Per Roma Jazz Festival (martedì 18 novembre) Joe Lovano & Dave Douglas Quintet, ‘Sound Print’’, hanno suonato alla Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, il tempio della cultura realizzato da Renzo Piano dove si può ascoltare musica ‘in purezza’. Joe Lovano (la cui famiglia ha origini siciliane), fuoriclasse del sassofono, ha iniziato, praticamente da bambino, a suonare il sax imparando dal padre (‘Big T’ Lovano) e dai musicisti che passavano per Cleveland, come Dizzy Gillespie e James Moody. Attratto dalle sperimentazioni, ha frequentato la prestigiosa Berklee School of Music di Boston (che gli ha riconosciuto un dottorato honoris causa) e dove ha conosciuto John Scofield e Bill Frisell, con cui ha suonato. Nel 2011 ha celebrato i suoi 20 anni al Blue Note, durante i quali ha ricevuto alcune nomination ai Grammy, vincendo il primo nel 2000 per ‘Best Large Jazz Ensemble Album’, 52nd Street Themes, e nel 2001 è stato premiato come migliore musicista jazz dell’anno. Nel 2008 ha fatto parte, insieme a Dave Douglas (tromba), della nota formazione ‘SFJazzCollective’. Da allora è iniziato il loro omaggio al mito vivente del sax: Wayne Shorter, con nuovi arrangiamenti dei suoi brani più famosi insieme ad altri originali, che risentono comunque dello stile di quest’ultimo. Oggi i due musicisti hanno formato un gruppo stellare, con l’impeccabile Linda Oh al contrabbasso, l’elegante Lawrence Fields al piano e il mirabolante Joey Baron alla batteria. ‘Sound Prints’ è un tributo a Shorter (anche con il suo richiamo al classico ‘Footprints’) attraverso la rilettura dei suoi brani a cui ha collaborato lo stesso Shorter. L’ottantenne sassofonista, amante delle sperimentazioni e contaminazioni, è stato il leader negli anni ’70 dei leggendari ‘Weather Report’ e ha suonato, negli anni ’80, con Joni Mitchell e Santana.
Il quintetto, ”Sound Prints”, ha presentato in anteprima alcuni brani del prossimo album, la cui uscita è prevista nella prima parte del 2015. Lovano suona in perenne equilibrio tra tecnica controllata e libertà espressiva con cui sembra voler superare ogni volta i confini della tradizione. Il suo è un suono nitido, pulito, che entra in perfetta simbiosi con la tromba di Dave Douglas. L’affiatamento tra i due, consolidato da anni, è evidente sin dal primo brano, in cui sax e tromba sono una sola voce. Il primo assolo di Lovano elettrizza. I cambi di ritmo sono fluidi, impeccabili, il piano di Lawrence Fields è sofisticato e complesso.
I due brani del nuovo album convincono meno, forse per la novità e per una maggiore distanza dalla tradizione, emozionano meno il pubblico se non per l’assolo di Linda Oh che strappa un applauso convinto. A seguire, forse, il loro brano migliore: bello il dialogo tra contrabbasso e batteria, assolo virtuosistico di Lovano, Douglas impeccabile alla tromba e l’emozione sale quando sax e tromba si fondono. Musicisti di grande levatura che prediligono una musica complessa e sofisticata ma che non sempre ha emozionato il pubblico, che ha ottenuto un solo ‘bis’. Joe Lovano (A Love Supreme 50th Anniversary Joe Lovano/Chris Potter Quintet) suonerà ancora in Italia, per Umbria Jazz Winter #22 a Orvieto: il 28, 29, 30, 31dicembre e 1° gennaio (Teatro Mancinelli e Palazzo del Popolo, Sala 400, per info: www.umbriajazz.com ).