motivo ricorrente nel film.
Ospite al multisala “Duel” di Caserta grazie all’associazione “Caserta FilmLab”, il regista ha raccontato quanto sia stato difficile girare le esterne di “neve” presentato anche al festival del cinema di Courmayeur. Il freddo e la pericolosità del ghiaccio infatti, hanno comportato un infortunio del direttore alla fotografia durante le riprese. Da evidenziare anche il buon lavoro di montaggio che ha messo in stretta relazione scenari tipicamente invernali con i pochi interni girati a Napoli.
Tra i temi rappresentati, quello degli interessi personali a sfondo camorristico che si scontra con il tentativo di raggiungere uno scopo nobile oltre alla disperazione per la precarietà di un lavoro che non permette al protagonista di salvare una vita umana. Massimiliano Gallo è tra gli attori che hanno partecipato a questo film e sua è una parte simile a quella da lui interpretata in “Perez” di Edoardo de Angelis. Il finale aperto, contiene anche lo “spannung” e cioè il momento di massima tensione.