Nell’ambito di “Dicembre al Museo Filangieri”, organizzato dall’Associazione Salviamo il Museo Filangieri Onlus, nel primo incontro, giovedì 4 dicembre alle 18.00, l ‘architetto Sergio Attanasio terrà una conversazione dal titolo “Casa come me”, Villa Malaparte e i suoi misteri. Qualcuno ha detto, senza un buon committente non ci può essere un buon architetto. Sicuramente è il caso di Villa Malaparte. In questo progetto, almeno secondo la seria ricerca fatta da Marida Talamona, e pubblicata in “Casa Malaparte”, Clup, 1990 la villa è più Malaparte che Libera. Sebbene Adalberto Libera abbia steso le prime idee e abbia dato l’impostazione volumetrica con i primi schizzi del 1938, le invenzioni formali che la caratterizzano sono sicuramente di Curzio Malaparte. Significativa è un’immagine che ritrae Curzio Malaparte nel 1934 davanti alla scalinata della chiesa dell’Annunziata a Lipari, dove era in esilio. La scalinata dell’Annunziata è di fatto la scalinata che raccorda il parallelepipedo di Villa Malaparte con le rocce di Punta Masullo. Così gli schizzi sicuri e fermi di Libera, si contrappongono alle righe ingenue di Malaparte fatte sui disegni dell’architetto, dove per altro si intravede per entrambi la volontà di raccordare il quadrilungo alle rocce. Interessante sono alcune immagini della casa in costruzione, dove la scalinata sembra un settore di una cavea, con tanto di vomitorio centrale alla gradinata. Dunque un teatro che ha come frontescena le rupi di Punta Masullo. Il capomastro convinse di seguito Malaparte a chiudere il vomitorio in quanto in quegli anni non erano in grado di risolvere adeguatamente le problematiche delle infiltrazioni. Planimetricamente vi è un grande salto tra il primo disegno di Libera con quanto costruito. Il primo progetto diremmo oggi che era piuttosto scontato, ma tipico dell’organizzazione di un quadrilungo: corridoio laterale e locali in sequenza. Quanto costruito possiamo invece dire che è antico e non é tipologia del movimento moderno. Al primo piano si entra in un grande salone che occupa tutta la larghezza dell’edificio. Un camino monumentale con cappa curvata che raggiunge il soffitto è posto quasi centralmente sul lato maggiore e stabilisce le gerarchie dello spazio. Sul lato minore del soggiorno verso il mare, vi è, centralmente, l’accesso alla zona notte, dove tutto è organizzato con rigorosa simmetria. Lo studio di Malaparte, largo come la casa, è all’estremo del quadrilungo, ed è accessibile unicamente dalla camera da letto, la quale è posta in simmetria con la camera della “favorita”.
Particolarmente interessanti e suggestive sono le relazioni con il paesaggio. Oltre la prima, già descritta, dove vi è la metafora teatrale; vi sono quelle interne. Nel soggiorno, a lato del camino, vi è la finestra che inquadra i faraglioni che è a vetro unico ed é incorniciata con una vera cornice; come fosse un quadro. Il fondo del focolare del camino non ha una pietra ma un vetro e come sfondo i faraglioni; ci si chiede come poteva essere la visione dei picchi visti all’imbrunire attraverso le fiamme del camino. E da ultimo la finestra sul mare dello studio di Malaparte, dove la vista è priva di riferimenti terrestri e l’unica visione è il mare aperto. Villa Malaparte è antica anche nelle piccole cose, nelle piastrelle e nell’arredamento. Frammenti e pezzi di architettura classica popolano la casa e costituiscono parte dell’arredamento. Pezzi di colonne sono utilizzati quali basamenti dei tavoli e quali elementi sanitari. Il bagno è una alcova.In questo luogo inedificabile, dove oggi sarebbe impensabile costruire, Adalberto Libera e Curzio Malaparte, fondendo due modi di essere geni, sono riusciti a collocare magistralmente, sulla cresta della scogliera, un grosso parallelepipedo rosso e a costruire il luogo. Villa Malaparte a Capri è una casa razionalista forse solo dal punto di vista anagrafico, in quanto le invenzioni che la sostengono gli hanno fatto superare il suo tempo. L’architetto Sergio Attanasio , che da molti anni indaga sulla villa di Capri di Curzio Malaparte, racconterà, illustrandoli con fotografie, piantine e aneddoti, la nascita del cantiere, i motivi delle interruzioni dei lavori, i rapporti tra il proprietario e il suo architetto, e la vita della Villa fino alla sua attuale stagione. Parlerà del progettista, l’architetto romano Adalberto Libera, e del mistero-ipotesi, sostenuto da alcuni studiosi e dagli stessi discendenti dello scrittore, di quanto egli sia stato davvero più che “suggeritore” di soluzioni, effettivo collaboratore e co-progettista. Facendo riferimento ad “una copia del piano”, “rilievo postumo in scala 1/200″, contenuto nella rivista “L’Architettura” diretta da Bruno Zevi, del 1966, parlerà di alcuni suoi dubbi su quella definizione, per la disposizione di alcuni ambienti, per la mancanza nel disegno del grande camino del salone della villa, esistente ancor oggi, che ha il fondo di cristallo per lasciare intravedere dal mare il fuoco che arde nel camino, uno degli aspetti più caratteristici dell’originalissima villa del Malaparte. Oltre l’aspetto tipicamente architettonico la sua conversazione sarà ricca di narrazioni di episodi curiosi e divertenti. La villa è stata anche set di alcuni film, come “il disprezzo” di Godart con Brigitte Bardot e Michel Piccoli, tratto dal libro di Moravia e “la pelle” di Liliana Cavani con Marcello Mastroianni, tratto dal libro dello stesso Malaparte.
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