Still Alice, di Richard Glatzer e Wash Westmoreland (compagni di vita e di lavoro), film drammatico ma mai patetico, ha conquistato e commosso critica e pubblico grazie ai suoi pregi. Porta alla ribalta un problema sommerso come l’Alzheimer, di cui sono affetti quarantaquattro milioni di persone nel mondo (stima ufficiale, forse il numero dei malati non dichiarati è maggiore). Una Julianne Moore da Oscar (ha recitato già con Altman, Todd Haynes, Cronenberg) interpreta una famosa professoressa universitaria di linguistica, con una famiglia affettuosa intorno, che inizia ad avere cedimenti di memoria e forme di spaesamento spaziale che la portano a ritirarsi a poco a poco dall’insegnamento universitario e dalla vita sociale in cui si sente a disagio. Una donna colta e intelligente che non si arrende alla malattia e lotta con tutte le sue forze, e numerosi espedienti, per rimanere attaccata a tutto quello che ha costruito in una vita, fino a partecipare alla conferenza sull’Alzheimer in cui legge il suo intervento. La recitazione evanescente di Julianne Moore, inquadrata sempre in primo piano evitando il controcampo nei dialoghi, è così convincente da avere tutta l’attenzione e la compassione del pubblico. In penombra il bravo Alec Baldwin, marito affettuoso ma che proiettato nel suo lavoro non riesce a stare accanto alla moglie che necessita, con il passare del tempo, di una presenza sempre maggiore delegata alla figlia ribelle: una Kristen Stewart sorprendente. Wash Westmoreland, dopo essere uscito dalla setta religiosa ‘i bambini di Dio’, si laurea in lingua giapponese e si trasferisce a Los Angeles per lavorare nel cinema. Dirige raffinati film porno gay con il nome di Wash West, dei veri e propri cult che vengono distribuiti anche in versione softcore, poi passa ai documentari e diventa uno dei protagonisti del cinema indipendente. Insieme a Richard Glatzer, scrive e dirige Non è peccato – La quinceañera, con cui si aggiudica il premio come miglior film e quello del pubblico al Sundance Film Festival 2006.
Vale la pena segnalare la serie tv The Knick dell’acclamato Steven Soderbergh, un ‘medical drama’ in 10 episodi in programma, dall’11 novembre in prima serata, in esclusiva su Sky Atlantic HD (il meglio del panorama seriale televisivo). È il primo lavoro, dopo l’annuncio del suo ritiro dal mondo del cinema, del regista premio Oscar per Traffic e Palma d’Oro 1989 a Cannes per il suo indimenticabile film d’esordio, Sesso, bugie e videotape. Racconta le vicende di John Thackery, brillante e spregiudicato chirurgo cocainomane dell’ospedale Knickerbocker, frequentato da poveri e immigrati, nella New York dei primi del Novecento. Il film, in costume, è ispirato alla vita del chirurgo americano William Stewart Halstead che insegue il progresso senza scrupoli. Protagonista della serie, nei panni del dr. Thackery, sempre alla ricerca di innovative soluzioni in un secolo in cui la cocaina era considerata una medicina, è Clive Owen, che traccia, tra crude scene di sale operatorie, la storia della medicina e del nuovo secolo. Gli ambienti sono abilmente ricostruiti da Howard Cummings, le operazioni, senza esclusione di budella, sono riprese con telecamera a spalla per inquadrare meglio i dettagli anatomici. Si consiglia una cena leggera.
Il Trailer:
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