Nel contesto napoletano, sempre più stressante e difficile per gli artisti ed uomini di cultura , il desiderio di trovare un “luogo”, mentale e fisico, dove ritrovare insieme benessere e serenità discutendo e confrontandosi. Uno di questi è il PAN – Palazzo delle Arti di Napoli dove si è inaugurato mercoledì 18 settembre l’evento Napoli Per Gabo. Partendo proprio dalla grande capacità di creare e ricreare immagini di Marquez, l’associazione TempoLibero da un’idea di Clorinda Irace, Tony Stefanucci ed Alexandra Abbate: ricordare il grande scrittore colombiano con un grande rito corale rivolto a tutta la città. Sono stati coinvolti artisti rappresentanti di diverse stagioni dell’arte napoletana, dall’Avanguardia degli anni Sessanta alle generazioni più recenti chiedendo loro di interpretare personaggi del noto scrittore colombiano, premio Nobel per la letteratura. Allo stesso modo, sono stati invitati attori napoletani di diverse generazioni e diverso stile chiedendo loro di leggere pagine dello scrittore e musicisti perché arricchissero l’evento con le loro note. I commenti critici sono stati affidati ad una esperta di letteratura latinoamericana, ad una scrittrice di fiabe, ad un giornalista. E al sindaco De Magistris con l’assessore alla cultura Nino Daniele, perché rappresentino l’intera città, è stato chiesto di aprire le letture dell’opera di Gabo. Tanto è vero che l’Assessore alla Cultura Nino Daniele ci dice : “ Siamo contenti aver promosso questo grande evento di arte e cultura e nel contempo ricordare una delle più grande figure della cultura internazionale che ha lasciato in tutti noi l’amore per l’animo umano “. Gli autori dei migliori commenti saranno invitati a leggere il proprio testo durante il finissage che si concluderà il 28 settembre con l’esibizione del Coro della Pietrasanta diretto dal Maestro Rosario Peluso e con le letture dei soci di TempoLibero e dei cittadini che vorranno intervenire. TempoLibero è un’associazione senza scopi di lucro il cui gruppo fondatore si è ritrovato intorno alla passione per la cultura, l’arte, ma anche intorno al piacere di stare insieme e di dare forma a quelle ore libere dal lavoro e dalla famiglia che, proprio perché poche, hanno bisogno di essere organizzate in un programma compiuto.
I soci sono accolti in un clima cooperativo e democratico in cui le idee di ciascuno sono utili ad ampliare gli orizzonti del gruppo. Una costante dialettica anima il sodalizio che dedica la propria attenzione a tematiche importanti: l’ambiente, le donne,i giovani, l’acqua sono stati i temi intorno a cui il gruppo si è ritrovato animando manifestazioni, eventi, percorsi per la scuola. Gabriel Garcia Marquez nasce il 6 marzo 1927 ad Aracataca, piccolo villaggio fluviale della Colombia. Figlio di Gabriel Eligio García, di professione telegrafista, e di Luisa Santiaga Márquez Iguarán, viene cresciuto nella città caraibica di Santa Marta (a circa 80 chilometri dal suo paese natale), allevato dai nonni (il colonnello Nicolás Márquez e la moglie Tranquilina Iguarán). Dopo la morte del nonno (1936) si trasferisce a Barranquilla dove inizia gli studi. Frequenta il Colegio San José e il Colegio Liceo de Zipaquirá, dove si diploma nel 1946. Nel 1947 inizia i suoi studi all’Universidad Nacional de Colombia di Bogotà; frequenta la facoltà di giurisprudenza e scienze politiche, e nello stesso anno pubblica il suo primo racconto “La tercera resignacion” sulla rivista “El Espectator”. Presto abbandona lo studio di quelle materie che non lo affascinano.In seguito alla chiusura dell’Università Nazionale, nel 1948 si trasferisce a Cartagena dove inizia a lavorare come giornalista per “El Universal”.
