Sarà inaugurata sabato 22 novembre la mostra Lucio Amelio dalla Modern Art Agency alla genesi di Terrae Motus (1965-1982). Documenti, opere, una storia , a cura di Andrea Vilianii, comitato scientifico è formato da : Anna Amelio, Giuliana Amelio, Achille Bonito Oliva, Michele Bonuomo, Nino Longobardi, Giuseppe Morra, Paola Santamaria, Eduardo Santamaria, Angela Tecce. Una mostra dedicata a Lucio Amelio, in occasione dei vent’anni dalla sua scomparsa, per ripercorrere la storia di uno degli indiscutibili protagonisti della storia dell’arte contemporanea, che ha contribuito a rendere Napoli uno dei centri della ricerca e della riflessione artistica degli ultimi decenni a livello nazionale e internazionale. In mostra saranno esposti, oltre a una vasta selezione di opere, anche un esteso e articolato corpus di documenti storici, spesso inediti, provenienti dall’Archivio Amelio. Lucio Amelio classe 1931, napoletano doc, nato in via dei Tribunali, Lucio Amelio è stato il più grande gallerista e mercante d’arte italiano di fama internazionale; ma nonostante il successo non abbandonò mai la sua città, anzi la scosse. Roberto Ciuni in merito ha scritto: «Amelio seppe ricoprire sia il ruolo di mercante avventuroso, sia il ruolo di animatore, avendo il coraggio di farlo in una città fatalista, oggi esaltata e domani depressa, portata al pessimismo. Remando controcorrente in maniera spericolata, vinse la scommessa, all’apparenza impossibile, di risollevare l’immagine di Napoli – culturalmente parlando – dall’abbattimento cui era caduta». Nell’ottobre del 1965 aprì la sua prima galleria, la Modern Art Agency al Parco Margherita, esponendo da subito nuovi talenti, e rinunciando a un’arte commerciale in favore di un’arte povera, e così le opere delle mostre che allestiva spesse volte non erano in vendita. L’ascesa fu repentina, nel 1969 la galleria traslocò in Piazza dei Martiri 58 e nel 1971 Amelio divenne rappresentante degli espositori italiani presso il Comitato dell’Ente Fiera di Basilea, mantenendo l’incarico per tutta la vita. Nello stesso anno conobbe Joseph Beuys, l’artista tedesco che si rifiutava di collaborare ed esporre negli Stati Uniti, il sodalizio si mostrò immediatamente solido. Le mostre divennero sempre più frenetiche: Beuys, Cy Towmbly, Rauschenberg, Alberto Burri, Kounellis, Gilbert&George, e la lista potrebbe continuare.
Michele Buonuomo ha sottolineato: «In una città in perenne ritardo sulla modernità e presuntuosamente chiusa in se stessa, Amelio rompe l’incantesimo oppiato che annebbia la città e crea sconquasso, mostrando per la prima volta, e di prima mano, i lavori di strani e nuovi protagonisti». Nel decennale della fondazione della sua galleria Amelio tramutò il nome da Modern Art Agency in Galleria Lucio Amelio, l’affermazione internazionale era ormai indiscutibile e la galleria rappresentava sempre più un luogo d’avanguardia. Ma Lucio Amelio voleva che l’intera sua città fosse un posto d’avanguardia e così nell’aprile del 1980 riuscì a far incontrare Joseph Beuys e Andy Warhol, i rappresentanti per antonomasia di due culture, quell’europea e quell’americana, che fino ad allora avevano evitato di confrontarsi; Piazza dei Martiri si paralizzò, vi giunsero quasi cinquemila persone. Ancora Buonuomo ha scritto: «un incontro così dirompente avviene a Napoli, luogo magmatico ed estremo, assurdo e contraddittorio, ma anche territorio magico dove gli opposti avrebbero generato ancora una nuova energia. E l’artefice di quest’impensabile alchimia può essere solo Lucio Amelio, che per quell’evento esprime al massimo la sua sulfurea capacità di tenere insieme mondi, storie e uomini per tanti versi impossibili». Nel novembre di quello stesso 1980 Napoli fu travolta da un terremoto che durò ben 90 secondi, vi furono 2914 morti e oltre 8000 feriti. Ma anche da questa tragedia, da uno stato d’emergenza inatteso e inaudito Amelio continuò a produrre arte; Francesco Durante ha scritto: «Il terremoto ha un suo obliquo charme, viene vissuto come un grande acceleratore universale […] ha il valore simbolico di un sommovimento capace di scuotere prima di tutto le coscienze spazzando via le scorie di un passato opprimente». La sera stessa del terremoto Lucio Amelio visitò i luoghi della tragedia e invitò amici artisti a creare opere ispirate al nefasto evento, nacque così la collezione Terrae Motus. Nino Longobardi fece da apripista, ma nel corso di un decennio Amelio riuscì a coinvolgere più di 60 artisti da Beuys a Warhol, a Keith Haring a Miquel Barcelò. Il gallerista napoletano dichiarò che la collezione voleva essere una “macchina per creare un terremoto continuo”, si potrebbe dire un terremoto dell’anima che non doveva cessare mai di evolversi. La prima esposizione della collezione ebbe luogo a Boston nel 1983, seguita subito da Ercolano a Villa Campolieto, per arrivare nel 1987 al Grand Palais di Parigi con 65 opere. Parallelamente Piazza dei Martiri ospitava Mapplethorpe, Haring, Boetti e Warhol esponeva i suoi Vesuvius a Capodimonte. Amelio era sempre l’ideatore instancabile e inesauribile di queste iniziative.
Lucio Amelio è morto prematuramente nel 1994, la sua collezione Terrae motus dal 1992 è una permanente visibile alla Reggia di Caserta, negli anni la collezione ha trovato sempre sostenitori che vi hanno aderito rispettando lo spirito del grande gallerista. Dopo venti anni Napoli sente ancora forte la mancanza di Lucio Amelio, della sua inventiva, del suo inestinguibile spirito d’iniziativa, della sua audacia. Napoli che vive purtroppo e ancora periodi bui avrebbe tuttora bisogno della persona e della personalità dirompente di Amelio; ciò che possiamo fare è ispirarci a lui per non smettere mai di produrre cultura.
Museo Madre – Napoli
Lucio Amelio. Dalla Modern Art Agency alla genesi
di Terrae Motus (1965-1982) Documenti, opere, una storia
Via Settembrini 79, 80139 Napoli
+39.081.193.13.016
info@madrenapoli.it
dal 22 novembre 2014 al 9 marzo 2015
Opening: 21 novembre 2014 ore 19.00
Orari : Lunedì / Sabato 10.00 – 19.30
Domenica 10.00 – 20.00 – Martedì chiuso