Nel frattempo collabora con altri giornali e riviste sia americane che europee. Si lega ad un gruppo di giovani scrittori dediti alla lettura dei romanzi di autori quali Faulkner, Kafka e Virginia Woolf. Torna a Bogotà nel 1954 come giornalista de “El Espectador”; in questo periodo pubblica il racconto “Foglie morte”. L’anno successivo risiede a Roma per alcuni mesi: qui segue dei corsi di regia, prima di trasferirsi a Parigi. Sposa Mercedes Barcha nel 1958, la quale dà presto alla luce due figli, Rodrigo (nato a Bogotá nel 1959) e Gonzalo (nato in Messico nel 1962). Dopo l’ascesa al potere di Fidel Castro, visita Cuba; inizia una collaborazione professionale con l’agenzia “Prensa latina” (prima è a Bogotà, poi a New York) fondata dallo stesso Castro. Le continue minacce della CIA e degli esuli cubani lo inducono a trasferirsi in Messico. A Città del Messico (dove Garcia Marquez risiede stabilmente dal 1976) scrive il suo primo libro “I funerali della Mama Grande” (1962) che contiene anche “Nessuno scrive al colonnello”, lavori con i quali si comincia a delineare il fantastico mondo di Macondo, paese immaginario che deve il suo nome ad una zona vicino al paese di origine di Gabriel Garcia Marquez, dove erano presenti molti vigneti che l’autore poteva vedere in treno durante i suoi viaggi. Nel 1967 pubblica uno dei suoi romanzi più noti, che lo consacrerà come uno dei più grandi scrittori del secolo: “Cent’anni di solitudine“, romanzo che narra le vicende della famiglia Buendía a Macondo. L’opera è considerata la massima espressione del cosiddetto realismo magico. Seguono “L’autunno del patriarca”, “Cronaca di una morte annunciata”, “L’amore ai tempi del colera”: nel 1982 gli viene assegnato il Premio Nobel per la Letteratura. Nel 2001 è colpito da cancro linfatico. Nel 2002 pubblica comunque la prima parte di “Vivere per raccontarla”, la sua autobiografia. Vince la sua battaglia contro il cancro e nel 2005 torna alla narrativa pubblicando il romanzo “Memoria delle mie puttane tristi” (2004), il suo ultimo romanzo. Ricoverato per l’aggravarsi di una grave polmonite nella clinica Salvador Zubiran in Messico, Gabriel García Márquez muore il giorno 17 aprile 2014, all’età di 87 anni. Si sono potute ammirare , le opere di Anna e Rosaria Corcione, Chiara Corvino, Maria Pia Daidone, Mathelda Balatresi, Gerardo Di Fiore, Rosaria Iazzetta, Rosaria Matarese, Rosa Panaro, Giuseppe Pirozzi, Maria Racana, Carmine Rezzuti, Clara Rezzuti, Quintino Scolavino, Tony Stefanucci, Ernesto Terlizzi e Carla Viparelli. Si sono ispirati a Marquez-persona Terlizzi, Pirozzi, Daidone, Stefanucci riprendendo dettagli personalissimi delle opere di Marquez; si è ispirata a “Cronaca di una morte annunciata” Clara Rezzuti che ha pensato ad Angela Vicario. Carla Viparelli un’opera dal titolo emblematico: “Il primo della stirpe è legato a un albero e l’ultimo se lo stanno mangiando le formiche”, la profezia di Melquaides. «Infinito», A.e R. Corcione Non poteva infatti mancare “Cent’anni di solitudine” che ha ispirato anche Rosa Panaro, Maria Racana e Mathelda Balatresi che presenta un ritratto di Remedios La Bella.
Mentre l’opera “L’infinito” di Anna e Rosaria Corcione lega invece il sentimento della “circolarità del tempo”, dall’intuizione di Marquez, ad un cuore che resta quasi nascosto come per pudore e come un Dna inalienabile, una “catena di cuori” (gli uomini e le donne di Marquez) “colma l’infinito” di anime. Chiara Corvino facendo come sempre ricorso a materiali naturali, si è ispirata pure a Macondo. Quintino Scolavino con l’opera il musicante ripropone uno dei temi cari a Marquez presente in molti romanzi e nell’autobiografia “Vivere per raccontarla”. Si è ispirata a “L’amore ai tempi del colera” Rosaria Iazzetta che cita una frase del libro in cui si allude alla nascita ed espone una camicia da parto e strumenti chirurgici. Si sono ispirati invece a “Dell’amore e altri demoni” Carmine Rezzuti, che ha proposto l’immagine della giovane donna con i capelli rossi, come Gerardo Di Fiore nella sua scultura. La suggestione della protagonista ritorna anche nel video di Miria Paparo Philomarino che sarà presentato in apertura della mostra. Il concerto serale invece è affidato alle romantiche sonorità latine di Sasà Mendoza. Marquez amava dire “La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”.